I responsabili del partito incontrano Regione e sindacati per studiare una regolamentazione delle festività
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SIENA. No all’apertura delle attività commerciali i 1 maggio e rispetto per la festa dei lavoratori. E’ questo il sunto dell’incontro che, il 6 aprile scorso, ha visto riuniti una delegazione dell’Italia dei Valori, composta dal Vicepresidente del Consiglio Regionale, Giuliano Fedeli, da Roberto Rizzo, Responsabile del Dipartimento Lavoro-Welfare Idv Toscana, da Nicoletta Zagli, Responsabile Pmi e Commercio Idv Toscana, e le segreterie regionali delle categorie del commercio di Cgil, Cisl e Uil, per affrontare le questioni in materia di regolamentazione delle festività e delle domeniche lavorative del settore.
Il commercio è un settore che in Toscana conta diverse centinaia di lavoratrici e lavoratori (solo in Provincia di Firenze sono 130mila addetti, l’88% dei quali donne). Un cardine, dunque, dell’economia regionale, nonostante la crisi che ha inevitabilmente colpito il settore.
Per questo motivo, noi di Italia dei Valori siamo convinti che le aperture durante le festività, come il Primo Maggio, non rappresentino una soluzione efficace al rilancio del settore, ma un mero palliativo. In particolare, il Primo Maggio, per il valore storico, sociale e culturale di cui è foriero, è una data che noi di Italia dei Valori consideriamo inviolabile.
In questo senso, registriamo il segnale di sofferenza rappresentato dalle 50mila firme raccolte dai lavoratori e depositate in mano al Governatore Enrico Rossi.
Per questo, noi di Italia dei Valori riteniamo utile che la Regione Toscana apra un tavolo concertativo, a partire dalla Legge regionale esistente, per affrontare e definire regole ben precise che valgano sia per i piccoli commercianti come per la grande distribuzione.
Dall’incontro con i sindacati confederali è emersa la volontà di proseguire in un percorso comune teso a valorizzare le istanze del mondo del commercio in sede regionale, coinvolgendo anche gli enti locali per scongiurare deroghe selvagge, al fine di addivenire a una normativa tesa, da un lato, a rispettare le esigenze commerciali del settore, dall’altro le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori, sempre più deboli e precari, da un punto di vista salariale e soprattutto sociale, prova ne è il rinnovo del contratto nazionale.
Non si pensi dunque che le aperture durante le festività rappresentino la soluzione per la ripresa dell’economia del settore.