20 giorni per pagare il Consorzio di bonifica, sennò...
SIENA. Ha 20 giorni di tempo per pagare la cartella esattoriale di Equitalia, dopodiché parte la procedura del fermo amministrativo di un veicolo della sua azienda agricola. E’ quello che succede ad un imprenditore agricolo di Castellina in Chianti al quale il Consorzio di Bonifica Toscana Centrale pretende il pagamento di una non indifferente cifra. Il tutto mentre è in atto un ricorso alla Commissione tributaria di competenza proprio contro questa pretesa che il Consorzio avanza nei confronti dell’azienda agricola.
L’Unione Provinciale Agricoltori di Siena da molto tempo si batte contro i consorzi di bonifica e questa volta, ormai stufa di certi metodi di riscossione che vanno a vessare gli imprenditori con quella che si potrebbe definire una patrimoniale, mette in campo un esempio concreto di quello che succede ad un suo associato.
«Confagricoltura – sottolinea il presidente dell’Unione, Alessandro Cinughi de Pazzi – ritorna ancora una volta alla carica per portare alla luce le problematiche degli agricoltori legate al Consorzio di Bonifica Toscana Centrale che continua ad imporre tributi anche in assenza di benefici diretti ai consorziati, come impone la legge».
Addirittura, nella zona in cui cade l’azienda in questione, nessuno ha mai visto all’opera, mezzi o personale riconducibili al Consorzio. Per cui nessuna miglioria è stata mai apportata al territorio. L’imprenditore agricolo, ricevuta la prima cartella di pagamento ha fatto subito ricorso alla Commissione tributaria, ma dopo un anno il ricorso non è stato ancora discusso e tanto meno calendarizzato. Ovvero non è stata nemmeno fissata la data della discussione.
«Ci saremmo aspettati – spiega Alessandro Cinughi de Pazzi – che in attesa di tale legittimo parere della Commissione tributaria, il pagamento fosse sospeso. L’azienda, invece, si è vista arrivare una intimazione a pagare entro 20 giorni, pena il fermo amministrativo di un mezzo aziendale. Come cittadini e come imprenditori – afferma il presidente dell’Unione – siamo veramente stufi di questo modo di fare di chi dovrebbe amministrare il territorio e pertanto noi non ci arresteremo nel denunciare queste storture che i nostri politici, nonostante buone intenzioni ancora non sono riusciti a correggere».
Soprattutto in un momento in cui le aziende agricole continuano a combattere in maniera dura per mantenere il lavoro e relativi posti, oltre a tutelare il territorio dove operano.«Ci sembra veramente inaccettabile – rincara Cinughi – un comportamento come quello che si porta adesso all’attenzione dell’opinione pubblica”.Questo prelievo appare come una patrimoniale che pagano tutti i proprietari di immobili, sia beneficiari che no.
Da una parte viene sospesa l’Imu sulla prima casa e sui fabbricati agricoli, dall’altra viene recuperata con i contributi ai consorzi di bonifica, pretesi per inesistenti o imprecisati danni evitati.Il pagamento di un contributo come quello imposto dai Consorzi di bonifica – conclude Alessandro Cinughi de Pazzi – avrebbe un senso se gli agricoltori sapessero che i soldi versati sono utilizzati per le imprese. Si vorrebbe sapere come questi soldi vengono spesi a fronte di quanto preteso. Perché alcune aree pianeggianti della provincia di Siena quando piove finiscono sempre e comunque sott’acqua”.
L’Unione Provinciale Agricoltori di Siena da molto tempo si batte contro i consorzi di bonifica e questa volta, ormai stufa di certi metodi di riscossione che vanno a vessare gli imprenditori con quella che si potrebbe definire una patrimoniale, mette in campo un esempio concreto di quello che succede ad un suo associato.
«Confagricoltura – sottolinea il presidente dell’Unione, Alessandro Cinughi de Pazzi – ritorna ancora una volta alla carica per portare alla luce le problematiche degli agricoltori legate al Consorzio di Bonifica Toscana Centrale che continua ad imporre tributi anche in assenza di benefici diretti ai consorziati, come impone la legge».
Addirittura, nella zona in cui cade l’azienda in questione, nessuno ha mai visto all’opera, mezzi o personale riconducibili al Consorzio. Per cui nessuna miglioria è stata mai apportata al territorio. L’imprenditore agricolo, ricevuta la prima cartella di pagamento ha fatto subito ricorso alla Commissione tributaria, ma dopo un anno il ricorso non è stato ancora discusso e tanto meno calendarizzato. Ovvero non è stata nemmeno fissata la data della discussione.
«Ci saremmo aspettati – spiega Alessandro Cinughi de Pazzi – che in attesa di tale legittimo parere della Commissione tributaria, il pagamento fosse sospeso. L’azienda, invece, si è vista arrivare una intimazione a pagare entro 20 giorni, pena il fermo amministrativo di un mezzo aziendale. Come cittadini e come imprenditori – afferma il presidente dell’Unione – siamo veramente stufi di questo modo di fare di chi dovrebbe amministrare il territorio e pertanto noi non ci arresteremo nel denunciare queste storture che i nostri politici, nonostante buone intenzioni ancora non sono riusciti a correggere».
Soprattutto in un momento in cui le aziende agricole continuano a combattere in maniera dura per mantenere il lavoro e relativi posti, oltre a tutelare il territorio dove operano.«Ci sembra veramente inaccettabile – rincara Cinughi – un comportamento come quello che si porta adesso all’attenzione dell’opinione pubblica”.Questo prelievo appare come una patrimoniale che pagano tutti i proprietari di immobili, sia beneficiari che no.
Da una parte viene sospesa l’Imu sulla prima casa e sui fabbricati agricoli, dall’altra viene recuperata con i contributi ai consorzi di bonifica, pretesi per inesistenti o imprecisati danni evitati.Il pagamento di un contributo come quello imposto dai Consorzi di bonifica – conclude Alessandro Cinughi de Pazzi – avrebbe un senso se gli agricoltori sapessero che i soldi versati sono utilizzati per le imprese. Si vorrebbe sapere come questi soldi vengono spesi a fronte di quanto preteso. Perché alcune aree pianeggianti della provincia di Siena quando piove finiscono sempre e comunque sott’acqua”.