SIENA. “L’agricoltura sta ‘invadendo’ il commercio, o meglio ancora ne sta assumendo le sembianze per coglierne i vantaggi, facendo a meno degli svantaggi. Di questo passo, chiederemo tutti di diventare agricoltori”. Graziano Becchetti, presidente di Confesercenti Siena sintetizza così il disagio crescente tra gli operatori del commercio e del turismo, che a seguito di disposizioni sia nazionali che locali si sentono giorno dopo giorno sempre più “imprenditori di serie B”.
“Da diversi mesi ormai – osserva – assistiamo anche in provincia di Siena al dilagare della moda dei mercati agricoli di vendita diretta, con un numero sempre più ampio di amministrazioni comunali disposte a fare ‘sponda’ a quella che dovrebbe essere una forma di vendita eccezionale: teniamo conto che molti coltivatori possono beneficiare dell’esonero dall’obbligo di rilascio dello scontrino fiscale, da quello di pagare il suolo pubblico o di adempiere a tutte le altre misure a cui deve invece attenersi qualsiasi commerciante. Questo stato di cose è tollerabile se è sfruttato entro la soglia del buon senso. Ma questa soglia ormai sta per essere superata”.
La sensazione di disparità per le imprese del Terziario sì è accentuata recentemente con l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale, del provvedimento che allarga agli agriturismo la possibilità di effettuare prestazioni tipiche di ristoranti, alberghi e agenzie di viaggio, senza sottostare neanche alla normativa igenico-sanitaria a tutela del consumatore che è prevista per queste categorie. “Tramortiti già dalle grandi catene, sia commerciali che alimentari, gli esercenti originari dei nostri territori stanno subendo in questa fase un fuoco incrociato che non può avere altro obiettivo se non il loro annientamento – aggiunge Becchetti – e fa rabbia che ancora una volta questo attacco sia condotto in modo pretestuoso in nome del consumatore, il quale all’atto pratico ha invece benefici molto contenuti”. Dietro ai farmer’s market si sbandiera abitualmente il fattore-risparmio, ma non ci sono dati oggettivi a sostegno: da una ricerca Nomisma presentata lo scorso autunno si evidenzia come l’utile degli intermediari incida non più del 3 per cento sui costi della filiera agroalimentare, mentre una comparazione condotta già la scorsa primavera da Confesercenti presso alcuni dei mercatali senesi dimostrava come quasi nessuno dei prodotti in vendita poteva vantare prezzi più economici di quelli esposti nei negozi. “L’impostazione attuale lascia dubbi anche sulla tracciabilità, sia nei mercatali che negli agriturismo – aggiunge Becchetti – mentre ci chiediamo che fine abbiano fatto progetti come ‘Agriqualità’, su cui a suo tempo la Regione invocava la collaborazione anche dei commercianti. Le risposte mancano, e intanto l’attacco prosegue; gli amministratori locali faranno bene a riflettere su questi fatti quest’anno, prima di determinare i nuovi tributi locali”.
“Da diversi mesi ormai – osserva – assistiamo anche in provincia di Siena al dilagare della moda dei mercati agricoli di vendita diretta, con un numero sempre più ampio di amministrazioni comunali disposte a fare ‘sponda’ a quella che dovrebbe essere una forma di vendita eccezionale: teniamo conto che molti coltivatori possono beneficiare dell’esonero dall’obbligo di rilascio dello scontrino fiscale, da quello di pagare il suolo pubblico o di adempiere a tutte le altre misure a cui deve invece attenersi qualsiasi commerciante. Questo stato di cose è tollerabile se è sfruttato entro la soglia del buon senso. Ma questa soglia ormai sta per essere superata”.
La sensazione di disparità per le imprese del Terziario sì è accentuata recentemente con l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale, del provvedimento che allarga agli agriturismo la possibilità di effettuare prestazioni tipiche di ristoranti, alberghi e agenzie di viaggio, senza sottostare neanche alla normativa igenico-sanitaria a tutela del consumatore che è prevista per queste categorie. “Tramortiti già dalle grandi catene, sia commerciali che alimentari, gli esercenti originari dei nostri territori stanno subendo in questa fase un fuoco incrociato che non può avere altro obiettivo se non il loro annientamento – aggiunge Becchetti – e fa rabbia che ancora una volta questo attacco sia condotto in modo pretestuoso in nome del consumatore, il quale all’atto pratico ha invece benefici molto contenuti”. Dietro ai farmer’s market si sbandiera abitualmente il fattore-risparmio, ma non ci sono dati oggettivi a sostegno: da una ricerca Nomisma presentata lo scorso autunno si evidenzia come l’utile degli intermediari incida non più del 3 per cento sui costi della filiera agroalimentare, mentre una comparazione condotta già la scorsa primavera da Confesercenti presso alcuni dei mercatali senesi dimostrava come quasi nessuno dei prodotti in vendita poteva vantare prezzi più economici di quelli esposti nei negozi. “L’impostazione attuale lascia dubbi anche sulla tracciabilità, sia nei mercatali che negli agriturismo – aggiunge Becchetti – mentre ci chiediamo che fine abbiano fatto progetti come ‘Agriqualità’, su cui a suo tempo la Regione invocava la collaborazione anche dei commercianti. Le risposte mancano, e intanto l’attacco prosegue; gli amministratori locali faranno bene a riflettere su questi fatti quest’anno, prima di determinare i nuovi tributi locali”.