Il titolare di un negozio nel centro storico prelevava dei soldi dagli incassi per procurarsi della droga
SIENA. Aveva simulato una rapina a mano armata avvenuta, secondo quanto aveva riferito alla Polizia, la sera dello scorso 5 giugno in un negozio del centro storico di Siena.
Un bottino di circa 27.000 era il provento del colpo messo a segno da un fantomatico rapinatore incappucciato che, dopo aver suonato al campanello del suo negozio, alle 23.30 circa di quella domenica, aveva costretto il direttore, che a quell’ora si trovava ancora all’interno dell’esercizio a rimettere a posto la merce, a consegnargli l’incasso di circa 12 giornate di lavoro.
Il titolare A.M., queste le sue iniziali, romano di 30 anni, aveva infatti chiamato la Polizia raccontando agli agenti delle Volanti della Questura di Siena, intervenuti sul posto, di essere stato proprio lui ad aprire, ingenuamente, la porta a vetri del negozio.
L’uomo aveva poi riferito ai poliziotti che il rapinatore, che indossava un felpa con cappuccio, dopo avergli intimato di non guardarlo in volto, lo aveva costretto, puntandogli contro una pistola semiautomatica, ad aprire la cassaforte e a consegnargli il denaro, con assoluta sicurezza di quanto contenuto al suo interno.
Gli agenti, insospettiti dal racconto del titolare e dalle circostanze in cui si era verificata la rapina, hanno subito contattato i colleghi della Squadra Mobile che hanno avviato le indagini.
Gli investigatori non hanno infatti creduto a quanto riferito dal negoziante circa le modalità del colpo messo a segno e hanno voluto vederci chiaro. Troppe le incongruenze. Come mai la chiamata al 113 era giunta dopo circa dieci minuti dal fatto? Perché l’incasso del giorno non era stato toccato? E ancora come poteva sapere il rapinatore che in cassaforte erano custoditi tutti quei soldi e non solo i proventi del fine settimana?
A distanza di appena 8 giorni dal fatto grazie all’intuito e alle capacità investigative degli inquirenti sono scattate le manette ai polsi del titolare, gravemente indiziato per il reato di furto pluriaggravato e continuato e indagato per calunnia. Ieri, 13 giugno, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Siena ha, infatti, convalidato il fermo effettuato dalla Polizia e ha disposto contestualmente, su richiesta del Pubblico Ministero Natalini, la misura cautelare degli arresti domiciliari nei suoi confronti.
In seguito alle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Siena è emerso che il proprietario del negozio, avendo appreso che di lì a pochi giorni era stata fissata una verifica contabile sugli incassi, aveva organizzato la rapina per coprire i molteplici ammanchi di denaro che lui stesso aveva effettuato in precedenza.
Verosimilmente negli ultimi mesi l’uomo aveva prelevato il denaro dalla cassa, dai 200 ai 400 euro ogni volta, per pagarsi la droga di cui sembra essere abituale consumatore.
Era, infatti, prassi in quel negozio quella di ritardare i versamenti in banca degli incassi di circa 10 giorni, circostanza che gli consentiva all’uomo, nel tempo, di distogliere l’attenzione sui piccoli ammanchi.
Il responsabile dell’inventario dell’esercizio proprio per questi ritardi, pratica non corretta dal punto di vista aziendale, aveva fissato una verifica contabile nei giorni successivi.
Il timore di essere scoperto avrebbe indotto, pertanto, il titolare a simulare la rapina.
Proseguono, intanto, le indagini per accertare l’eventuale coinvolgimento di complici nel reato.