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Da inizio anno, solo nei confronti di evasori totali e paratotali, i reparti operativi ed informativi del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siena hanno scoperto un'evasione fiscale complessivamente pari ad oltre 22 milioni di euro. Più esattamente, 15 sono i milioni di euro occultati al fisco da 9 grandi evasori totali, mentre altri 7 milioni di euro sono stati sottratti all’erario da 2 evasori paratotali.
Da una prima analisi, si rileva che rispetto ad analogo periodo del precedente anno cresce il fenomeno dell’evasione totale, sia in termini di gettito recuperato (+ 92,5%), che di persone denunciate (+ 28,6%). La delicatezza e rilevanza degli accertamenti ispettivi condotti dalle Fiamme Gialle è stata tale che spesso i riscontri contabili hanno investito anche il campo penale, avendo scoperto frodi internazionali all’IVA realizzate attraverso il coinvolgimento di società residenti in Paesi off-shore o a fiscalità privilegiata come Malta.
Del resto, come non ricordare che la vicina Cipro, altra isola felice del mediterraneo, è sufficiente lo scanner di una bolletta telefonica per aprire conti correnti ed acquistare una carta di prelievo anonima con conto cifrato (deposito minimo iniziale di 300 €), ovvero costituire una società anonima, comprensiva di conto corrente a 1.685 €, con sconto di 60 € in caso di acquisto telematico. Insomma, la lotta all’evasione deve allargare sempre di più i confini, incentivando forme di collaborazione internazionale per la repressione del crimine finanziario.
Questo è proprio ciò che è avvenuto per un’azienda di Poggibonsi operante nel settore del commercio di bevande che, insieme ad altre 46 imprese nazionali ed estere, attraverso il meccanismo internazionale delle “frodi carosello”, ed il coinvolgimento di una società maltese, hanno venduto bevande per un valore complessivo di oltre 12.500.000 euro, senza applicare l’aliquota Iva prevista per legge. Prima del loro arresto, grazie a fatture ed altri documenti falsi, 2 soggetti, insieme ad altri 42 denunciati, hanno per diverso tempo sbaragliato la concorrenza grazie all’applicazione di prezzi al consumo notevolmente più bassi.
Un’altra categoria economica risultata particolarmente “sensibile” a tale fenomeni evasivi , è quella che opera nel settore dell’edilizia; solo tale comparto, infatti, ha inciso per il 51,2% rispetto al totale delle imposte evase, ed in termini di persone denunciate per il 36,4%.
Indubbiamente, quello “edile” è un settore vitale per l’economia e, più in generale, per lo sviluppo imprenditoriale del territorio per la forza lavoro impiegata e per sviluppo del mercato indotto che esso genera. Analizzando la demografia delle imprese locali ed i dati pubblicati dalla Camera di commercio di Siena, si rileva che il 17,1% del totale delle imprese presenti in Provincia esercitano attività di costruzioni, con un lieve ridimensionamento in termini numerici a causa della crisi congiunturale.
Dall’azione di vigilanza e controllo tributario emerge un dato che non può comunque passare inosservato, atteso che le condotte evasive realizzate da alcuni imprenditori del cemento sono degenerate in forme di concorrenza sleale basate proprio sul vantaggio economico derivante dagli illeciti tributari commessi, a cui spesso si aggiunge una significativa evasione contributiva a danno dei lavoratori spesso impiegati in “nero”.
Tra i trucchi adottati, alcuni dei quali anche di rilevanza penale, emerge l’occultamento e distruzione di scritture contabili, la presentazione di dichiarazioni reddittuali fraudolente, servendosi anche di fatture per operazioni inesistenti, il dirottamento di capitali all’estero, la costituzione di società in Paesi a fiscalità privilegiata, ovvero la realizzazione di operazioni societarie straordinarie come le fusioni di società transfrontaliere.
Se poi questi comportamenti vengono adottati da professionisti del mestiere, come i commercialisti, allora il problema diventa più delicato. Proprio uno di loro, infatti, quale evasore paratotale, è stato di recente sorpreso, come si ricorderà, dalle Fiamme Gialle di Chiusi che, dopo aver scandagliato per oltre due anni 80 rapporti di conto corrente sparsi in tutta Italia, hanno ricostruito redditi non dichiarati dal professionista, per un importo pari ad oltre 2,3 milioni di euro, derivanti da un’operazione commerciale per un valore di 5 milioni di Euro, finalizzata all’acquisizione di un grosso complesso immobiliare in Roma.
Tali fenomeni di illegalità sono solo una piccola testimonianza tangibile di quanto avviene a livello nazionale, dove non appare credibile che il 27% di circa 41 milioni di contribuenti non paga un euro di tasse, ovvero che il 50% non arriva in un anno a guadagnare 15 mila euro e, più in generale, che il 91% ne guadagna meno di 35 mila.
La continua ricerca di scambi informativi e di collaborazione, l’utilizzo di accertamenti bancari, l’avvio di selettive rilevazioni sul territorio di patrimoni e ricchezze, supportate da analisi e ricerche informative, sono solo alcuni dei mezzi che in modo sempre più sistematico continueranno ad alimentare l’attività di prevenzione e repressione da parte delle Fiamme Gialle, secondo le linee di indirizzo fissate a livello centrale che vedono nell’economia sommersa una delle principali “patologie” a livello nazionale.