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Di recente i militari della Compagnia, coordinati dal Comando Provinciale, hanno portato a termine accertamenti fiscali a vasto raggio nei confronti di un’impresa edile, recuperando a tassazione oltre sei milioni di euro di redditi non dichiarati al fisco.
Tre le persone denunciate all’Autorità giudiziaria per reati tributari.
I responsabili, in concorso fra loro, hanno occultato e distrutto scritture contabili di primaria importanza, presentato un’infedele dichiarazione ai fini dell’imposizione diretta e indiretta, oltre ad aver trasferito fraudolentemente la proprietà di vari immobili in società del gruppo senza però eseguire alcuna vendita effettiva dei beni.
Il servizio nasce da un’intensa attività d’intelligence in materia di sommerso d’azienda nella quale sono state censite in modo sistematico e selettivo decine e decine di riviste di settore inerenti alle vendite immobiliari. Durante tale percorso di analisi investigativa dei dati acquisiti la società è subito balzata all’attenzione dei finanzieri per l’evidente sproporzione relativa ai prezzi di vendita dei vari interventi immobiliari realizzati su Siena, Poggibonsi, Sovicille e Monteriggioni.
L’intuizione ha presto trovato conferma nell’aver scoperto un vero e proprio meccanismo truffaldino, in cui in più di un caso è stato riscontrato che la società stipulava contratti preliminari di vendita con i clienti pretendendo, tramite canali bancari, delle cospicue caparre per diverse centinaia di migliaia di Euro, versate su conti correnti paralleli nella disponibilità dei soci. Successivamente gli immobili venivano ceduti a società facenti capo agli amministratori o ad altre società a loro riconducibili, con il risultato finale che il malcapitati avventori perdevano il denaro versato in via anticipata.
La certosina opera di ricostruzione è passata attraverso l’acquisizione ed analisi degli atti di compravendita registrati, poi comparati sia con i valori normali dell’O.M.I.(Osservatorio del Mercato Immobiliare) forniti dall’Agenzia del territorio che con i prezzi pubblicizzati dai mass media del settore. Il tutto in linea con la novella normativa introdotta dalla “riforma Visco-Bersani”, modificata da normativa comunitaria, concernente il nuovo ruolo probatorio impresso al criterio del “valore normale” (presunzione legale relativa).
In concreto tale normativa consente, fra l’altro, di attualizzare il valore di vendita degli immobili in base ai prezzi medi praticati nella zona d’interesse, ai costi sostenuti per la loro realizzazione oltre ad un margine di guadagno.
L’intervento della Guardia di Finanza è stato più che mai tempestivo in quanto la società, che si avvaleva della figura di un prestanome come amministratore unico, stava già individuando nuovi escamotage per truffare lo Stato ed i propri creditori tentando di realizzare un’operazione societaria straordinaria di fusione per incorporazione transfrontaliera.
Tutto questo, molto probabilmente, sarebbe servito a dirottare il capitale e le risorse patrimoniali accumulate nel tempo verso una società di diritto rumeno, al fine di ostacolare ogni tentativo di ricostruire i redditi maturati, allontanare ogni forma di responsabilità diretta verso i creditori, fino a raggiungere l’obiettivo finale di frodare il fisco italiano senza troppi scrupoli.