SIENA. Dal dottor Marco Sbarra riceviamo e pubblichiamo.
“REPLICA AL COMUNICATO DEGLI AVVOCATI FABIO PISILLO E TULLIO PADOVANI DEL 13 GENNAIO 2015
Il documento de quo non può essere considerato anonimo visto che, come attesta il Ten. Col. Pietro Bianchi: “In data odierna, alle 9.30 circa, lo scrivente ha incontrato una fonte confidenziale in relazione ai procedimenti penali incardinati presso codesta Procura riguardanti le note indagini sulla Banca Monte Paschi di Siena…A supporto delle proprie dichiarazioni, la medesima fonte consegnava i seguenti tre documenti (all.1): – un documento di due fogli dattiloscritti...”
Se gli investigatori hanno ritenuto di coprire la fonte, avranno avuto i loro buoni motivi.
Non ero a conoscenza della querela per diffamazione e denuncia per calunnia presentata dall’avvocato Mussari il 30.9.2013, anche perché la stessa non risulta essere divenuta di dominio pubblico. Rimango in attesa del suo esito, che stabilirà se siamo in presenza di false dichiarazioni. Sarei grato agli avvocati Pisillo e Padovani se mi fornissero le risultanze degli accertamenti compiuti dalla Procura di Siena che avrebbero sconfessato le dichiarazioni rese dalla fonte confidenziale.
Era questo lo scopo che mi proponevo.
Prendo atto dell’inesistenza del conto su San Marino. Mi auguro che altrettanto risulti, come dicono gli avvocati, anche per i presunti conti allo IOR. Io mi sono limitato a riportare le dichiarazioni e i documenti forniti da una fonte conosciuta dagli inquirenti, dai quali sono stati ritenuti degni di verifica. Non spettava a me l’onere di accertare l’attendibilità del documento de quo, facendo quello parte a pieno titolo del fascicolo di causa ed essendo stato fornito da persona conosciuta dagli inquirenti.
Scopo del mio articolo pubblicato sul Cittadinoonline l’11 gennaio 2015 era solo quello di verificare se le indagini successive avessero sconfessato quelle attestazioni e, in quel caso, conoscerne le motivazioni.
Non si dava certo per acquisita la presenza di tangenti, avendo espresso la possibilità che avremmo potuto trovarci di fronte ad un depistaggio e riconoscendo la necessità di avere prove certe in mano prima di fare tali accuse.
La mia buona fede è provata proprio dai motivi che mi hanno spinto a pubblicare quel pezzo, che potrei condensare nel desiderio inappagato di conoscere la verità sull’affare Antonveneta. Non ad altri scopi rispondeva la richiesta di conoscere in modo esaustivo gli esiti delle indagini svolte su quei documenti/dichiarazioni, in modo da mettere la parola fine su una vicenda ancora tanto oscura.
E fino a che ciò non avverrà, io non verrò meno al mio dovere morale di accertare i motivi e le ragioni che hanno portato a ridurre il Monte dei Paschi di Siena nelle condizioni in cui attualmente si trova.
Infine, per quanto riguarda l’accusa di essere incorso in gravissime imprecisioni e commenti diffamatori, una volta conosciute nello specifico le imputazioni, valuterò con il mio avvocato di fiducia Luigi De Mossi se proporre una controquerela contro l’avvocato Giuseppe Mussari”.
dottor Marco Sbarra