(e poi dicono che l'antidemocratico è Grillo!)
di Mauro Aurigi
No, Rossi non ha detto nulla. Si vede che il dramma del Monte non è il suo dramma e pazienza se l’intera regione è oggi più povera di 20 miliardi e difficilmente potrà riprendersi in futuro. Insomma in Toscana e, oserei dire, in Italia (e perché no in Europa) siamo tutti più poveri. E di cosa si preoccupa invece il governatore che ha così male governato (è anche indagato per falso ideologico nel buco dell’ASL di Massa Carrara)? Si preoccupa di far eleggere un altro sindaco a Siena al posto di un impunito Ceccuzzi che si era scandalosamente ricandidato a primo cittadino, nonostante avesse avuto durante tutto questo periodo le mani in pasta fino ai gomiti nella tragedia della Banca. Ma anche la Regione tramite il suo rappresentante vi ha avuto le mani in pasta. E Rossi da più di un decennio è un deus ex machina della Regione. E’ una questione di banalissima decenza: se non ha capito nulla delle cose del Monte che doveva controllare o se pur avendo capito ha taciuto, con quale coraggio il governatore Rossi pretende ancora di occuparsi delle cose dei Senesi?
CECCO CHI?
Avrebbe detto un buon politico (cosa tuttavia impossibile perché l’unico politico buono è il politico morto: vedi https://www.ilcittadinoonline.it/news/141272/L_unico_politico_buono____.html): “Attenzione cittadini senesi, la situazione è grave: rinnegate il passato e eleggete una donna o un uomo giusto e probo, sentimentalmente legato alla Città, libero da ideologie quali esse siano e che lavori nell’esclusivo interesse del bene comune e non per rafforzare il proprio potere personale o quello della sua parte”. Ci mancherebbe altro! Rossi, politicante di mestiere o, se si vuole, mercenario della politica, ha invece prestamente estratto dal cilindro Ceccobao. Cecco…chi? Come Ceccuzzi non è senese, non conosce Siena e i Senesi non conoscono lui, anzi quel poco che di lui sanno non è proprio incoraggiante. In compenso è anche lui un mestierante ossia un mercenario, uomo d’apparato, uomo che ha fatto la carriera scalando tutti i gradini del potere, al servizio silenzioso e fedele del feudatario: prima valvassino, poi valvassore, quindi vassallo e infine conte. Colmo dei colmi: dal 2001 al 2009 Ceccobao è stato anche nella Deputazione generale della Fondazione nominato dalla Provincia di Siena. Anche lui ha avuto le mani in pasta nelle vicende del Monte e negli anni più cruciali! Nove anni di servizio feudale durante i quali il Monte ha smesso di fare utili e Mussari, Fabrizi e Mancini ne vendevano i gioielli di famiglia – ossia alienavano i ricchi cespiti acquisiti quando la Banca era pubblica – per fare cassa, imbellettare i bilanci e distribuire utili inesistenti, dissanguando così il bene più prezioso della Regione. Nove anni durante i quali si sono perfezionati i due affari letali della Banca 121 e dell’Antonveneta. Nove anni durante i quali il Ceccobao, bi-laureato (in Scienze politiche e Scienze dell’amministrazione, mica in Filologia romanza!), si è fatto notare per il suo dignitosissimo silenzio. Mai ha avuto nulla da obbiettare o da proporre, neanche quando vedeva (ma avrà poi visto? oppure forse non ha visto nulla perché mica lui era lì per vedere!) i miliardi del Monte che fluivano via come la sabbia in una clessidra e mentre inutilmente i pochi onesti nelle assemblee del Monte denunciavano inascoltati lo scempio. Anzi – mi pare di vederlo – anche lui avrà fatto parte del coro che all’acquisto dell’Antonveneta ha inneggiato al particolare intuito e alle eccezionali capacità gestionali del Mussari. Ecco infatti cosa scrive nel 2010 quando Mussari assunse la presidenza dell’ABI e gli “affari” Banca 121 e Antonveneta avevano già prodotto tutti i loro effetti devastanti: “La nomina di Giuseppe Mussari a presidente dell’Abi rappresenta una doppia soddisfazione. Da un lato c’è il riconoscimento delle qualità umane e professionali di un uomo che, in questi anni, ha dimostrato tutto il suo valore: prima alla guida Fondazione, poi alla presidenza del Monte dei Paschi; dall’altro c’è un indiretto riconoscimento del prestigio della banca, della città e del territorio di riferimento…” e via leccando. Dopo nove anni nella Deputazione, col Monte già in ginocchio, Ceccobao non aveva capito niente della situazione (o aveva capito troppo?). Ed ora il Rossi ce lo vuole mandare come sindaco della Città!
UNA DESTRA DELLA PIU’ LIMPIDA ACQUA, MASCHERATA DA SINISTRA
Ma c’è di peggio, perché non è solo orribile la sostanza, ossia mandarci l’uomo sbagliato. E’ assai più orrendo il modo. Fregandosene tranquillamente di uno dei principi fondanti della democrazia – è il popolo che sceglie i governanti e li controlla – il grande feudatario, il principe Rossi esonera Ceccobao dall’incarico di assessore della sua corte (la Giunta regionale) e vuole mandarlo a controllare il popolo della lontana provincia, come facevano i Sacri Romani Imperatori coi missi dominici e Napoleone coi suoi prefetti. A fare gli interessi del popolo? Ma quando mai! In regime feudale esistono solo gli interessi del feudatario e dei suoi servi. E poi nel feudalesimo non esiste il popolo ma la plebe, non i cittadini ma i sudditi.
E non dimentichiamoci di una cosa fondamentale. La (sedicente) sinistra, e forse lo stesso Rossi, non perde occasione per condannare il porcellum, ossia la legge elettorale che tolse ai cittadini il diritto di scegliersi i parlamentari, stilata nel 2005 da quell’aquila leghista del Calderoli e votata dalla destra (salvo ovviamente dimenticarsi di abrogarlo quando l’anno successivo la sinistra vinse le elezioni). Bene, il porcellum leghista è stato fatto col copia-incolla dalla legge elettorale già votata all’unanimità nel 2004 dalla rossa Regione Toscana, proprio quando il Rossi era l’assessore regionale più potente della Giunta. Nella partitocrazia nazionale il più pulito ha la rogna.
Quindi giova ripeterlo ancora una volta: questa sinistra nazionale, regionale e cittadina in realtà è una destra mascherata furfantemente da sinistra e per questo più subdola e peggiore di quella destra ufficiale che se non altro non nasconde la sua vera e poco presentabile faccia.
E poi hanno il coraggio di definire il Movimento 5 Stelle antidemocratico e fascista! Ha ragione Grillo: questi sono morti e non lo sanno. Nessuna possibilità di accordo con loro. Anche Rossi, come il suo sodale Napolitano, non ha sentito il “BUUUM!”. Non ha capito che non se ne può più di queste alchimie studiate a tavolino sulla pelle della gente, che è diventato insopportabile vederli gestire le nostre istituzioni e i nostri soldi come se invece fossero loro proprietà privata. Anche la Casta (sedicente) rossa ha pari responsabilità per avere portato sull’orlo del fallimento il Paese (e la nostra Città). Fare ora accordi con questa gente significa solo darle l’ultima boccata di ossigeno e quindi il tempo, prima di spirare, di completare l’opera distruttiva cancellando così ogni speranza che il Paese e la nostra Città possano salvarsi.
E’ arrivata l’ora che il popolo si renda conto dell’enorme potere che ha nelle mani e spazzi via l’immonda partitocrazia, ancorché mascherata nelle liste civiche, che ci sa divorando.
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