SIENA. Da Angela Bindi di Rifondazione Comunista riceviamo e pubblichiamo.
"Lunedi a Siena c’è stato il summit degli stati generali delle costruzioni, da qui è partito il grido d’allarme occupazione, pil, decrescita….
A detta dei presenti il 30% del pil della nostra Provincia proviene dal settore costruzioni e quindi un rallentamento del settore crea non poche preoccupazioni a tutti i livelli.
Leggendo questa mattina la stampa locale apprendiamo con preoccupazione che il rimedio sarebbe in una rapida approvazione dei regolamenti urbanistici, la revisione del Piano territoriale di coordinamento provinciale oltre alla semplificazione delle pratiche burocratiche.
Non sembra che si faccia cenno ai motivi della crisi e non si ha il coraggio di analizzare i fatti per quello che sono e cioè che se il 2006 è stato l’anno del boom edilizio con la vendita di 4000 alloggi, come si può pensare che ogni anno nella nostra provincia si proceda con questi ritmi, e per lo più senza una crescita di popolazione? Oltretutto Siena è tra le città dove il mattone è il più caro d’Italia, e trascina in questa follia tutti i comuni smas (cioè confinanti).
Forse i costi irrangiungibili e incomprensibili sono uno dei motivi per cui nella provincia ora come non mai stanno aumentando case invendute o sfitte, intere aree commerciali vuote, capannoni inutilizzati. Ma anche l’ipotesi di aver costruito troppo e al di fuori di una sensata previsione di crescita è sicuramente un altro motivo di questo sfacelo.
Ci chiediamo, come si può spingere ancora su un accellratore di una macchina in panne!?
Da tempo chiediamo un “Piano Marshall” per il territorio dove prevalga una cultura del recupero e del ripristino, intanto mettendo in sicurezza tutto il patrimonio scolastico della Provincia, ci sono scuole, asili, case di riposo non antisismiche, c’è l’edilizia popolare da risistemare, si possono recuperare spazi e volumi per una edilizia convenzionata e popolare… di questi progetti purtroppo non ne abbiamo sentito parlare, piuttosto si pensa ad aggredire ancora terreni vergini.
In Italia negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati o cementificati.
Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, ma il suolo ancora non cementificato non può essere utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali , altrimenti in pochi anni avremo consumato tutto il patrimonio agricolo senza aver garantito nulla alle future generazioni.
Noi siamo per una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e indirizzata al recupero alla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
Chiediamo agli amministratori una presa di coscienza forte e che venga fatta una “mappatura” di tutto ciò che risulta invenduto o sfitto e solo in base a questi risultati si programmi lo sviluppo urbanistico".
"Lunedi a Siena c’è stato il summit degli stati generali delle costruzioni, da qui è partito il grido d’allarme occupazione, pil, decrescita….
A detta dei presenti il 30% del pil della nostra Provincia proviene dal settore costruzioni e quindi un rallentamento del settore crea non poche preoccupazioni a tutti i livelli.
Leggendo questa mattina la stampa locale apprendiamo con preoccupazione che il rimedio sarebbe in una rapida approvazione dei regolamenti urbanistici, la revisione del Piano territoriale di coordinamento provinciale oltre alla semplificazione delle pratiche burocratiche.
Non sembra che si faccia cenno ai motivi della crisi e non si ha il coraggio di analizzare i fatti per quello che sono e cioè che se il 2006 è stato l’anno del boom edilizio con la vendita di 4000 alloggi, come si può pensare che ogni anno nella nostra provincia si proceda con questi ritmi, e per lo più senza una crescita di popolazione? Oltretutto Siena è tra le città dove il mattone è il più caro d’Italia, e trascina in questa follia tutti i comuni smas (cioè confinanti).
Forse i costi irrangiungibili e incomprensibili sono uno dei motivi per cui nella provincia ora come non mai stanno aumentando case invendute o sfitte, intere aree commerciali vuote, capannoni inutilizzati. Ma anche l’ipotesi di aver costruito troppo e al di fuori di una sensata previsione di crescita è sicuramente un altro motivo di questo sfacelo.
Ci chiediamo, come si può spingere ancora su un accellratore di una macchina in panne!?
Da tempo chiediamo un “Piano Marshall” per il territorio dove prevalga una cultura del recupero e del ripristino, intanto mettendo in sicurezza tutto il patrimonio scolastico della Provincia, ci sono scuole, asili, case di riposo non antisismiche, c’è l’edilizia popolare da risistemare, si possono recuperare spazi e volumi per una edilizia convenzionata e popolare… di questi progetti purtroppo non ne abbiamo sentito parlare, piuttosto si pensa ad aggredire ancora terreni vergini.
In Italia negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati o cementificati.
Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, ma il suolo ancora non cementificato non può essere utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali , altrimenti in pochi anni avremo consumato tutto il patrimonio agricolo senza aver garantito nulla alle future generazioni.
Noi siamo per una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e indirizzata al recupero alla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
Chiediamo agli amministratori una presa di coscienza forte e che venga fatta una “mappatura” di tutto ciò che risulta invenduto o sfitto e solo in base a questi risultati si programmi lo sviluppo urbanistico".