di Giovanni Elia
SIENA. Quasi un secolo fa un senatore americano commentò lo stato dell'informazione pubblica sulla prima guerra mondiale definendo la verità come "la prima vittima di ogni guerra". E oggigiorno, nonostante la marea di informazioni che ci arriva addosso volenti o nolenti, pare proprio che la situazione non sia cambiata di molto. Se ne è discusso quest'oggi a Siena, in una giornata di studio promossa dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell'Università diSiena, assieme ad alcuni dei protagonisti di questo flusso informativo – vale a dire i giornalisti che contribuiscono a crearlo. Alberto Negri del Sole 24 Ore, intervenuto assieme alla freelance BarbaraSchiavulli, ha avuto parole sconfortate al riguardo: "Oggi noi giornalisti siamo solo piccoli protagonisti della comunicazione dei conflitti, al massimo siamo dei viaggiatori: gli inviati sonosecondari nel mondo dell'informazione, perché innanzitutto costano e sono troppo poco controllabili. Inoltre," ha poi aggiunto riferendosi al trionfo dell'opinione sul racconto dei fatti, "al giorno d'oggi è soprattutto insopportabile la sicumera di chi ha il potere di dirti cosa devi pensare, magari su cose di cui non ha neanche delle vere conoscenze. I veri protagonisti sono quelli che i conflitti li subiscono; e mi pare fuori discussione che oggi la loro storia venga in fondo a tutte le altre".
Dello stesso avviso si è poi detta Schiavulli, che ha sottolineato anch'essa come l'inviato come specie lavorativa stia facendo la fine del dodo, per poi descrivere i suoi ferri del mestiere. "Essendo una freelance non ho le stesse limitazioni dei giornalisti con un direttore a cui rendere conto, ma di certo ho molti meno vantaggi. I flusso dell'informazione però oggi non vede le voci sul campo come
primarie, anzi: durante uno dei miei viaggi in Iraq mi trovavo a nella Najaf sotto assedio degli americani per un'intervista, e mentre stavo andando via sentii gli scontri a fuoco riprendere. Si era rotta la tregua: in quel momento mi chiamò un'agenzia radiofonica alla quale detti subito la notizia, ma dall'altra parte mi si disse che forse non era vero perché l'Ansa non aveva battuto un'agenzia su quello. Per convincerli dovetti chiamare io l'Ansa e dare loro la notizia, e solo a quel punto si convinsero che era vero!". Alla platea di studenti, infine, Schiavulli ha dedicato un consiglio senza appello: "Se volete fare questo mestiere, bene: correte all'estero".
Entrambi i giornalisti hanno poi lamentato lo scarso interesse della stampa italiana sulle faccende estere quando non hanno una immediata ricaduta politica interna: come si è chiesto retoricamente Negri, "pensate che si scriverebbe di Afghanistan a questo livello se non avessimo truppe stanziate li, il che è un fatto politico? Guardate quanto si scrive di Iraq ora che non siamo più li: attentato, cento morti? Una breve, non di più".
E passiamo allo sport, verrebbe da aggiungere altrettanto amaramente.
E passiamo allo sport, verrebbe da aggiungere altrettanto amaramente.