Sinistra per Siena, Italia dei Valori e Rifondazione Comunista lanciano proposte concrete per ri-fondare le istituzioni
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. “Queste potrebbero essere belle parole, bei propositi ma ho la vaga impressione che si stia chiudendo il recinto quanto sono già scappati i buoi”. Sono state queste le parole, pronunciate dal saggio Luigi Bosco, cadute come un macigno sulla sala Patrizi ieri sera durante l’incontro-conferenza stampa organizzato dai circoli Città domani – Sinistra per Siena, “Peppino Impastato” di IdV e “Viro Avanzati” di Rifondazione Comunista. Parole pesanti che hanno smorzato per qualche minuto l’atmosfera di sana, concreta ribellione a quanto avvenuto durante l’ultima assemblea dei soci di Mps. 9 Ottobre: una data che verrà ricordata come la fine della senesità per la banca Mps.
L’umiliazione del presidente della Fondazione, Gabriello Mancini, che abdica in favore dell’arrogante presidente Profumo, è stata ricordata come espressione dell’umiliazione della città di fronte ai poteri forti di una finanza e di una politica cinica e senza anima, pronta a cancellare tutto – storia, dignità, etica, tradizione – pur di garantire ad una ristretta cerchia di privilegiati il mantenimento del potere e del denaro. E forse anche dell’immunità.
A nulla sono valsi i tentativi di evitare quel voto in assemblea che ha di fatto escluso Siena dal controllo della sua banca dopo 500 anni di storia. Oggi, si domandano tutti, cosa si può fare per rimediare a questa decisione così incomprensibile?
La risposta è nell’intervento duro, sferzante dell’avvocato Peccianti del circolo IdV. Pochi, sintetici punti: partire da un percorso di consultazione cittadina che possa riportare i senesi ad un rapporto diretto con la Fondazione; avviare un’azione di responsabilità che punti a stabilire nomi e cognomi di chi ha portato al disastro della banca e del suo socio di maggioranza; spingere la Fondazione, appunto, a costituirsi parte civile nel caso dell’acquisizione Antonveneta. Una scelta già presa dal Codacons e dall’associazione Piccoli Azionisti di banca Mps.
“Quanto accaduto lo scorso 9 ottobre è stato di una violenza inaudita contro la comunità senese” ha detto il rappresentante IdV chiedendo l’azzeramento degli organi della Fondazione. Non tutti, però: solo Presidente e Deputazione Amministratrice, ovvero gli organi che, di fatto, hanno votato a favore della proposta “suicida” di Profumo. La Deputazione Generale, in quanto organo di indirizzo, potrà restare al suo posto solo per rendere concreto il cammino verso la definizione di un nuovo Statuto dell’ente.
“La deputazione generale – ha aggiunto l’esponente IdV – può comunque procedere ad emettere una mozione di sfiducia nei confronti di presidente e Deputazione Amministratrice. Ci aspettiamo che lo faccia”
I numeri della disfatta sono stati enunciati da Alessandro Vigni, rappresentante di Città Domani – Sinistra per Siena.
“La Fondazione Mps ha operato in modo erroneo – ha detto Vigni – Il suo primo compito sarebbe stato quello della gestione del patrimonio, invece, anche per questo, ha fatto ricorso a consulenze esterne. Ciò non è ammissibile”.
15 miliardi di euro di valore perso in questi anni. Roba da far impallidire i capi di Stato alle prese con i Bilanci di un intero Paese.
Anche in questo caso, alcune cose da fare, secondo gli uomini e le donne della sinistra senese attivi all’incontro di ieri sera, ci sono.
Le modifiche allo Statuto della Fondazione Mps dovrebbero cominciare dal riconsiderare i “poteri di nomina”
Non più nelle mani del sindaco, del Presidente della Provincia e di quello della Regione, ma ricondotti agli organi collegiali ovvero ai Consigli comunale, provinciale, regionale. Per evitare “inciuci” nelle segrete stanze”. Una volta nominati, i vari membri degli organi della Fondazione dovranno essere passibili di revoca dall’incarico nel caso in cui si vengano a presentare delle motivazioni che ne determinino l’incopatibilità a proseguire o la violazione dello Statuto.
I membri degli organi della Fondazione dovranno essere scelti all’interno di un albo permanente e annualmente aggiornato.
Altro aspetto che riguarda sempre i nominati: basta con gli incarici accavallati! I membri delle due deputazioni, compreso il presidente, non devono poter svolgere altro incarico in società partecipate alla Fondazione o ad altri enti locali.
“La Fondazione non può funzionare come cavallo di Troia per accedere, poi, ad altri incarichi remunerati”, ha tuonato Vigni. E non può neppure essere un gradino di quella carriera politica che, a Siena, si comincia nell’età della giovinezza e si conclude senza sosta nel momento della pensione. Quindi: “Saranno non candidabili e non eleggibili gli amministratori, i dirigenti in carica e quelli che sono stati nei cinque anni precedenti alla nomina dei Comuni della Provincia di Siena, della Provincia, della Regione Toscana e di aziende e società partecipate, meno che mai in Banca”.
E uno sguardo anche ai compensi: “Per Presidente e deputazione amministratrice compensi non superiori a quelli di sindaco e giunta del Comune di Siena. per la deputazione generale, oltre al rimborso delle spese vive, prevedere la corresponsione di un gettone di presenza non superiore a trecento euro lordi a seduta”.
Infine uno sguardo alla senesità: basta “ipocrisie”. O i vertici di banca e Fondazione devono essere scelti tra persone che abbiano una residenza nella provincia di Siena da un tot di anni oppure il concetto di senesità deve essere eliminato. “Non come è stato fatto con Profumo – ha commentato Vigni – che gli s’è fatto prendere residenza a Monteriggioni il giorno prima di essere nominato presidente della banca!”.
Ma la proposta di maggiore impatto, quella che ha lasciato uno spiraglio ad uno scenario comunque disastroso, dalle vie d’uscita – se ce ne sono – ben nascoste, è stata quella dello “scorporo” della banca territorialmente legata a Siena dal resto del gruppo.
Un ritorno alle origini, insomma. Una banca che possa tornare ad essere direttamente dipendente dalla Fondazione e che riprenda il suo ruolo di banca “regionale”. Una proposta che i circoli della sinistra senese rilanciano ai partiti di maggioranza e di opposizione. “Se si vuole si può tecnicamente fare” assicurano agli scettici in sala.
Della serata, molto partecipata, restano proposte che, forse, se non servissero a salvare banca e fondazione (come è molto probabile) potrebbero promuovere una nuova stagione della partecipazione a Siena. Se i senesi non cominciano a confrontarsi ed a partecipare su Fondazione a Statuto annesso, su cosa potranno mai “accendersi”?
Un tentativo andrà pur fatto…
