SIENA. Gli scienziati le chiamano “specie alloctone” e sono tutte quelle specie trasferite intenzionalmente o accidentalmente dall’uomo in territori diversi da quelli di origine. Per la loro “estraneità” nei nuovi territori di arrivo, tali specie vengono anche definite “aliene”, proprio a sottolineare la loro capacità di “invadere” e danneggiare i nuovi territori. Per diversi motivi, legati principalmente alla globalizzazione dei commerci e ai cambiamenti climatici, le “invasioni” stanno aumentando velocemente e, solo in Italia, sono presenti oggi oltre 1800 specie aliene, che hanno colonizzato tutti gli ambienti marini e terrestri. La presenza di queste nuove specie è in alcuni casi devastante per gli ambienti naturali e può comportare anche rilevanti costi economici e sociali, che rendono ancora più urgente agire.
Di tutto ciò si è parlato, nei giorni scorsi, in occasione del convegno nazionale “La sfida delle invasioni biologiche: come rispondere?”, svoltosi a Siena, presso il Santa Maria della Scala, promosso nell’ambito dei “Cantieri della Biodiversità”, iniziativa lanciata nel 2006 dalla Provincia di Siena, dalla Federparchi e dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
A partire dal 2006 i convegni organizzati annualmente dai “Cantieri della Biodiversità” sono dedicati a specifiche problematiche di conservazione della natura, affrontate con interventi di ricercatori scientifici ed esperti in materia, che illustrano lo stato delle conoscenze e le possibili soluzioni ad un pubblico fatto di universitari, rappresentanti di enti locali, gestori di aree protette e semplici cittadini interessati. Lo scopo è quello di favorire il trasferimento delle conoscenze scientifiche e far confrontare tra loro questi diversi soggetti, per promuovere l’applicazione di efficaci azioni di gestione da parte degli operatori del settore.
Il convegno di quest’anno – aperto dall’assessore provinciale alle aree protette Claudio Galletti e dai Presidenti dei Cantieri della Biodiversità Silvano Toso e Giampiero Sammuri – ha visto la partecipazione di oltre 200 persone ed è stato, appunto, interamente dedicato alle invasioni delle “specie alloctone”.
Come è emerso anche nel corso del convegno, la Toscana non è immune da questo tipo di invasioni, che colpisce indifferentemente le città (la zanzara tigre ne è un esempio), le aree protette (come confermato dall’Università di Siena), i fiumi e i laghi (si pensi all’espansione della nutria e del gambero rosso della Louisiana) e anche le isole (i ratti introdotti nelle isole dell’arcipelago toscano minacciano molte specie di uccelli).
I contributi presentati nei due giorni di incontro hanno fornito la più aggiornata e completa fotografia del fenomeno mai realizzata, confermando la crescita esponenziale di specie alloctone (piante ed animali) in tutti gli ambienti naturali ed artificiali. Oltre 10.000 specie alloctone sono state introdotte in Europa, e circa un quinto di esse determina impatti rilevanti alla biodiversità ed all’economia del nostro continente. In Italia in particolare sono state segnalate 112 specie alloctone di organismi delle acque interne, 1023 piante alloctone, 741 insetti alloctoni, solo per citare qualche esempio. Sono stati inoltre approfonditi i complessi meccanismi delle invasioni, ancora solo in parte conosciuti. Infine, il convegno ha permesso di illustrare esempi efficaci di azioni di controllo delle specie alloctone, dalla nutria, ai ratti, fino alle piante che invadono le aree protette della Toscana.
A conclusione del convegno è stato approvato un documento finale, che verrà inviato ai ministeri competenti, agli enti locali ed alle aree protette perché si adottino più stringenti misure di prevenzione delle introduzioni, e si attivino più efficaci azioni di controllo di questa minaccia. Tutti i materiali del convegno sono consultabili sul sito <www.riservenaturali.provincia.siena.it/cantieribiodiversita