Confesercenti vuol combattere ad armi pari con gli outlet
di Lorenzo Croci
SIENA. “Se queste “cattedrali nel deserto” (gli outlet) non cominciano a sottostare alle regolamentazioni vigenti del codice regionale del commercio, ci ritroveremo – tutti noi esercenti – come veri e propri disoccupati. La continua concorrenza sleale che viene svolta nei nostri confronti sta portando alla chiusura di moltissimi esercizi all’interno dei nostri centri storici. Senza un cambio di marcia repentino non riusciamo ad andare avanti. E’ inevitabile e imprescindibile invertire al più presto questa tendenza2. E’ stato questo il messaggio che questa mattina – presso la sede della Confesercenti di Siena – i rappresentati ed esponenti, di questa, hanno lanciato. “L’outlet – ha dichiarato Graziano Becetti presidente provinciale Confesercenti Siena – dovrebbe vendere prodotti ricettati. E’ desolante per lo spirito di chi cerca di stare nel giusto – oltre che micidiale per il suo conto economico – assistere a strutture di vendita che si promuovono come “outlet” senza poi evidenziare al consumatore la precisazione che la legge impone in merito al tipo di merce; oppure promuovendo sconti perenni – per tutto l’arco dell’anno – quando invece la legge regionale ne vieta la possibilità nei 30 giorni precedenti i saldi, e che in quegli stessi giorni espongono in vetrina il “doppio prezzo” ( scontato e da scontare, assieme alla percentuale di sconto) anch’esso inibito dal codice regionale. Noi non chiediamo la chiusura di questi, ma solamente il rispetto delle regole perché senza queste non è possibile competere”.
“Come un anno fa – ha spiegato Mario Stolzi responsabile area commercio Confesercenti Siena – i saldi invernali 2013 portano respiro in negozio rispetto al pessimo avvio di stagione, ma confermano una tendenza di peggioramento progressivo, anno su anno. Al settembre 2012 erano 479 gli esercizi del commercio al dettaglio di abbigliamento in Provincia di Siena: 8 in meno rispetto allo stesso periodo del 2011”.
I principali motivi, di questo tragico dato, vengono assegnati – non solo al periodo di crisi e alla politica di recessione tramite l’Imu – ma soprattutto a questa concorrenza sleale, che tramite l’espediente della pubblicità ingannevole porta a far sì che questi luoghi siano sempre più affollati, giorno dopo giorno. “Non possiamo più accettare di essere considerati come dei veri e propri “bancomat dello Stato” – ha affermato Maria Gliatta presidente provinciale esercenti moda Confesercenti – perché con il futuro aumento della Tares (tassa sui rifiuti) la situazione rischia di crollare, portando ad una desertificazione dei centri storici con delle vetrine – prima considerate una delle nostre peculiarità e prerogative – pressoché identiche”.
In conclusione – oltre al messaggio inequivocabile che è stato lanciato – gli esponenti hanno espresso, in maniera univoca, un’importante appello alle istituzioni dichiarando che è indispensabile da subito che la Regione Toscana si faccia interprete di una maggiore applicazione del codice del commercio, e che i Comuni competenti per la vigilanza adempiano al loro ruolo per assumersi la responsabilità politica degli effetti che questo stato di cose continuerà a provocare.