Ci saremmo aspettati ben altri pronunciamenti dal Consiglio Comunale su Banca e Fondazione Mps
SIENA. Ieri il consiglio comunale, la sua maggioranza, ha deciso con un atto grave di dimenticarsi del passato, decidendo di indagare con una metodologia che affossa la verità. Scegliere di scrivere un libro cosiddetto bianco a decine di mani vuol dire non fare assolutamente nulla. Ognuna di quelle mani è portatrice di un interesse e una visione particolare che non farà altro che procrastinare nel tempo i lavori. Esattamente quello che vuole il PD e Valentini. Si perché il Valentini è il sindaco del PD eletto in quelle liste e candidato da quel partito. Un partito che è il responsabile della sciagura immane che si è consumata in questi cinque anni. Un partito che deteneva e detiene quasi tutte le responsabilità istituzionali – il sindaco, il presidente della provincia, il presidente della banca, il presidente della Fondazione – che ha determinato gli assetti di potere più complessivi e le responsabilità in quasi tutti gli enti di secondo grado, compreso il sindaco di Monteriggioni. Uomini che hanno fatto sparire nel giro di cinque anni una Banca e una Fondazione fra le più importanti e capitalizzate del panorama nazionale. La Fondazione nel 2001 aveva un valore di libro pari a dieci miliardi di euro, oggi, al netto dei debiti, ha un valore di circa seicento milioni di euro. Non c’è nessun bisogno di scrivere libri bianchi che, come le commissioni d’inchiesta, hanno l’unico pregio di far perdere tempo e di imbrigliare l’opposizione. Non c’è nessun bisogno perché tutto è chiaro e pubblico basterebbe andare a consultare internet e gli archivi del Comune di Siena. Non c’è bisogno perché le responsabilità politiche sono così evidenti che gli stessi magistrati hanno aperto un’inchiesta per vedere se le responsabilità del PD e del PDL vanno al di là della semplice dimensione politica (Bezzini).
Il Valentini ha un dovere prioritario e decisivo: quello di definire il bilancio del comune di Siena che presenta una serie di problematiche che sono vicine all’insolvenza a causa proprio della sciagurata gestione del rapporto fra il PD del Comune con quello della Fondazione.
Ci saremmo aspettati dei pronunciamenti, degli atti da parte del consiglio comunale che invitavano, nell’estrema urgenza, la Fondazione a presentare un piano, un progetto per sapere come intende salvare il salvabile. Ci saremmo aspettati un mandato secco, categorico senza i vedremo, i valuteremo propri della mozione approvata dalla maggioranza, nel più tradizionale stile del Cenni e del Ceccuzzi, ai membri della deputazione di nomina comunale per valutare le azioni di responsabilità nei confronti dei loro predecessori. Ci saremmo aspettati che qualcuno in consiglio comunale avesse voluto impegnare la banca per le uniche cose che forse sono ancora possibili: la tutela massima per i lavoratori, soprattutto quelli della DG e del Consorzio, e la permanenza del Monte a Siena. E invece no anche sulle questioni più squisitamente bancarie si è giocato a fare l’amministratore delegato con le affermazioni inopportune del Valentini: “abbiamo bisogno quanto prima di una banca convinta delle proprie strategie per allargare l’operatività, essere più presenti sul mercato dell’internet banking, dare fiducia ai dipendenti e definire nuovi prodotti”. Ma siamo matti! Ma cosa pensa Valentini che fatte queste cose tutto torni come prima? Tutte le prese di posizione, da quelle tecniche a quelle più politiche nazionali ed europee, su una cosa concordano: che nulla sarà più come prima e che il Monte, grazie al PD, non è più di Siena.
C’è poi, non tanto velato, il tentativo di ridefinire un nuovo groviglio, di stendere un velo sul passato con una falso e generico impegno di serietà e di trasparenza, ma con il vero intento di inglobare l’opposizione su falsi obiettivi. Tentativo che merita almeno una considerazione: il groviglio originario, in presenza di enormi risorse, al PDL qualcosa ha giovato ma oggi gli eventuali aggrovigliati farebbero soltanto le nozze con i fichi secchi.
Pierluigi Piccini