Hanno partecipato Massimiliano Tabusi e Mauro Moretti, dell
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SIENA. Numeroso il pubblico presente all’appuntamento tenutosi ieri sera, nella Sala storica della Biblioteca degli Intronati, “Gaza e la Palestina. In memoria di Vittorio Arrigoni, giornalista e attivista”, promosso dall’Assessorato alla Pace e alla Cooperazione internazionale del Comune di Siena. Un incontro che è andato oltre la commemorazione del giovane militante dell’International Solidarity Movement, rapito e ucciso a Gaza da fazioni jihadiste nell’aprile del 2011, proponendosi come un’occasione di approfondimento, riflessione e sensibilizzazione sulla questione palestinese.
“Il Comune di Siena, negli anni – ha introdotto l’Assessore Alessandro Cannamela – si è contraddistinto per l’impegno e l’attenzione nei confronti del tema della pace e del rispetto dei diritti in Medioriente, sia con progetti di cooperazione allo sviluppo, che di solidarietà internazionale. Questa serata ne è un’ulteriore testimonianza ed è dedicata alla figura di Vittorio Arrigoni, un giovane cittadino del mondo che ha messo in gioco la vita per affermare gli ideali di giustizia”.
Insieme all’Assessore Cannamela, hanno partecipato alla discussione Massimiliano Tabusi e Mauro Moretti, docenti dell’Università per Stranieri di Siena, Angelo Stefanini dell’Università di Bologna e Andrea Merli, cooperante e autore del libro fotografico “Un muro non basta”. Proiettato anche “Stay human”, un reading movie realizzato sui testi di note e riflessioni dello stesso Arrigoni.
Moretti, in qualità di storico, ha tracciato una cronologia del conflitto arabo-israeliano, contestualizzandolo nel panorama politico internazionale: “Da una parte, è importante tener conto dello scenario mondiale, che nel corso del Novecento ha influenzato in maniera determinante la genesi e le dinamiche delle tensioni nell’area mediorientale: dalle logiche imperiali britanniche, a quelle della Guerra Fredda. Dall’altra, si deve tener conto delle profonde differenze determinatesi tra la situazione di Gaza e quella della Cisgiordania”
Molto efficace la presentazione di Tabusi, che, supportato da una proiezione georeferenziata della Striscia di Gaza, ha trattato l’elemento della territorializzazione: “Le questioni della conformazione del paesaggio e dell’allocazione e della distribuzione delle risorse, in particolare quella idrica, sono centrali per la comprensione del conflitto. Da un lato, estensioni di terreni e corsi d’acqua che consentono un’agricoltura intensiva e meccanizzata; dall’altra, un’agricoltura di sussistenza”.
Stefanini, medico cooperante, ha invece sottolineato “come e quanto l’occupazione israeliana produca effetti nefasti sulla popolazione civile palestinese. I muri di separazione, le recinzioni, i check-point militari e le tante altre barriere avvallate dall’atteggiamento ambiguo della comunità internazionale, che parcellizzano e strangolano il territorio, rendono difficile qualsiasi spostamento e sono causa di un progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini, anche in termini medico-sanitari”.
Inevitabile anche una riflessione sui rapporti con gli altri Paesi arabi della regione: come ha successivamente evidenziato Merli, “al contrario di molti altri contesti nazionali, dove le masse si sono risvegliate in altrettante “primavere”, che hanno generato radicali cambiamenti politici e istituzionali, in Palestina la società civile sembra aver scelto la via del silenzio e dell’attesa. Probabilmente a causa delle frammentazioni politiche, nella speranza che la libertà e il diritto all’autodeterminazione vengano sanciti in sede di Assemblea Generale delle Nazioni Unite”..
Gli interventi dei relatori sono stati, infine, seguiti dalla riproduzione di materiale fotografico dell’operatore freelance Marcello Fauci, realizzato nella striscia di Gaza tra dicembre 2011 e gennaio 2012, avente per tema la vita dei pescatori palestinesi. Quegli stessi pescatori che, ogni giorno, per lavorare, devono lottare per il rispetto degli accordi internazionali sulla tutela delle proprie acque territoriali e nei confronti dei quali Vittorio Arrigoni aveva sempre manifestato solidarietà, anche praticando forme di resistenza e disobbedienza civile mettendo il proprio corpo a difesa della loro incolumità.