SIENA. “Commissario? Ma che siamo matti?!”. Cosi il risponde il rettore Silvano Focardi in una intervista – che sarà domani sull’inserto toscano del quotidiano L’Unita – alla domanda se potrebbe essere lui il commissario dell’ateneo, nel caso di una decisione del ministro Gelmini di azzerarne i vertici. Focardi sulla eventualità di un commissariamento aggiunge: “Spero di no e penso di no. perché non vedo il motivo per una decisione del genere”.
Alla domanda se le inchieste in corso della magistratura e la politica che si interessa dell'ateneo in funzione delle amministrative di primavera contribuiscano a rendere più preoccupante la situazione, il rettore uscente ha sottolineato: ”Non mi voglio pronunciare sulle elezioni. Evidentemente c’è qualche piccolo vizio. Forse siamo stati noi un po’ ingenui. In una situazione così complessa e difficile forse non abbiamo fatto tutto quello che si doveva fare. Il caso di non avere pagato le tasse è un esempio. Come non avere seguito correttamente l’andamento finanziario. Però, devo dire che nel 2010 non è che sono stati pagati solo gli stipendi. Abbiamo fatto un’attività più limitata. Abbiamo pagato 120 milioni dei 160 di debiti pregressi originari”.
Sempre in tema di conti, Focardi rileva che “sono state aggredite pesantemente le cause del deficit, perché nel 2008 la differenza tra entrate e uscite era di 80 milioni e ora è attorno ai venti-venticinque. I problemi non sono stati completamente risolti ma comunque affrontati in maniera concreta. Sono molto fiducioso, ma bisogna stare con gli occhi ben aperti”.
Alla domanda se le inchieste in corso della magistratura e la politica che si interessa dell'ateneo in funzione delle amministrative di primavera contribuiscano a rendere più preoccupante la situazione, il rettore uscente ha sottolineato: ”Non mi voglio pronunciare sulle elezioni. Evidentemente c’è qualche piccolo vizio. Forse siamo stati noi un po’ ingenui. In una situazione così complessa e difficile forse non abbiamo fatto tutto quello che si doveva fare. Il caso di non avere pagato le tasse è un esempio. Come non avere seguito correttamente l’andamento finanziario. Però, devo dire che nel 2010 non è che sono stati pagati solo gli stipendi. Abbiamo fatto un’attività più limitata. Abbiamo pagato 120 milioni dei 160 di debiti pregressi originari”.
Sempre in tema di conti, Focardi rileva che “sono state aggredite pesantemente le cause del deficit, perché nel 2008 la differenza tra entrate e uscite era di 80 milioni e ora è attorno ai venti-venticinque. I problemi non sono stati completamente risolti ma comunque affrontati in maniera concreta. Sono molto fiducioso, ma bisogna stare con gli occhi ben aperti”.