SIENA. LaRcr, ex Calp, è sull’orlo del baratro come si è lasciato sfuggire con una battuta il neopresidente della Provincia Simone Bezzini appena uscito dal tavolo istituzionale di questa mattina (22 giugno) svoltosi nella sede dell’amministrazione. Al capezzale dell’azienda, la cui crisi ricorda quella drammatica della Sclavo di alcuni anni fa, oltre Bezzini ed il sindaco di Colle Paolo Brogioni erano presenti con propri rappresentanti la Rsu, i sindacati, l’associazione industriali, i vertici aziendali.
In piazza del Duomo un nutrito gruppo di dipendenti dell’azienda sono rimasti a presidiare la piazza in attesa di sapere cosa accadrà nell’immediato futuro.
Un dato è certo. Loro sono troppi. Per cui occorre tagliare l’occupazione, (ci sarà la cassa integrazione per circa 220 persone) che sembra l’unica strada possibile per far funzionare la Rcr.
Due anni fa con il cambio dei manager e con il ricorso alla cassa integrazione per ristrutturazione aziendale la strada per il rilancio sembrava avviata. Non è successo. La riorganizzazione non c’è stata o se qualcosa si è fatto non è stato sufficiente. Le cose sono andate in maniera diversa (complice, occorre sottolinearlo, anche lo scoppio della crisi mondiale che ha trovato la Rcr ex Calp in mezzo al guado). Osservazioni che abbiamo fatto al presidente di Rcr Giuseppe Garofano che non ha affatto gradito.
La dirigenza, per bocca dell’amministratore delegato Carlo D’Aiello, con cui abbiamo avuto un breve colloquio a fine incontro, dopo il battibecco con il presidente, rivendica una serie di iniziative. Ha fatto 14 milioni di investimenti riguardanti la struttura complessiva dell’azienda, modificandone le strategie di marketing; ha cambiato nome all’azienda, ha fatto promozione e pubblicizzato i propri prodotti, ha tagliato molti prodotti in catalogo; ha lavorato con designer italiani e stranieri. Ma in piazza c’è chi ci ha detto che un tecnico proveniente dalla Bormioli se n’à andato dopo un paio di settimane essendo stato praticamente ignorato.
D’Aiello ha aggiunto che Rcr ha raggiunto i 36 milioni di fatturato nei primi sei mesi del 2008. “Se non ci fosse stata la crisi ne avrebbe potuti fare 56/57 e avremmo potuto mantenere l’occupazione”. Ma secondo alcuni dati che lo stesso D’Aiello ci ha fornito la crisi ha colpito molte aziende importanti a livello internazionale. L’austriaca Swarovski, tanto per citare uno dei marchi più famosi al mondo, ha ridotto 600 posti di lavoro nel 2009 ne ridurrà altri 500 nel 2010 nel quartiere generale di Wattens. Dunque occorre andare a quello che il sindaco di Colle Val d’Elsa Paolo Brogioni definisce “un doloroso piano di riposizionamento”.
L’azienda certo si ridimensionerà, e soprattutto ci saranno 220 posti di lavoro in meno. Non è pensabile, infatti, che i dipendenti che andranno in cassa integrazione possano rientrare in tempi brevi.
Sulla crisi pesano comunque le responsabilità di chi negli ultimi dieci anni è stato sul ponte di comando.
In piazza del Duomo stamattina l’umore era nero. E non sono mancate critiche nelle considerazioni di alcuni lavoratori per la gestione anche attuale dell’azienda. Che riportiamo. Prima considerazione: il fatto che chi deve fare promozione, quelli che si possono definire rappresentanti, siano pagati a stipendio fisso e non a provvigione. Altra "critica": la mancanza di rapporti concreti con realtà produttive importanti della provincia di Siena che potrebbero chiedere prodotti di qualità come il settore del vino. Il Brunello, il Chianti, il Nobile, la Vernaccia sono marchi che invece di guardare all’estero potrebbero guardare a Colle.
Altra "critica": un’utilizzazione delle “risorse umane” disattenta alle qualità delle persone.
La crisi che certo non è tutta responsabilità di chi gestisce ora, si è sedimentata negli anni a causa di una politica aziendale a volte legata a scelte non del tutto industriali, sbagliata e poco lungimirante. Ed è chiaro che oggi l’azienda non sia più in grado di sostenere la situazione e che quindi si cerchi di salvare il salvabile tagliando il lavoro di chi non ha alcuna responsabilità e che spesso, come ci è stato detto in piazza, ha sottolineato le cose che non andavano. Mai che a pagare siano manager o proprietari.
Ex Calp, l’azienda è sull’orlo del baratro. E i dipendenti sono infuriati
di Augusto Mattioli