di Augusto Mattioli
SIENA
. “La soluzione di questa crisi, nella quale sono considerato da alcuni uno dei principali attori, credo che debba essere fatta nella logica di un’interazione forte con il territorio”. Parole che il rettore dell’università Silvano Focardi ha rivolto questa mattina in consiglio provinciale ai vertici della Provincia e ai consiglieri in una riunione che anche nei vari interventi ha avuto solo momenti di preoccupazione come impone il momento. “Certo occorre anche l’aiuto del governo“, ha aggiunto, sottolineando che il tavolo istituzionale “è un punto di partenza”.
Pur con il suo usuale atteggiamento bonario e colloquiale Focardi però non ha rinunciato nella sostanza a qualche affermazione dura. “Ci sono professori che mi contestano anche tra quelli che hanno fatto il piano. Ma c’è poco da fare. O bere o affogare. Sarà contento il rettore a presentare un piano del genere a chi l’ha eletto?”. E che, se ben ricordiamo, lo acclamò con un tifo da stadio quando raggiunse il quorum…
Focardi si è soffermato anche sulla governance dell’ateneo. “E’ il punto essenziale. Non si può amministrare con criteri vecchi. Qualcosa – ammette – non ha funzionato. Mi sono fidato dei risultati dei bilanci e dei sindaci revisori”. Già, i sindaci revisori. Strano che il responsabile del collegio dei sindaci, Enzo Martinelli, non si sia dimesso dopo che, come ha ammesso lui stesso, era stato minacciato in modo che non rendesse pubbliche alcune cose che a suo parere non erano chiare. E che non sia andato alla Procura della Repubblica per denunciare il tutto.
“Ora – ha proseguito il rettore – c’è da ricominciare tutto da capo. In ogni caso alcuni hanno già lasciato i loro incarichi. Però se vado via io cosa succede?. Il rettore non se ne va – ha sottolineato con decisione – e cerca di andare avanti con il suo mandato”. Ma dal tono del suo intervento appare chiaro che non sarà certo disponibile a un secondo triennio. Meglio tornare ai suoi studi sull’ambiente.
Focardi ha poi dato una cifra: 37 milioni. Sono i soldi in più di quelli che entrano che l’università di Siena spende. Dunque troppe spese. “I tagli li facciano sulle voci che ci sono”, ha puntualizzato Sui 200 milioni di spese 135 sono per gli stipendi, “per cui noi si lavora su 65 milioni. Ma ciascuno ha un suo podere da difendere; ma noi non possiamo accettare che questo accada. Una sfida da vincere perché l’università possa uscire adi suoi problemi economici. Una università che, tengo a dirlo – ha i servizi migliori di molte altre del nostro paese e anche di paesi esteri”.
Nell’intervento di apertura del dibattito il presidente della Provincia Fabio Ceccherini ha definito “molto complesso” il piano di risanamento che “comunque è importante che ci sia” Ed ha espresso preoccupazione per misure “che toccano le persone che non rappresentate negli organismi istituzionali. Occorre ricercare misure di maggiore equità. E di pari passo bisogna anche ripensare al futuro dell’ateneo e delle sue eccellenze. Comunque l’università di Siena deve avere una forte capacitò di autoriforma”. E riprendendo anche temi che si sono sentiti anche nel dibattito del partito democratico alla saletta dei Mutilati, Ceccherini ha sottolineato che “non tutti sono consapevoli di una difficile situazione” Ed ha proposto una “rimodulazione de rapporti con la fondazione Mps con la condivisione del piano di risanamento”. Concludendo con un accenno al ruolo del governo “che non deve ripianare il debito ma concorrere ad un piano di rilancio dell’università ma senza pensare che si debba ottenere qualcosa in cambio. L’autonomia è infatti un valore fondamentale della formazione e della ricerca”.
(Clicca qui per leggere le dichiarazioni dei consiglieri)
Pur con il suo usuale atteggiamento bonario e colloquiale Focardi però non ha rinunciato nella sostanza a qualche affermazione dura. “Ci sono professori che mi contestano anche tra quelli che hanno fatto il piano. Ma c’è poco da fare. O bere o affogare. Sarà contento il rettore a presentare un piano del genere a chi l’ha eletto?”. E che, se ben ricordiamo, lo acclamò con un tifo da stadio quando raggiunse il quorum…
Focardi si è soffermato anche sulla governance dell’ateneo. “E’ il punto essenziale. Non si può amministrare con criteri vecchi. Qualcosa – ammette – non ha funzionato. Mi sono fidato dei risultati dei bilanci e dei sindaci revisori”. Già, i sindaci revisori. Strano che il responsabile del collegio dei sindaci, Enzo Martinelli, non si sia dimesso dopo che, come ha ammesso lui stesso, era stato minacciato in modo che non rendesse pubbliche alcune cose che a suo parere non erano chiare. E che non sia andato alla Procura della Repubblica per denunciare il tutto.
“Ora – ha proseguito il rettore – c’è da ricominciare tutto da capo. In ogni caso alcuni hanno già lasciato i loro incarichi. Però se vado via io cosa succede?. Il rettore non se ne va – ha sottolineato con decisione – e cerca di andare avanti con il suo mandato”. Ma dal tono del suo intervento appare chiaro che non sarà certo disponibile a un secondo triennio. Meglio tornare ai suoi studi sull’ambiente.
Focardi ha poi dato una cifra: 37 milioni. Sono i soldi in più di quelli che entrano che l’università di Siena spende. Dunque troppe spese. “I tagli li facciano sulle voci che ci sono”, ha puntualizzato Sui 200 milioni di spese 135 sono per gli stipendi, “per cui noi si lavora su 65 milioni. Ma ciascuno ha un suo podere da difendere; ma noi non possiamo accettare che questo accada. Una sfida da vincere perché l’università possa uscire adi suoi problemi economici. Una università che, tengo a dirlo – ha i servizi migliori di molte altre del nostro paese e anche di paesi esteri”.
Nell’intervento di apertura del dibattito il presidente della Provincia Fabio Ceccherini ha definito “molto complesso” il piano di risanamento che “comunque è importante che ci sia” Ed ha espresso preoccupazione per misure “che toccano le persone che non rappresentate negli organismi istituzionali. Occorre ricercare misure di maggiore equità. E di pari passo bisogna anche ripensare al futuro dell’ateneo e delle sue eccellenze. Comunque l’università di Siena deve avere una forte capacitò di autoriforma”. E riprendendo anche temi che si sono sentiti anche nel dibattito del partito democratico alla saletta dei Mutilati, Ceccherini ha sottolineato che “non tutti sono consapevoli di una difficile situazione” Ed ha proposto una “rimodulazione de rapporti con la fondazione Mps con la condivisione del piano di risanamento”. Concludendo con un accenno al ruolo del governo “che non deve ripianare il debito ma concorrere ad un piano di rilancio dell’università ma senza pensare che si debba ottenere qualcosa in cambio. L’autonomia è infatti un valore fondamentale della formazione e della ricerca”.
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