SIENA. Solo posti in piedi ieri sera (21 giugno) alla libreria Becarelli per la presentazione del romanzo di Raffaele Ascheri “Gli scheletri nell'armadio”. Dopo le presentazioni “carbonare” dei libri inchiesta “La casta di Siena” e “Le mani sulla città”, c'era evidentemente molta curiosità per quello che è stato definito un romanzo, ma che tra le righe tutti cercheranno di trasformare in un nuovo racconto della società senese.
Dopo la presentazione di Simonetta Michelotti (una delle pochissime ad aver potuto leggere il nuovo libro), che ha tracciato un'analisi inconfutabile dei personaggi e del testo ed ha suggerito il sottotitolo possibile “Dell'ipocrisia”, dopo le precisazioni di Ascheri, che ha puntualizzato come i personaggi siano “di pura fantasia”, si è aperto il dibattito.
Ascheri è stato definito “più che uno scrittore emergente, uno scrittore dell'emergenza, perché a Siena c'è l'emergenza della libertà di stampa”. Forse non era pertinente alla presentazione di un romanzo, ma era per questo che tanta gente s'era ritrovata alla libreria: per capire fino a che punto il romanzo era davvero tale, fino a che punto non fosse invece un escamotage per evitare (altre) querele, ma soprattutto per parlare d'altro. Inteso come, appunto, la libertà di stampa, di dissenso, come denunciare la protervia di chi governa da tanti anni la città, come il diritto di poter esprimere un'opinione contraria senza incorrere nell'ostracismo del potere, come le classifiche di vendita dei libri “accomodate” per non dare fastidio. Secondo alcuni è questo che succede a Siena. Ma altri hanno sottolineato che non si tratta di un problema solo della nostra città, anzi, in Italia (come se fosse un altro mondo) è anche peggio. Difesa d'ufficio per il “povero” presidente del consiglio nel corso di un intervento. Giudicato non pertinente dagli astanti, ma tant'è, era su questo che doveva essere il dibattito, il libro era solo una “scusa” per poter parlare dei problemi dell'Italia e di Siena, di un potere che pur di altro “colore” si comporta come il vituperato governo. Quindi, la mancanza d'informazione corretta, l'autocensura dei giornalisti locali, le notizie scomode tenute nel cassetto, l'intimidazione, la mancanza di giustizia… e così via. Qualcuno ha sottolineato che – ad ogni buon conto – alla gente va bene così, perché altrimenti avrebbe dovuto esserci da tempo una sollevazione popolare…
Posizioni contrastanti, ma espresse con civiltà, sostenute senza acrimonia. Raro, di questi tempi.
Se Ascheri voleva sollevare un vespaio, c'è riuscito. Il libro? Frutto della fantasia dell'autore. Ma in sala ci credevano in pochi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo la presentazione di Simonetta Michelotti (una delle pochissime ad aver potuto leggere il nuovo libro), che ha tracciato un'analisi inconfutabile dei personaggi e del testo ed ha suggerito il sottotitolo possibile “Dell'ipocrisia”, dopo le precisazioni di Ascheri, che ha puntualizzato come i personaggi siano “di pura fantasia”, si è aperto il dibattito.
Ascheri è stato definito “più che uno scrittore emergente, uno scrittore dell'emergenza, perché a Siena c'è l'emergenza della libertà di stampa”. Forse non era pertinente alla presentazione di un romanzo, ma era per questo che tanta gente s'era ritrovata alla libreria: per capire fino a che punto il romanzo era davvero tale, fino a che punto non fosse invece un escamotage per evitare (altre) querele, ma soprattutto per parlare d'altro. Inteso come, appunto, la libertà di stampa, di dissenso, come denunciare la protervia di chi governa da tanti anni la città, come il diritto di poter esprimere un'opinione contraria senza incorrere nell'ostracismo del potere, come le classifiche di vendita dei libri “accomodate” per non dare fastidio. Secondo alcuni è questo che succede a Siena. Ma altri hanno sottolineato che non si tratta di un problema solo della nostra città, anzi, in Italia (come se fosse un altro mondo) è anche peggio. Difesa d'ufficio per il “povero” presidente del consiglio nel corso di un intervento. Giudicato non pertinente dagli astanti, ma tant'è, era su questo che doveva essere il dibattito, il libro era solo una “scusa” per poter parlare dei problemi dell'Italia e di Siena, di un potere che pur di altro “colore” si comporta come il vituperato governo. Quindi, la mancanza d'informazione corretta, l'autocensura dei giornalisti locali, le notizie scomode tenute nel cassetto, l'intimidazione, la mancanza di giustizia… e così via. Qualcuno ha sottolineato che – ad ogni buon conto – alla gente va bene così, perché altrimenti avrebbe dovuto esserci da tempo una sollevazione popolare…
Posizioni contrastanti, ma espresse con civiltà, sostenute senza acrimonia. Raro, di questi tempi.
Se Ascheri voleva sollevare un vespaio, c'è riuscito. Il libro? Frutto della fantasia dell'autore. Ma in sala ci credevano in pochi.
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