Commentando le candidature italiane dei "beni immateriali dell'Unesco" la Brambilla critica l'opzione della carriera

SIENA. Il ministro del Turismo, Maria Vittoria Brambilla proprio non si arrende. Dimentica del putiferio scaturito dalle sue dichiarazioni “anti-palio” solo qualche mese fa è tornata a scagliarsi contro la festa senese sorretta da un paio di “agganci ad hoc”.
Il primo risale a una decina di giorni fa quando, durante il palio di Ronciglione una cavalla è scivolata sull’asfalto bagnato ed è morta dopo una lunga agonia.
La Brambilla non aveva mancato di commentare l’episodio dicendo che “è l’ennesima dimostrazione della necessità di cancellare per sempre iniziative che comportino il maltrattamento degli animali. Il fatto che certe anacronistiche tradizioni abbiano antiche radici non significa che esse debbano essere portate avanti per sempre: i tempi sono cambiati e si è affermata una nuova coscienza di amore e rispetto per gli animali ed i loro diritti”.
Il secondo episodio, che ha invece spinto il Ministro ad essere ancora più chiara nei confronti del Palio di Siena, riguarda le candidature italiane per l’inserimento di due nuovi beni immateriali da inserire nell’elenco specifico del Patrimonio Unesco.
La notizia è riportata dal Corriere della Sera che, elencando tutti i candidati («L’arte tradizionale dei Pizzaiuoli napoletani», cioè la pizza napoletana, e «La pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello dell’isola di Pantelleria» , ovvero lo Zibibbo, presentati dal Ministero per l’Agricoltura; la tradizione dei liutai cremonesi (un nome per tutti, Antonio Stradivari). Il Palio di Siena. Il gruppo delle Feste delle grandi macchine a spalla: la Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, la Macchina di Santa Rosa a Viterbo, tutte accomunate dalla tradizione di costruire monumentali attrezzature trasportate dall’uomo. Quindi la Festa dell’Abete di Alessandria del Carretto in provincia di Cosenza (legata ai culti arborei mediterranei, si abbatte un abete centenario ma se ne ripiantano molti giovani), il Carnevale di Viareggio, Calendimaggio ad Assisi, le Launedd a s d i Sassari (antichissimo strumento a fiato), la Festa dei Ceri a Gubbio, la Festa delle Fracchie a San Marco in Lamis, provincia di Foggia come secolare processione di torce, le Fracchie, legata ai riti pasquali tutte presentate dal Ministero per i Beni culturali su autocandidature presentate dalle realtà territoriali) riporta anche il commento di qualche politico.
Mentre il Ministro dell’Agricoltura Galan si spinge a supporre le due candidature che passeranno – i liutai cremonesi e la pizza – la Brambilla fa qualcosa di più. “Proporre una candidatura all’Unesco significa individuare un simbolo in cui tutti gli italiani si identifichino – dice la Brambilla al Corriere – Sicuramente la pizza lo è. Non altrettanto si può dire per il Palio di Siena. Ciò che è accaduto in alcune recenti edizioni, mi riferisco alla amara sorte dei cavalli in gara, mi pare abbia diviso l’opinione pubblica e aperto discussioni”.
Alla Michela, fervida animalista, quella delle spiagge aperte ai cani, il Palio proprio non piace.
E, visto che viene interpellata, dice la sua senza mezzi termini.
Ovviamente a Siena la cosa è arrivata ed ha sollevato il solito putiferio.
In effetti, nel momento in cui occorre decidere i due candidati ad un riconoscimento così importante, restare imparziali, da Ministro, sarebbe cosa buona e giusta. Non solo per non offendere la suscettibilità di una comunità ma per non sollevare polemiche, il più delle volte sterili, che servono a riempire le pagine dei giornali ma nulla portano di nuovo, e tampoco di costruttivo, per ridurre le oceaniche distanze tra gli animalisti ad oltranza e gli amanti dei Palii e delle tradizioni assimilabili o affini.
E’ pur vero che chiunque ha diritto di esprimere le sue opinioni. Per un Ministro, eletto e pagato dai cittadini italiani (nessuno escluso), questo principio è un po’ meno vero. Così come è sconveniente – soprattutto per un Ministro – parlare di cose di cui si conosce poco. E la scarsa conoscenza è palese in modo imbarazzante.
Onori e oneri, insomma. Anche per i Ministri. Ed è un vero peccato che, in questi tempi bui, gli onori si ricordano benissimo… gli oneri proprio non vogliono entrare in testa!
RZR