Le motivazioni del sindaco sul ripristino e sulle tariffe
“Tre o quattro anni fa – ha ricordato il sindaco Bruno Valentini – l’ATO Siena-Grosseto prima che si decidesse l’Autorità idrica toscana, decise, per primo in Italia, di attenersi a quanto disposto dalla sentenza sull’illegittimità del pagamento del canone di depurazione a chi non ne usufruiva, imponendo un onere a carico della società Acquedotto del Fiora (l’ATO decide le tariffe e le regole e l’Acquedotto le gestisce), tre/quattro milioni di euro che sono stati pagati da altri cittadini. In quel momento non ero molto convinto che questo fosse giusto perché avevamo trasferito l’onere del servizio da quelli che non hanno la depurazione e, quindi, non hanno compartecipato a farsi la struttura, a quelli che ce l’hanno, attivando il principio che “chi più inquina meno paga” perché non ha il canone di depurazione”. “In applicazione a questa sentenza abbiamo, però, stabilito – ha evidenziato – che quando si faranno gli investimenti per portare la depurazione anche a chi non l’ha questi la pagheranno. Quindi chi non ne usufruisce non la paga. Nessuna maggiorazione della tariffa. Pagano meno. Per quanto concerne il calcolo della tariffa – ha proseguito il primo cittadino – questa viene determinata dall’AEEG e non comprende più la remunerazione del capitale privato. Per quanto attiene all’Acquedotto del Fiora, che prima non faceva utili e adesso sì, questi non sono distribuibili tra i soci, né alla parte pubblica, né a quella privata. La remunerazione del capitale privato non c’è mai stata, né prima, né dopo il referendum. Nel benchmark di riferimento della nostra società il costo del finanziamento per dipendente, o per utente, è al di sotto della media nazionale, quindi tra i migliori delle società che svolgono questo servizio”.
I firmatari della mozione nel replicare “la violazione del risultato referendario sulla pubblicizzazione dell’acqua”, hanno rimarcato “la necessità di non speculare su questo indispensabile bene”.