SIENA. Affollata iniziativa quella che ha visto Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ospite dell”associazione senese Confronti. Ed impegnativo il tema trattato: “Il lavoro nella globalizzazione: flessibilità e diritti”.
“Il tema che mi avete affidato – ha aperto così il suo intervento De Rita – è stimolante perché pone il mondo del lavoro in una dimensione globale che si allarga sempre di più ma senza direzione di marcia”.
“Ai lavoratori servirà sempre più una cultura profonda per capire gli avvenimenti contingenti ed affrontarli – ha detto De Rita che senza mezzi termini ha aggiunto -servono istituzioni formative capaci di dare cultura e non ciò che abbiamo oggi in Italia. Il sistema universitario del 3+2 voluto da un Ministro che è stato rettore dell'Università di Siena (ndr Luigi Berlinguer) e non modificata dal Ministro Letizia Moratti è stato un fallimento che ha prodotto un moltiplicarsi dei corsi di laurea senza qualità (oltre 3.000) servito solo ad attuare politiche di scorrimento della carriera universitaria per professori e ricercatori, oltre ad un allungamento dei tempi di laurea e ad un incremento dei costi per le famiglie degli studenti e delle finanze pubbliche”. “Ma soprattutto – ha detto il presidente del Censis – quella riforma è sbagliata perché crea degli “illusi laureati” senza reali opportunità di lavoro con il risultato di creare disoccupazione o di costringere i giovani con una laurea ad accettare lavori che non hanno niente a che fare con i loro studi come, se va bene, il cameriere o la commessa”.
Passando poi a trattare il tema dal punto di vista delle imprese De Rita ha proseguito nella sua riflessione affermando “Nella globalità le imprese si troveranno davanti due strade. La prima è quella della qualità, del Made in Italy, che pone le competenze al centro del contesto competitivo. La seconda è quella della quantità, delle grandi quantità, per competere in un mercato sempre più ampio e veloce”.
“E' per questo – ha concluso De Rita – che oggi nell'impresa il lavoro è specifico e specializzato ed ai soggetti economici è chiesta la responsabilità di divenire luoghi di formazione, luoghi cioè dove si apprendono e si sviluppano conoscenze”.