Commercianti, ristoratori e ora anche parrucchieri. Ma pochi per essere "comunità"
di Max Brod e David Busato
SIENA. Cinesi a Siena. Una realtà che, a partire dagli anni ’90, nella città del Palio si è fatta sempre più importante. I commercianti cinesi, come in altre città stanno, lentamente prendendo piede. Questo, naturalmente ha i suoi pro ed i suoi contro. Una cosa almeno sembra certa: i cinesi che vivono a Siena non dormono nei famigerati capannoni che sono al centro della recente vicenda di Prato. Questo emerge dai racconti dei commercianti che lavorano in città: in primis in Pantaneto, la “China Town” senese con i suoi quattro esercizi gestiti da cinesi, ma anche la zona di Piazza del Sale, con due esercizi, Via delle Terme e i famosi ristoranti cinesi. Dal nostro breve viaggio nella realtà degli esercizi viene fuori che i dipendenti e i gestori abitano spesso in centro. Nella stessa via Pantaneto, ma anche in via Vallerozzi e via Camollia. Non sono quasi mai proprietari, l’affitto di casa, dunque, lo pagano ai senesi, così come l’affitto del fondo a uso commerciale: entrambi abbastanza allineati ai prezzi di mercato.
I cinesi rappresentano una frazione molto modesta della popolazione locale, gli iscritti all’Anagrafe come residenti sono 143: 50% uomini e 50% donne. Questo è forse uno dei motivi del loro isolamento culturale. Sono qui principalmente per motivi di lavoro, attività che li impegna per grandissima parte della giornata. Il resto del tempo lo passano guardando la tv cinese (per chi ce l’ha), oppure leggendo i siti d’informazione sempre del loro luogo d’origine. Sono pochi, dunque non esistono per loro veri “punti di ritrovo”, se non i focolari familiari nei giorni di festa. La possibilità più concreta di integrazione, come spesso accade, è rappresentata dai giovani figli che frequentano la scuola italiana, che hanno talvolta amichetti senesi e guardano i cartoni animati come “Peppa Pig”. Ma la loro permanenza quanto durerà? Probabilmente fino al prossimo trasferimento, in cerca di una condizione lavorativa sufficiente alla sussistenza. Infatti le cose non vanno bene per tutti: “C’è la crisi per voi italiani, figuriamoci per noi”, racconta una commerciante che sta pensando di chiudere la sua attività (in effetti il negozio è vuoto, nonostante la merce a buon prezzo). “E dove si trasferirà?”, domandiamo. “Non lo so ancora, pensavo che qui la situazione fosse migliore del mio paese, forse mi sbagliavo”. La crisi non fa sconti, e in un colpo solo minaccia di portare via da Siena sia il patrimonio economico, che quel poco di respiro multietnico che la comunità cinese rappresenta per la nostra Città.
Chiaramente siamo ancora lontani dalle situazioni delle grandi città o, per esempio, di Prato. Ma la comunità cinese si sta espandendo sotto gli occhi di tutti. E non solo in centro. In zone periferiche come Massetana Romana da pochi giorni ha aperto un altro ristorante cinese ed in in via Maestri del lavoro (zona Toselli) un grande magazzino. La maggior parte dei gestori proviene da Shanghai e dintorni. Non tutti parlano bene l’italiano. Forse, in alcuni casi, è l’effetto ritrosia di fronte al giornalista che fa domande.
Si sono integrati con i senesi? Dipende dai casi. I figli dei cinesi frequentano le nostre scuole ma ancora non frequentano in modo assiduo la contrada, luogo di ritrovo tipico dei ragazzi senesi. I genitori lavorano con orari che vanno ben oltre le 8 ore, ed il fine settimana, quando sono liberi, preferiscono andare in altre città dai loro connazionali: a Firenze, Roma, Milano, Prato. Insomma tanto lavoro e poco relax e vita senese.
Se dici cinese a Siena, fino a poco tempo fa, venivano in mente ristoranti, in primis e poi negozi con ogni genere di cosa. Da due mesi e mezzo circa, la novità: un parrucchiere, zona antiporto Camollia. “Prezzi bassi e prodotti italiani”, specifica il volantino sul bancone: “Vengono tanti clienti, dice la titolare, specie nei fine settimana, anche tanti italiani”.
Insomma, Siena cambia. E non è lo slogan della lista politica pro-Valentini. Siena cambia, e negli ultimi anni, dal punto di vista commerciale, ha cambiato faccia, in maniera meno evidente di altre grandi città. Ma il cambiamento, nel commercio, c’è stato. E’ innegabile. In un Natale così pieno di incognite e di ristrettezze, il negozio cinese, può rappresentare un approdo sicuro, almeno dal punto di vista del portafoglio.