SIENA. All’incontro svoltosi ieri (25 agosto), presso la Festa provinciale del Pd senese, hanno partecipato Enrico Rossi, assessore regionale alla Sanità; Simonetta Pellegrini, assessore provinciale al Welfare; Alberto Monaci, capogruppo del Pd in consiglio regionale; Franco Ceccuzzi, deputato del Pd e il sindaco Maurizio Cenni. Numerosi gli argomenti trattati-
La crisi dell’Università degli Studi di Siena
“Non credo – ha detto Rossi – che ci sia un cedimento dell’Università, ci sono dei difetti da correggere. Quando si chiede un cambiamento, occorre chiedere anche dei finanziamenti che spettano al governo. Le Università italiane, pubbliche e accessibili a tutte, sono sotto finanziate rispetto alle altre realtà europee. Questo va tenuto in considerazione, prima di fare attacchi denigratori. Per quanto riguarda il risanamento dell’Ateneo senese e la possibilità di vendere Le Scotte alla Regione per ripianare il debito, credo che il nostro ruolo non sia quello di fare gli immobiliaristi. Prima di ragionare di vendite immobiliari serve un progetto nel quale contestualizzare l’idea di riequilibrio degli Atenei. Come assessorato alla sanità abbiamo finanziato l’acquisto di brevetti, un’operazione che è nel nostro interesse perché finanziare l’università e la ricerca, creando uno sbocco per la produzione di brevetti rappresenta un passo in avanti importante per lo sviluppo. Dunque, anche in un’ottica più specifica di riorganizzazione dell’azienda mista, come è quella ospedaliera, credo che, con un progetto sulla ricerca alla base, si possa puntare ad un finanziamento comprensivo anche dell’acquisto, da parte della Regione, di beni immobili, dopo aver affrontato tutti i passaggi politici necessari. Insomma, acquistare si può, purché ciò avvenga all’interno di un ragionamento di sistema universitario regionale, aziendalista e di valorizzazione dell’Ateneo”.
“Per la prima volta – ha sottolineato Maurizio Cenni – affondando il deficit dell’Ateneo senese mi sono spaventato, perché ho percepito che la città non poteva, da sola, riparare al danno. Il governo non ci ha aiutato, ha solo anticipato fondi che ci erano dovuti e che la riforma del Ministro Gelmini taglierà ulteriormente. E’ stata individuata una linea di finanziamento, che però non risolve i problemi dell’Ateneo. Se non c’è un’azione di contenimento dei costi, se non si recupera il livello di eccellenza dell’Ateneo senese il problema non si risolve. La partita è ancora aperta, la priorità oggi riguarda i lavoratori prima del patrimonio immobiliare, ma dobbiamo stare attenti a non trasformare l’Ateneo in uno ‘stipendificio’”.
“Il debito contratto con l’Inpdap – ha evidenziato Ceccuzzi – è frutto dello squilibrio tra il fondo di finanziamento ordinario e il costo del personale. Uno squilibrio aggravato dai tagli del governo che ha prodotto un ulteriore indebitamento tra pubbliche amministrazioni. Noi avevamo presentato una proposta di legge che prevedeva un contributo straordinario di 100 milioni di euro all’Università di Siena, per scongiurare danni alla didattica o la ‘mutilazione’ del patrimonio immobiliare. Una proposta, respinta dal governo, che prevedeva alcune clausole inderogabili per l’Ateneo, come dalla la puntuale corresponsione degli stipendi la ripartizione equilibrata dei tagli alla spesa, al fine di raggiungere il pareggio di bilancio, fino all’approvazione di un nuovo statuto che ridefinisca il sistema efficace e responsabile di governo dell’Università. Dobbiamo, comunque, trarre dei dati positivi dal lavoro di questi ultimi mesi: c’è stata maggiore collegialità e più consapevolezza della situazione dell’Ateneo senese, che ha portato anche al passaggio molto importante della riforma interna della governance”.
“Le condizioni imposte dalla Banca all’Università – ha aggiunto Monaci – sono molto dure, voglio interpretarle come uno stimolo positivo per farla ripartire da zero, una sorta di correzione pedagogica”.
Le Scotte e il caso delle liste di attesa
“Le lista di attesa – ha detto Rossi, riferendosi al caso di cronaca della paziente senese cui era stata fissata una risonanza magnetica dopo 8 mesi – devono stare all’interno del Cup, la battaglia della regione è questa da anni. La lunghezza dei tempi dipende per l’80 per cento dei casi da problemi di funzionamento della macchina organizzativa, mentre per il 20 per cento dalla mancanza di personale. Una possibile soluzione potrebbe essere l’allungamento dei tempi di lavoro delle macchine, anche se ho dei timori sulle attività aggiuntive che rischiano di alimentare comportamenti parassitari e interessi privati. Dobbiamo intervenire, consapevoli che il sistema di servizi pubblici richiede qualità dei comportamenti e che i cittadini, di fronte alla crisi e all’impoverimento, rischiano di rivoltarsi portando ad uno scontro che aprirebbe le porte alla privatizzazione”.
“Quando si verifica – ha detto Cenni – un caso di mancanza di risposta ai cittadini, dobbiamo intervenire. Dobbiamo essere consapevoli, però, che quando parliamo di sanità riflettiamo su un sistema che per il 90 per cento garantisce prestazioni di ottimo livello. Altrove, anche nel nostro Paese, è già partita l’ ‘americanizzazione’ dell’assistenza. Siena e la Toscana continuano ad avere un livello universale degli interventi, con un fine sociale. Il sistema si colloca già ad livelli alti. Liste di attesa e lunghe agende, però, introducono elementi di iniquità. L’introduzione del Cup, in questo senso, è stata una grande conquista anche sul piano dell’integrazione tra sanità territoriale e azienda”.
La crisi e gli investimenti nelle eccellenze senesi
“La Toscana afferma Ceccuzzi – è entrata nella crisi mentre stava vivendo già una situazione molto difficile Negli ultimi anni abbiamo subito un arretramento dell’industria e in particolare del manifatturiero. Abbiamo così subito un calo delle esportazioni, con conseguente perdita di quote di mercato che, negli ultimi dieci anni, non sono state compensate né dal turismo né dal terziario. Questi numeri dimostrano che l’industria non è sostituibile. Per questo occorre continuare ad investire nei settori del futuro, come le biotecnologie che ancora non hanno espresso il loro potenziale, le energie rinnovabili, le nanotecnologie e la meccanica di precisione”.
“Il governo – afferma Pellegrini – non punta sulla ricerca e questo è drammatico. L’Italia investe, rispetto alla media europea, meno della metà. Se questo è grave nel pubblico, lo è ancora di più nel privato. Gli enti locali devono aiutare lo sviluppo di ricerca, per questo è importante l’iniziativa della Regione di finanziamento ai brevetti, perché servono allo sviluppo. L’amministrazione provinciale di fronte alla crisi, vuole puntare sui nuovi bacini occupazionali, dalle scienze della vita alla farmaceutica fino al biomedicale. E’ interesse prioritario della Provincia sostenere l’Università e favorire una maggiore responsabilità nella sua gestione. Contribuire alla ricerca e al suo ruolo di formazione è uno dei passaggi fondamentali per aiutare il nostro territorio ad uscire più forte dalla crisi in atto”.
“Voglio immaginare – ha aggiunto Monaci – che la ricerca, anche nella nostra Università, serva a costruire il futuro. I servizi che una città come la nostra offre, anche nel suo Ateneo, sono superiori a quelli di molte altre realtà. La fase è difficile, anche per Siena, ma abbiamo tutte le risorse, i talenti e le potenzialità per crescere”.
La crisi dell’Università degli Studi di Siena
“Non credo – ha detto Rossi – che ci sia un cedimento dell’Università, ci sono dei difetti da correggere. Quando si chiede un cambiamento, occorre chiedere anche dei finanziamenti che spettano al governo. Le Università italiane, pubbliche e accessibili a tutte, sono sotto finanziate rispetto alle altre realtà europee. Questo va tenuto in considerazione, prima di fare attacchi denigratori. Per quanto riguarda il risanamento dell’Ateneo senese e la possibilità di vendere Le Scotte alla Regione per ripianare il debito, credo che il nostro ruolo non sia quello di fare gli immobiliaristi. Prima di ragionare di vendite immobiliari serve un progetto nel quale contestualizzare l’idea di riequilibrio degli Atenei. Come assessorato alla sanità abbiamo finanziato l’acquisto di brevetti, un’operazione che è nel nostro interesse perché finanziare l’università e la ricerca, creando uno sbocco per la produzione di brevetti rappresenta un passo in avanti importante per lo sviluppo. Dunque, anche in un’ottica più specifica di riorganizzazione dell’azienda mista, come è quella ospedaliera, credo che, con un progetto sulla ricerca alla base, si possa puntare ad un finanziamento comprensivo anche dell’acquisto, da parte della Regione, di beni immobili, dopo aver affrontato tutti i passaggi politici necessari. Insomma, acquistare si può, purché ciò avvenga all’interno di un ragionamento di sistema universitario regionale, aziendalista e di valorizzazione dell’Ateneo”.
“Per la prima volta – ha sottolineato Maurizio Cenni – affondando il deficit dell’Ateneo senese mi sono spaventato, perché ho percepito che la città non poteva, da sola, riparare al danno. Il governo non ci ha aiutato, ha solo anticipato fondi che ci erano dovuti e che la riforma del Ministro Gelmini taglierà ulteriormente. E’ stata individuata una linea di finanziamento, che però non risolve i problemi dell’Ateneo. Se non c’è un’azione di contenimento dei costi, se non si recupera il livello di eccellenza dell’Ateneo senese il problema non si risolve. La partita è ancora aperta, la priorità oggi riguarda i lavoratori prima del patrimonio immobiliare, ma dobbiamo stare attenti a non trasformare l’Ateneo in uno ‘stipendificio’”.
“Il debito contratto con l’Inpdap – ha evidenziato Ceccuzzi – è frutto dello squilibrio tra il fondo di finanziamento ordinario e il costo del personale. Uno squilibrio aggravato dai tagli del governo che ha prodotto un ulteriore indebitamento tra pubbliche amministrazioni. Noi avevamo presentato una proposta di legge che prevedeva un contributo straordinario di 100 milioni di euro all’Università di Siena, per scongiurare danni alla didattica o la ‘mutilazione’ del patrimonio immobiliare. Una proposta, respinta dal governo, che prevedeva alcune clausole inderogabili per l’Ateneo, come dalla la puntuale corresponsione degli stipendi la ripartizione equilibrata dei tagli alla spesa, al fine di raggiungere il pareggio di bilancio, fino all’approvazione di un nuovo statuto che ridefinisca il sistema efficace e responsabile di governo dell’Università. Dobbiamo, comunque, trarre dei dati positivi dal lavoro di questi ultimi mesi: c’è stata maggiore collegialità e più consapevolezza della situazione dell’Ateneo senese, che ha portato anche al passaggio molto importante della riforma interna della governance”.
“Le condizioni imposte dalla Banca all’Università – ha aggiunto Monaci – sono molto dure, voglio interpretarle come uno stimolo positivo per farla ripartire da zero, una sorta di correzione pedagogica”.
Le Scotte e il caso delle liste di attesa
“Le lista di attesa – ha detto Rossi, riferendosi al caso di cronaca della paziente senese cui era stata fissata una risonanza magnetica dopo 8 mesi – devono stare all’interno del Cup, la battaglia della regione è questa da anni. La lunghezza dei tempi dipende per l’80 per cento dei casi da problemi di funzionamento della macchina organizzativa, mentre per il 20 per cento dalla mancanza di personale. Una possibile soluzione potrebbe essere l’allungamento dei tempi di lavoro delle macchine, anche se ho dei timori sulle attività aggiuntive che rischiano di alimentare comportamenti parassitari e interessi privati. Dobbiamo intervenire, consapevoli che il sistema di servizi pubblici richiede qualità dei comportamenti e che i cittadini, di fronte alla crisi e all’impoverimento, rischiano di rivoltarsi portando ad uno scontro che aprirebbe le porte alla privatizzazione”.
“Quando si verifica – ha detto Cenni – un caso di mancanza di risposta ai cittadini, dobbiamo intervenire. Dobbiamo essere consapevoli, però, che quando parliamo di sanità riflettiamo su un sistema che per il 90 per cento garantisce prestazioni di ottimo livello. Altrove, anche nel nostro Paese, è già partita l’ ‘americanizzazione’ dell’assistenza. Siena e la Toscana continuano ad avere un livello universale degli interventi, con un fine sociale. Il sistema si colloca già ad livelli alti. Liste di attesa e lunghe agende, però, introducono elementi di iniquità. L’introduzione del Cup, in questo senso, è stata una grande conquista anche sul piano dell’integrazione tra sanità territoriale e azienda”.
La crisi e gli investimenti nelle eccellenze senesi
“La Toscana afferma Ceccuzzi – è entrata nella crisi mentre stava vivendo già una situazione molto difficile Negli ultimi anni abbiamo subito un arretramento dell’industria e in particolare del manifatturiero. Abbiamo così subito un calo delle esportazioni, con conseguente perdita di quote di mercato che, negli ultimi dieci anni, non sono state compensate né dal turismo né dal terziario. Questi numeri dimostrano che l’industria non è sostituibile. Per questo occorre continuare ad investire nei settori del futuro, come le biotecnologie che ancora non hanno espresso il loro potenziale, le energie rinnovabili, le nanotecnologie e la meccanica di precisione”.
“Il governo – afferma Pellegrini – non punta sulla ricerca e questo è drammatico. L’Italia investe, rispetto alla media europea, meno della metà. Se questo è grave nel pubblico, lo è ancora di più nel privato. Gli enti locali devono aiutare lo sviluppo di ricerca, per questo è importante l’iniziativa della Regione di finanziamento ai brevetti, perché servono allo sviluppo. L’amministrazione provinciale di fronte alla crisi, vuole puntare sui nuovi bacini occupazionali, dalle scienze della vita alla farmaceutica fino al biomedicale. E’ interesse prioritario della Provincia sostenere l’Università e favorire una maggiore responsabilità nella sua gestione. Contribuire alla ricerca e al suo ruolo di formazione è uno dei passaggi fondamentali per aiutare il nostro territorio ad uscire più forte dalla crisi in atto”.
“Voglio immaginare – ha aggiunto Monaci – che la ricerca, anche nella nostra Università, serva a costruire il futuro. I servizi che una città come la nostra offre, anche nel suo Ateneo, sono superiori a quelli di molte altre realtà. La fase è difficile, anche per Siena, ma abbiamo tutte le risorse, i talenti e le potenzialità per crescere”.