Secondo i sindacati si tratterebbe di una "pratica illegittima"
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di Giovanni Grasso
SIENA. La mancanza di senso delle istituzioni e della legalità, la rinuncia degli organi di governo ad esercitare le proprie prerogative sono fattori che rendono precaria la condizione democratica dell’Università di Siena e ne favoriscono gli squilibri, a danno degli studenti, del personale tecnico-amministrativo e dei docenti, specialmente di quelli meno protetti. Queste condizioni generano situazioni d’illegalità, con pressioni e supplenza decisionale da parte di singoli o gruppi. Il continuo manifestarsi di conflitti d’interesse e di competenze e di regole ad personam sono elementi idonei a creare un regime d’ingovernabilità non più tollerabile. Ne discende la necessità di un’autentica interpretazione dell’autonomia universitaria che è condivisione responsabile, collegialità e trasparenza. Ciò impone regole certe, il loro rispetto, controllo rigoroso dell’uso delle risorse ed organi di governo nel pieno esercizio delle loro funzioni. Ecco, tutto ciò <lo scrivevo 5 anni fa (l’8 febbraio 2006) sotto il rettorato del “grande timoniere” Piero Tosi. E purtroppo, oggi ritroviamo la stessa situazione, ovviamente più incancrenita, dove sistematicamente sono disattese e violate le regole più elementari e dove gli organi di governo passivi e rinunciatari contribuiscono a produrre una gestione autocratica ed inefficace. Come non pensare a tutto questo leggendo il comunicato di tutte le organizzazioni sindacali, esclusa la Flc-Cgil, che denunciano una pratica a loro dire illegittima: il preconsiglio di Amministrazione? Tale pratica non è nuova. Rispolverata oggi da Riccaboni, fu praticata per molti anni dal suo sponsor Piero Tosi ed i risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti. Bilanci truccati ed una voragine unica nel panorama universitario italiano. Qual è il significato di tale procedura? Forse che, poverini, i consiglieri d’Amministrazione, non sanno leggere e soprattutto non sono in grado di comprendere il senso dei documenti che dovranno approvare e, quindi, hanno bisogno di spiegazioni in sedi inappropriate che celano i limiti dei soggetti interessati? O pittosto, tale pratica, serve a precostituire l’unanimità su argomenti particolarmente spinosi?
Segue il comunicato delle Organizzazioni sindacali
Cisal, Cisapuni, Cisl, Rdb/Usb, Ugl, Uil-Rua. Le OO.SS. vengono a conoscenza di un fatto che reputano gravissimo per più aspetti: l’istituzione di una commissione per vagliare le opportunità di mobilità del personale tecnico amministrativo. Le ragioni per cui si reputa la cosa di una gravità inaudita possono essere così riassunte:
1. Sui tavoli di contrattazione si continua da parte dell’Amministrazione a sostenere la volontarietà della mobilità e contestualmente a non fare niente per favorirla.
2. Nessuna menzione di tale commissione è stata fatta nelle sedute di contrattazione, l’ultima del 14 febbraio, né si conoscono i criteri utilizzati per la scelta dei suoi componenti, né il mandato.
3. La notizia della formazione di tale commissione proviene da un cosiddetto “preconsiglio”, svoltosi in data 10 febbraio, cioè da riunioni che niente hanno di istituzionale, convocate dal Rettore e dal Direttore Amministrativo qualche giorno prima delle sedute ufficiali del Consiglio di Amministrazione.
Soprattutto su quest’ultimo punto gravano forti sospetti d’illegittimità in quanto appare assai discutibile che i Consiglieri d’Amministrazione intervengano ad un consesso informale, in cui non v’è chiarezza sulle materie oggetto di discussione e di cui non rimane traccia né verbale né scritta e durante il quale vengono evidentemente prese decisioni operative in assenza anche di Consiglieri che, pur invitati, potrebbero non intervenire.
Le OO.SS. denunciano in maniera dura la totale illegittimità di questa pratica e chiedono che venga immediatamente interrotta, riconducendo nella legalità, ufficialità e nei pieni poteri il Consiglio di Amministrazione il cui funzionamento, fra l’altro, è oggetto di un <apposito regolamento, che non fa cenno diretto né indiretto alla possibilità di instaurare una prassi del genere.