SIENA. Una lettera di licenziamento. L’anno trovata sotto l’albero di Natale sette dipendenti dell’Enoteca italiana che da tempo è in una crisi che sembra non trovare idee e progetti che possano salvare il suo ruolo di valorizzazione del settore vinicolo del nostro paese. Non è una novità per una città che ha scialacquato le sue principali risorse finanziarie distribuite dalla Fondazione. Chiusi i rubinetti le attività che dipendevano dai suoi finanziamenti traballano.
“La lettera – ci dice uno dei dipendenti licenziati- è arrivata alla vigilia di un Natale, che è stato davvero molto magro. Solo in sei sono restati, con un orario a part time. Non è che la lettera sia stata una sorpresa. Non stata un fulmine a ciel sereno. Sapevamo che sarebbe arrivato qualcosa ma non a chi. Ad andare a casa gente che all’Enoteca italiana ha lavorato per molti anni, tra i quindici e i venti anni. Negli ultimi tempi i dipendenti si sono mossi di concerto con i sindacati per capire le intenzioni di Paolo Benvenuti, amministratore unico dell’Enoteca, chiamato all’ente per vedere se poteva cercare di salvare qualcosa di questa istituzione. “la riduzione di personale è stata consistente ma noi per molti giorni non abbiamo saputo niente“, ci dice il nostro interlocutore, secondo il quale “tutta la questione è stata gestita molto male. Tra l’altro, fino all’arrivo della letterina di Natale c’è stato un vero e proprio toto nomi che ha creato difficoltà anche dal punto di vista psicologico. Per quanto ci riguarda sapevamo che ci sarebbe dovuta essere una ristrutturazione, ma tutto doveva essere affrontato diversamente. Per cui ogni volta che il postino suonava a casa poteva essere quella della consegna della lettera di licenziamento”.
Ora bisognerà capire cosa accadrà alle attività dell’Enoteca, compresa la struttura della Fortezza medicea, alla luce della diminuzione di personale. C’è un aspetto che il nostro interlocutore tiene a sottolineare. Con un interrogativo. “Nessuno si era mai accorto di niente, non si era accorto che la situazione andava sempre più degradandosi dal punto di vista finanziario? Ora cadono tutti dal pero. Compreso il sindaco Valentini, che di recente ha detto di non essersi reso conto delle difficoltà dell’Enoteca. La responsabilità non è di nessuno se non abbiamo riscosso lo stipendio per un anno, se l’ente è entrato in crisi, se in sette ce ne andiamo a casa. Licenziati”. Una parola che a Siena – che si trincerava dietro le sue sicurezze finanziarie – sembrava lontana. Senza quelle sicurezze provenienti dalla Banca e distribuite con dovizia dalla Fondazione sono entrate in crisi tante attività che sembravano solide. Solidissime. La Siena Biotech, appunto l’Enoteca italiana, per non parlare della Chigiana, gioiello della musica nazionale e internazionale, passando per la Sansedoni spa, la Mens Sana basket sulla cui gestione è ancora in corso un’inchiesta da parte della magistratura, il Siena calcio.
Ci saranno altre crisi? L’interrogativo ci pare pertinente. Speriamo di no, ma temiamo proprio di sì. Una domanda (che si fanno in tanti a Siena) la vorremmo fare a chi negli anni che vanno dal 2000 fino al crollo ha avuto responsabilità di governo degli enti locali o di gestione della banca e della Fondazione: per quali interessi hanno giocato?