Una delegazione di sindaci dei Comuni della provincia di Siena ha consegnato oggi (23 dicembre) al prefetto Gerarda Maria Pantalone, un documento congiunto dei sindaci della provincia nel quale gli amministratori locali esprimono preoccupazione per la manovra finanziaria e per i tagli ai trasferimenti destinati agli enti locali.
“Le misure prese – si legge nel documento consegnato al prefetto – destano preoccupazione non solo per i tagli ai trasferimenti per Province e Comuni nel triennio 2010 – 2012, ma anche per la soppressione del finanziamento statale alle Comunità Montane, che pone totalmente a carico delle regioni il loro eventuale sostentamento”.
Misure che avranno serie ripercussioni anche nel nostro territorio. “I tagli ai piccoli Comuni e alle Comunità Montane – spiegano i sindaci – ammontano a 10 milioni di euro e riguarderanno ben 16 Comuni su 36, oltre alla Comunità Montana dell’Amiata Val d’Orcia. Nessun Comune della nostra provincia rientrerà più nella nuova definizione di ‘comune montano’, che richiede almeno il 75 per cento di territorio al di sopra dei 600 metri di altitudine, escludendo anche realtà di montagna come Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore. Questo significa non solo la perdita di risorse, ma anche il venir meno di agevolazioni per scuole e imprese andando a colpire ancora più duramente territori già messi a dura prova dalla crisi economica. Cancellare i finanziamenti statali alle comunità montane significa, inoltre, porre in essere interventi di ampia portata, che avrebbero meritato un confronto e una riflessione più approfondita”.
Per quanto riguarda la Provincia di Siena, pur nella attuale incertezza, è possibile ipotizzare tagli per oltre 708mila euro per il 2010, oltre a quelli già previsti di 178mila euro per il 2011 e di 225mila euro per il 2012. Altre misure prevedono, poi, la riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori comunali e provinciali; l’obbligo di sopprimere il difensore civico, le circoscrizioni, la figura del direttore generale e i consorzi di funzioni fra gli enti locali. Su questo, i sindaci segnalano “la pericolosità di voler introdurre innovazioni ordinamentali evitando il confronto in Parlamento e blindando queste modifiche all’interno della finanziaria”.
“Nel frattempo – si sottolinea nel documento – viene mantenuto inalterato il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, delle consulenze ministeriali. In pratica, si cerca di far passare come un ‘taglio di poltrone’ la diminuzione dei consiglieri, che ricevono un compenso di circa 18 euro a consiglio, per mascherare l’incapacità di contenere gli sprechi reali della politica. Al contempo, non ci sono garanzie sul reintegro totale dell’Ici o sulla rimozione dei limiti imposti dal Patto di Stabilità per le opere pubbliche, mentre lo Stato continua a gravare i Comuni del mantenimento degli uffici giudiziari, con costi crescenti a fronte di contributi esigui ed erogati con grave ritardo. Ad esempio, il Comune di Siena è in sofferenza di oltre 200mila euro annui e ha eseguito anticipazioni per oltre un milione di euro”.
“Ci domandiamo – concludono i sindaci – se questo modo di agire non comprometta i principi costituzionali di equi ordinazione fra i diversi livelli di governo, consacrati dalla recente riforma del titolo V della Costituzione, continuando a colpire i Comuni che, come spiega un recente rapporto di Bankitalia, sono l’ultima delle cause degli sprechi e del debito pubblico in Italia”.
“Le misure prese – si legge nel documento consegnato al prefetto – destano preoccupazione non solo per i tagli ai trasferimenti per Province e Comuni nel triennio 2010 – 2012, ma anche per la soppressione del finanziamento statale alle Comunità Montane, che pone totalmente a carico delle regioni il loro eventuale sostentamento”.
Misure che avranno serie ripercussioni anche nel nostro territorio. “I tagli ai piccoli Comuni e alle Comunità Montane – spiegano i sindaci – ammontano a 10 milioni di euro e riguarderanno ben 16 Comuni su 36, oltre alla Comunità Montana dell’Amiata Val d’Orcia. Nessun Comune della nostra provincia rientrerà più nella nuova definizione di ‘comune montano’, che richiede almeno il 75 per cento di territorio al di sopra dei 600 metri di altitudine, escludendo anche realtà di montagna come Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore. Questo significa non solo la perdita di risorse, ma anche il venir meno di agevolazioni per scuole e imprese andando a colpire ancora più duramente territori già messi a dura prova dalla crisi economica. Cancellare i finanziamenti statali alle comunità montane significa, inoltre, porre in essere interventi di ampia portata, che avrebbero meritato un confronto e una riflessione più approfondita”.
Per quanto riguarda la Provincia di Siena, pur nella attuale incertezza, è possibile ipotizzare tagli per oltre 708mila euro per il 2010, oltre a quelli già previsti di 178mila euro per il 2011 e di 225mila euro per il 2012. Altre misure prevedono, poi, la riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori comunali e provinciali; l’obbligo di sopprimere il difensore civico, le circoscrizioni, la figura del direttore generale e i consorzi di funzioni fra gli enti locali. Su questo, i sindaci segnalano “la pericolosità di voler introdurre innovazioni ordinamentali evitando il confronto in Parlamento e blindando queste modifiche all’interno della finanziaria”.
“Nel frattempo – si sottolinea nel documento – viene mantenuto inalterato il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, delle consulenze ministeriali. In pratica, si cerca di far passare come un ‘taglio di poltrone’ la diminuzione dei consiglieri, che ricevono un compenso di circa 18 euro a consiglio, per mascherare l’incapacità di contenere gli sprechi reali della politica. Al contempo, non ci sono garanzie sul reintegro totale dell’Ici o sulla rimozione dei limiti imposti dal Patto di Stabilità per le opere pubbliche, mentre lo Stato continua a gravare i Comuni del mantenimento degli uffici giudiziari, con costi crescenti a fronte di contributi esigui ed erogati con grave ritardo. Ad esempio, il Comune di Siena è in sofferenza di oltre 200mila euro annui e ha eseguito anticipazioni per oltre un milione di euro”.
“Ci domandiamo – concludono i sindaci – se questo modo di agire non comprometta i principi costituzionali di equi ordinazione fra i diversi livelli di governo, consacrati dalla recente riforma del titolo V della Costituzione, continuando a colpire i Comuni che, come spiega un recente rapporto di Bankitalia, sono l’ultima delle cause degli sprechi e del debito pubblico in Italia”.