Baldassarri ascoltato dai giudici ha rilasciato una dichiarazione spontanea
di Augusto Mattioli
L’istruttoria è chiusa. Le udienze che sono state fissate serviranno per dare avvio al dibattito sugli elementi acquisiti. Il 6 giugno sono previsti gli interventi della pubblica accusa e della parte civile mentre il 13 toccherà alle difese. Ancora incerta la data della sentenza.
Questa mattina (23 maggio) davanti ai giudici si era presentato Gian Luca Baldassari che è stato sentito dai magistrati per circa un’ora e mezza. “E’ esagerato utilizzare rancori personali in un processo penale” ha detto Baldassarri nella sua dichiarazione spontanea servita per controbattere a quanto dichiarato nell’udienza del 24 aprile scorso da Giovanni Conti , già responsabile dell’area Risk management ed oggi controllore della stessa area e da Flavio Borghese all’epoca dei fatti dirigente del Global Marco&Emerging Markes dell’area finanza di Banca Mps molto critiche nei confronti di Baldassarri. Quest’ultimo, ascoltato dai giudici aveva riferito di aver, a suo tempo, detto chiaramente che “nell’operazione con Nomura c’era qualcosa che non andava”. Una affermazione che aveva scatenato le minacce di Baldassari. Conti, invece, aveva riferito di aver segnalato la “non trasparenza” dell’area finanza sotto il controllo di Baldassarri. “Nomura – aveva anche detto Conti, lasciando comprendere che non aveva condiviso la scelta di Nomura come partner per l’operazione Alexandria – non era la migliore negoziatore di debiti. In casa abbiamo uno strumento come Capital Service , uno dei referenti del ministero del tesoro per l’emissione dei titoli di Stato”.
A queste dichiarazioni Baldassarri ha inteso replicare. “Nomura è uno dei venti specialisti nel mondo in titoli italiani. Il Mef come si può vedere ha attribuito questo ruolo a due soli operatori italiani. Gli altri sono stranieri”. Baldassari ha definito quelle di Conti “delle cose totalmente inventate. Non sa di cosa parla”. In merito alle minacce ricordate da Borghese Baldassarri ha replicato: “Questo non corrisponde al vero. Tanto che due mesi dopo le mie dimissioni, nel maggio 2012, Borghese mi ha invitato a pranzo nel club più esclusivo di Milano di cui è socio chiedendomi di tenerlo presente nel caso avessi un incarico in una banca”.