Prosegue l'inchiesta su come lo sport ha reagito alla crisi Mps
a cura di Massimo Calamuneri – foto di Mirco Mugnai
SIENA. Nelle settimane scorse vi abbiamo raccontato come alcune delle più importanti realtà sportive senesi attive nel mondo del Basket e non solo (Costone Siena, Virtus Siena e CUS Siena) hanno reagito alla crisi che ha colpito il Monte dei Paschi e al conseguente venir meno del flusso di finanziamenti che la banca stessa assicurava ogni anno; se a proposito delle società di Basket abbiamo rilevato qualcosa di molto simile ad un bagno di sangue, lo stesso non si può dire a proposito del movimento rugbistico, che nonostante alcune generali difficoltà (figlie peraltro delle criticità finanziarie in cui versa ad oggi la città) pare abbia sviluppato anticorpi più resistenti alla crisi finanziaria innescata dal crollo del Monte dei Paschi.Per approfondire meglio il tutto ed avere a disposizione un quadro più preciso della situazione, abbiamo intervistato Antonio Cinotti, vicepresidente Cus Siena e responsabile Rugby Cus.
Qual è l’attuale situazione economica della vostra società? State incontrando maggiori difficoltà rispetto al passato, considerata in particolare la crisi finanziaria che ha colpito l’intera città dopo il caso Monte dei Paschi?
La realtà ovale senese può contare oggi su due differenti società, la sezione rugby del CUS Siena ed il Siena Rugby Club 2000. Entrambe stanno incontrando le difficoltà che sono normali in un momento di crisi come quello che sta attraversando la nostra città. Essendo però realtà a carattere esclusivamente dilettantistico le situazioni economiche sono assolutamente sane ed in salute.
Il Monte dei Paschi era fra i vostri sponsor?
Il CUS Siena aveva tra i propri sponsor istituzionali alcune aziende collegate al mondo MPS, ma la sezione Rugby è invece legata da anni ad un’altra realtà bancaria, Banca CRAS.
Quali sono stati i punti della riorganizzazione societaria resasi necessaria dopo l’avvento del generale stato di crisi finanziaria che avvolge ancora oggi la città?
Pur non avendo perso nessun finanziamento diretto, come accennato prima, come movimento ovale senese abbiamo ritenuto necessario, per contenere i costi, rinunciare al campionato di C elite interregionale per tornare ad un campionato di C1 regionale. Abbiamo così tagliato le spese dei pullman, insieme ad altre, potendo di conseguenza abbassare del 20% le quote annuali di tutti i ragazzi, dal minirugby ai seniores. Abbiamo messo un tetto ai rimborsi dei tecnici, già molto esigui, che tutti hanno accettato di buon grado.
Per ovviare alle difficoltà economiche incontrate, molte società dell’Hinterland senese hanno puntato forte sui settori giovanili. Questa politica viene adottata anche dalla vostra società?
Quello di puntare sulle giovanili è un “pallino” che abbiamo ormai da anni; tutti i nostri ragazzi sono frutto del vivaio fondato ormai più di 10 anni fa da Riccardo Bani. I nostri giocatori, pur avendo sfiorato per due volte la promozione in serie B, pagano regolarmente la quota d’iscrizione e tutti i materiali; si creano così risorse per finanziare l’attività di propaganda nelle scuole, e questa stessa propaganda ci garantisce una crescita costante col passare delle stagioni.
State incontrando difficoltà a reperire sponsor in questo momento?
Onestamente non più delle stagioni passate.
Se dovesse giudicare l’attuale stato di salute del movimento rugbistico senese cosa direbbe?
Un movimento in crescita costante, in salute, compatto e con eccellenze assolute (Nicolò Baruffaldi, tesserato CUS Siena, è attualmente nella rosa della Nazionale Under 20 che giocherà il 6 Nazioni di categoria). Quest’anno ci piacerebbe superare i 300 tesserati grazie, tra l’altro, alla nascita della squadra femminile, un altro piccolo sogno realizzato a settembre grazie all’interesse di molte appassionate ed appassionati.
Quali sono le prospettive di questo sport nel contesto senese, toscano e nazionale?
A livello senese il nostro obiettivo è quello di arrivare alla serie B con ragazzi frutto del nostro vivaio e mantenersi a quel livello senza aiuti esterni. In provincia, oltre alle società del capoluogo, ci sono altre 4 squadre con cui collaboriamo a tutti i livelli. A livello regionale abbiamo eccellenze come i Cavalieri Prato, ottime realtà storiche come Firenze e Livorno e vorremmo ritagliarci assieme a loro un nostro “posto al sole” a forza di risultati. A livello nazionale il rugby può, e deve, continuare a crescere trainato dai risultati della nazionale di Jacques Brunel (che è stato ospite del rugby senese al Palio nel 2012 e nel 2013).
Parlando appunto del contesto nazionale, come giudica invece il lavoro portato avanti in questi ultimi anni dalla FIR?
La FIR ha fatto passi avanti enormi in fatto di diffusione e di risultati della Nazionale. Non è facile agire in molte direzioni ed avere risultati positivi in tutto quello che si fa, ma onestamente la FIR ha sbagliato davvero poco. Spero che in futuro si riesca a capire che devono essere veicolati più fondi verso la base del movimento per poter migliorare il reclutamento dei talenti prima che vengano intercettati da altri sport.
(2. – continua)
SIENA. Nelle settimane scorse vi abbiamo raccontato come alcune delle più importanti realtà sportive senesi attive nel mondo del Basket e non solo (Costone Siena, Virtus Siena e CUS Siena) hanno reagito alla crisi che ha colpito il Monte dei Paschi e al conseguente venir meno del flusso di finanziamenti che la banca stessa assicurava ogni anno; se a proposito delle società di Basket abbiamo rilevato qualcosa di molto simile ad un bagno di sangue, lo stesso non si può dire a proposito del movimento rugbistico, che nonostante alcune generali difficoltà (figlie peraltro delle criticità finanziarie in cui versa ad oggi la città) pare abbia sviluppato anticorpi più resistenti alla crisi finanziaria innescata dal crollo del Monte dei Paschi.Per approfondire meglio il tutto ed avere a disposizione un quadro più preciso della situazione, abbiamo intervistato Antonio Cinotti, vicepresidente Cus Siena e responsabile Rugby Cus.
Qual è l’attuale situazione economica della vostra società? State incontrando maggiori difficoltà rispetto al passato, considerata in particolare la crisi finanziaria che ha colpito l’intera città dopo il caso Monte dei Paschi?
La realtà ovale senese può contare oggi su due differenti società, la sezione rugby del CUS Siena ed il Siena Rugby Club 2000. Entrambe stanno incontrando le difficoltà che sono normali in un momento di crisi come quello che sta attraversando la nostra città. Essendo però realtà a carattere esclusivamente dilettantistico le situazioni economiche sono assolutamente sane ed in salute.
Il Monte dei Paschi era fra i vostri sponsor?
Il CUS Siena aveva tra i propri sponsor istituzionali alcune aziende collegate al mondo MPS, ma la sezione Rugby è invece legata da anni ad un’altra realtà bancaria, Banca CRAS.
Quali sono stati i punti della riorganizzazione societaria resasi necessaria dopo l’avvento del generale stato di crisi finanziaria che avvolge ancora oggi la città?
Pur non avendo perso nessun finanziamento diretto, come accennato prima, come movimento ovale senese abbiamo ritenuto necessario, per contenere i costi, rinunciare al campionato di C elite interregionale per tornare ad un campionato di C1 regionale. Abbiamo così tagliato le spese dei pullman, insieme ad altre, potendo di conseguenza abbassare del 20% le quote annuali di tutti i ragazzi, dal minirugby ai seniores. Abbiamo messo un tetto ai rimborsi dei tecnici, già molto esigui, che tutti hanno accettato di buon grado.
Per ovviare alle difficoltà economiche incontrate, molte società dell’Hinterland senese hanno puntato forte sui settori giovanili. Questa politica viene adottata anche dalla vostra società?
Quello di puntare sulle giovanili è un “pallino” che abbiamo ormai da anni; tutti i nostri ragazzi sono frutto del vivaio fondato ormai più di 10 anni fa da Riccardo Bani. I nostri giocatori, pur avendo sfiorato per due volte la promozione in serie B, pagano regolarmente la quota d’iscrizione e tutti i materiali; si creano così risorse per finanziare l’attività di propaganda nelle scuole, e questa stessa propaganda ci garantisce una crescita costante col passare delle stagioni.
State incontrando difficoltà a reperire sponsor in questo momento?
Onestamente non più delle stagioni passate.
Se dovesse giudicare l’attuale stato di salute del movimento rugbistico senese cosa direbbe?
Un movimento in crescita costante, in salute, compatto e con eccellenze assolute (Nicolò Baruffaldi, tesserato CUS Siena, è attualmente nella rosa della Nazionale Under 20 che giocherà il 6 Nazioni di categoria). Quest’anno ci piacerebbe superare i 300 tesserati grazie, tra l’altro, alla nascita della squadra femminile, un altro piccolo sogno realizzato a settembre grazie all’interesse di molte appassionate ed appassionati.
Quali sono le prospettive di questo sport nel contesto senese, toscano e nazionale?
A livello senese il nostro obiettivo è quello di arrivare alla serie B con ragazzi frutto del nostro vivaio e mantenersi a quel livello senza aiuti esterni. In provincia, oltre alle società del capoluogo, ci sono altre 4 squadre con cui collaboriamo a tutti i livelli. A livello regionale abbiamo eccellenze come i Cavalieri Prato, ottime realtà storiche come Firenze e Livorno e vorremmo ritagliarci assieme a loro un nostro “posto al sole” a forza di risultati. A livello nazionale il rugby può, e deve, continuare a crescere trainato dai risultati della nazionale di Jacques Brunel (che è stato ospite del rugby senese al Palio nel 2012 e nel 2013).
Parlando appunto del contesto nazionale, come giudica invece il lavoro portato avanti in questi ultimi anni dalla FIR?
La FIR ha fatto passi avanti enormi in fatto di diffusione e di risultati della Nazionale. Non è facile agire in molte direzioni ed avere risultati positivi in tutto quello che si fa, ma onestamente la FIR ha sbagliato davvero poco. Spero che in futuro si riesca a capire che devono essere veicolati più fondi verso la base del movimento per poter migliorare il reclutamento dei talenti prima che vengano intercettati da altri sport.
(2. – continua)
