Tema centrale dell
di Aurora Mascagni
SIENA Si è svolta oggi (12 aprile), presso la Sala delle Lupe, la conferenza del professor Mario Ascheri dal titolo “Cunicoli e corsi d’acqua del sottosuolo urbano: il caso dei “Bottini” di Siena e di altre citta italiane aspetti storici, giuridici, tecnici e geologici”.
L’incontro – al quale ha partecipato un nutrito gruppo costituito da cittadini e addetti ai lavori – ha affrontato l’interessante tema della necessaria manutenzione dei cunicoli sotterranei presenti nella nostra città.
Il professor Ascheri ha introdotto la conferenza illustrando brevemente la storia degli antichi acquedotti senesi e sottolineando l’importanza che essi hanno rivestito per l’approvvigionamento idrico di Siena nel corso dei secoli, a partire dal Medioevo. Attraverso precisi riferimenti alla cartografia storica sui bottini, Ascheri ha messo in primo piano la necessità di un aggiornamento periodico di questa e di un costante monitoraggio dei condotti sotterranei senesi, beni archeologici di notevole importanza.
Relatore degli aspetti giuridici sulla salvaguardia dei bottini l’Avvocato Francesco Reali, che ha presentato le principali leggi sulla manutenzione delle opere idrauliche italiane del sottosuolo. La legislazione italiana considera a tutti gli effetti queste strutture beni demaniali a partire dal 1904, anno della stesura del Regio Decreto n.523, ‘Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche’. Si evince dalle leggi del diritto nazionale e europeo che le istituzioni statali hanno il dovere di mappare il sottosuolo in quanto bene pubblico.
Tema centrale dell’incontro la necessità di una conoscenza approfondita dei sottosuoli cittadini e delle loro strutture idrauliche, affiancando la documentazione storica all’uso delle più moderne tecnologie. L’aumento del carico urbanistico è infatti un problema urgente, in quanto provoca un indebolimento del sottosuolo che può essere molto pericoloso.
La conferenza si è conclusa con una serie di riflessioni degli intervenuti e un vivace dibattito sui temi presentati.
Giacomo Luchini, vicepresidente dell’Associazione culturale “La Diana” , è intervenuto mettendo a conoscenza i presenti della costante attività di monitoraggio dei bottini senesi da parte dei soci volontari. “La Diana”, attiva sia nella salvaguardia che nella promozione del patrimonio idrogeologico sotterraneo, ha costituito da pochi mesi anche un apposito gruppo ‘sopralluoghi’, che ha il compito di ispezionare tratti non battuti dei bottini e di compilarne schede e relazioni. Obiettivo dell’associazione sarà quello di redigere, nel prossimo futuro, una mappatura digitale dell’intero percorso sotterraneo di acquedotti.
La conferenza promossa da Ascheri ha avuto il merito di focalizzare l’attenzione su un tema poco trattato ma degno di attenzione, a partire dalla tutela storico-artistica fino ad arrivare ai non meno importanti problemi di statica e manutenzione geologica.
Un punto di partenza quindi per ulteriori approfondimenti e un’occasione di confronto per ‘far luce’ nel sottosuolo italiano – senese in particolare – e sui suoi problemi.
Nell’articolo leggo: “La legislazione italiana considera a tutti gli effetti queste strutture beni demaniali a partire dal 1904, anno della stesura del Regio Decreto n.523, ‘Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche’. Si evince dalle leggi del diritto nazionale e europeo che le istituzioni statali hanno il dovere di mappare il sottosuolo in quanto bene pubblico”.
In verità, preciso che nella mia relazione ho ripercorso le tappe fondamentali della legislazione italiana in materia di acque, servitù di acquedotto e istituti giuridici affini.
Ho inoltre evidenziato che il codice civile del 1865, la legge quadro sui lavori pubblici del 1865, il r.d. 523/1904, il r.d. 1175/33, il codice civile del 1942 e altri testi di legge costituiscono tappe fondamentali nel corso di 150 anni di storia della legislazione post-unitaria, sottolineando che la “demanialità” degli acquedotti pubblici (e quindi anche delle antiche condutture di uso pubblico di molti antichi borghi italiani) ha le sue radici nel diritto romano.
Ho tra l’altro precisato che ai sensi dell’art. 93, comma II, r.d. 1904 anche i “rami” e i “diverticoli” delle opere idrauliche (tra cui i “colatori pubblici”) sono soggetti al medesimo regime giuridico delle cavità principali, ancorché siano asciutti per buona parte dell’anno (come i canali di ispezione, i canali di sfogo delle acque di piena, etc.).
Ho quindi messo in luce che dagli artt. 93 ss. del citato testo unico del 1904 possono trarsi ulteriori argomentazioni per confermare la tesi del regime demaniale dei canali reticolati cittadini che trasportano acque pubbliche.Quanto alla “mappatura del sottosuolo in quanto bene pubblico”…preciso di avere detto che per la vigente legislazione è importante svolgere attività ricognitiva dei corpi idrici sotterranei e dei relativi conduttori, sia per ragioni di tutela del suolo, sia per ragioni di tutela delle qualità delle acque, fatte salve le disposizioni in materia di tutela dei beni d’interesse storico, archeologico, culturale, paesaggistico e ambientale.
In definitiva non ricordo di avere detto che i c.dd. “bottini” di Siena siano demaniali dal 1904, né che il sottosuolo (tout court) vada mappato “in quanto bene pubblico”. Chiedo una cortese rettifica delle imprecise espressioni, di certo elaborate in buona fede.
Francesco Reali–