SIENA. Il 9 Gennaio verrà portata avanti dal tribunale di Siena una ulteriore tappa del processo a carico degli studenti che hanno manifestato contro l’approvazione del DDL Gelmini il 30 Novembre 2010. Quella manifestazione, che vide scendere in piazza a Siena oltre 500 studenti, non fu altro che l’ennesima mobilitazione studentesca di quel periodo promossa in tutta Italia da migliaia di studenti che lottavano per un’istruzione accessibile a tutti e di qualità, contro un decreto legge che invece prevedeva l’opposto, ovvero aumento dei costi a carico degli studenti e delle proprie famiglie, riduzione dei servizi e licenziamento di migliaia di lavoratori.
La giustezza di quella protesta è palese oggi all’evidenza del disastro a cui ha portato questo decreto, al degrado in cui è relegata l’università pubblica sempre più dequalificata.
A pagare il prezzo di quella mobilitazione però, non è chi ha portato avanti politiche di lacrime e sangue per l’università pubblica, ma chi è sceso in piazza rivendicando un diritto allo studio che ad oggi è sempre più compromesso e assoggettato alle logiche dei tagli, della spending review, alle logiche delle scuole-aziende. Sono quindi chiamati a giudizio studenti che hanno provato a difendere con una lunga e dura opposizione quanto è stato conquistato dalle masse popolari negli anni ’70, tutti quei diritti di civiltà e progresso che sistematicamente, ogni governo che si sussegue, tenta di eliminare.
Ma le lotte in difesa dell’istruzione pubblica e gratuita rientrano nel campo delle lotte che le masse popolari portano avanti: dal diritto alla casa, al diritto alla salute, non ultimo il diritto ad un lavoro utile e dignitoso con la mobilitazione contro il Jobs Act. Questo decreto infatti non è altro che un attacco diretto ai lavoratori più combattivi, a coloro che, in pratica, non sottostanno ai diktat delle aziende e lottano ogni giorno affinché non vengano smantellati i diritti conquistati dalla classe operaia 40 anni fa sui posti di lavoro. Con il Jobs Act i datori di lavoro potranno avere manodopera a costi ridottissimi, a tempo determinato, senza nessuna tutela per il lavoratore che può essere licenziato in ogni momento, o semplicemente vedersi scadere un contratto che non verrà rinnovato. In questo modo i lavoratori saranno sempre più vessati e più ricattabili.
Con il Jobs Act viene quindi precarizzato ancora di più il futuro dei giovani, di quegli stessi studenti che scesero in piazza opponendosi alla progressiva privatizzione e smantellamento dell’università che si trovano oggi ad essere laureati ma senza possibilità di spendere il proprio titolo, a non poter accedere più all’università per via dell’esponenziale aumento delle tasse e agli enormi tagli alle borse di studio, si ritrovano a dover lavorare in condizioni ancora peggori di quelle delle generazioni precedenti senza alcuna tutela.
Ciò che fa tremare la classe dominante è proprio la paura che lavoratori, studenti, comincino ad organizzarsi e a lottare per il proprio futuro, per avere garantito un lavoro utile e dignitoso e per avere un’istruzione e una sanità pubblica e gratuita, per aver garantito il diritto all’abitare e a poter vivere dignitosamente. Per impedire che ciò avvenga la borghesia mette in campo numerose forze e moltissimi stratagemmi: intossica ogni giorno le nostre coscienze e l’opinione pubblica diffondendo notizie false e distorte, foraggia ed alimenta comportamenti individualisti quali il soddisfacimento di bisogni personali, la cultura dello sballo e dell’evasione, la repressione da selettiva e circoscritta sta assumendo un carattere sempre più di massa: dal pestaggio di lavoratori in lotta all’uso della legislazione speciale e antiterrorismo contro i movimenti popolari (inchieste e processi contro No TAV, studenti e movimenti sociali), al ricorso alle sanzioni pecuniarie amministrative e penali (multe, decreti penali di condanna, ecc.) per chi sciopera sui posti di lavoro, alla limitazione o privazione della libertà personale (obbligo di firma, DASPO, confino, arresti domiciliari, ecc.).
Ma tutto questo apparato che la borghesia mette in campo può e deve essere rovesciato. Se da un lato può ridurre al silenzio, da un lato può unire in un unico fronte di solidarietà chi oggi subisce le ingiustizie di un sistema che può essere superato, che viene mantenuto in piedi solo da una classe dirigente, la borghesia, che tenta ancora di stare a galla con ogni mezzo. Ma le lotte per una università pubblica e gratuita, per un lavoro utile e dignitoso, contro ogni forma di intimidazione ed oppressione che la classe dominante porta avanti contro le masse popolari, possono essere vinte solo se promuoviamo ad ogni livello la creazione e lo sviluppo di organizzazioni operaie e popolari, che prendano in mano il futuro delle poprie aziende, delle scuole, delle università, dei quartieri, che comincino a pianificare e mettere in atto misure alternative di gestione della società; che si mettano alla testa di un movimento popolare che impedisca alle aziende di essere chiuse o delocalizzate, che difenda i posti di lavoro, che si opponga allo smantellamento della sanità pubblica, che solidarizzino con quegli organismi e quei soggetti colpiti duramente dalla repressione, che subiscono procedimenti penali perché colpevoli di opporsi al continuo degrado in cui i poteri forti costringono le masse popolari. Costruire una rete capillare di organismi che comincino, a partire dal proprio territorio e dalle battaglie particolari, a sviluppare una mobilitazione che punti a pianificare, decidere e costruire un’Amministrazione Comunale d’Emergenza che ponga un freno agli effetti più devastanti della crisi, che sostenga le aziende in crisi e riapra quelle chiuse, che garantisca ad ogni persona l’accesso alla sanità pubblica e all’istruzione. E’ necessario farlo e si può partire dando la solidarietà agli studenti processati, una solidarietà attiva che si trasformi in solidarietà sui propri posti di lavoro, nei propri quartieri, per difendersi dai licenziamenti e dal degrado. Possiamo e dobbiamo riprenderci in mano il nostro futuro, possiamo costruire un governo locale e nazionale che risponda agli interessi di tutte le masse popolari, che non processi chi tenta di difendere i propri diritti e di costruire un’alternativa allo status quo, ma che processi chi invece continua a portare avanti una guerra fatta di saccheggi delle risorse e di negazione dei diritti verso le masse popolari!
L’appuntamento è alle ore 11.30 presso il Tribunale di Siena!
Partito dei CARC_Sezione Siena/Val d’Elsa