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SIENA. “E’ di nuovo un’estate da sagra selvaggia. La programmazione non c’è stata, le iniziative proliferano in maniera sempre più indiscriminata, il legame con il territorio è sempre più debole. E chi nella ristorazione lavora tutto l’anno, magari è costretto a chiudere”. E’ impietosa l’analisi di Confesercenti Siena sul fenomeno delle sagre paesane.
Ad un anno esatto dal primo allarme sulle degenerazioni del fenomeno, Gaetano De Martino (presidente provinciale dei pubblici esercizi Fiepet) torna sull’argomento per constatare un quadro sempre più preoccupante per chi ha scelto il far da mangiare come mestiere abituale, alla luce del sole e di tutti gli adempimenti di legge. “La capacità di spesa è minore, eppure da giugno a settembre fioriscono sempre più iniziative gastronomiche di piazza. In Toscana sono più di mille, e il nostro territorio è in prima fila – afferma De Martino – eventi definiti occasionali, allestiti da soggetti la cui professione sarebbe altra, ma che godono per tempi sempre più lunghi di agevolazioni che i ristoranti neppure si sognano: fiscali, igieniche, per l’inquadramento del personale. Ne viene fuori una situazione sempre più ingiusta per chi lavora nel settore, e sempre più caotica agli occhi del cittadino o del turista”.
Salvo poche eccezioni, infatti, in provincia di Siena è rimasta inapplicata la programmazione imposta dal Codice regionale sul Commercio, che all’articolo 45 impone ad ogni comune di definire entro l’anno precedente il programma annuale delle manifestazioni dove si fa somministrazione temporanea, sentendo le parti sociali. “Il caos è sotto gli occhi di tutti, e c’è da chiedersi che idea possa farsi delle terre di Siena uno straniero che capiti in una delle varie sagre dedicate a prodotti estranei, che niente hanno a che fare con la tradizione del nostro territorio. Gli esempi sono lampanti – aggiunge De Martino – anche perché di anno in anno la pubblicità è sempre più vistosa e fuorviante; spot nei quali ci si guarda bene dall’evidenziare che in cucina o al servizio si utilizzano dilettanti, spesso minorenni. Solo di rado, infatti, queste iniziative si avvalgono della collaborazione di ristoratori abituali”.
Per il presidente provinciale Fiepet “è urgente che le istituzioni locali prendano coscienza di questa situazione, e si chiedano perché questo avvenga. Siamo consapevoli della funzione sociale di queste manifestazioni, ma occorre senso della misura. Possiamo capire – aggiunge De Martino – un evento di sostegno ad un’associazione sportiva che sia proporzionale alla sua dimensione, ma non tolleriamo i casi di tensostrutture che restano in funzione da giugno a settembre. Se anche l’Ac Siena decidesse di fare altrettanto cosa dovrebbe fare, allora? Una sagra per tutto l’anno?”
Ad un anno esatto dal primo allarme sulle degenerazioni del fenomeno, Gaetano De Martino (presidente provinciale dei pubblici esercizi Fiepet) torna sull’argomento per constatare un quadro sempre più preoccupante per chi ha scelto il far da mangiare come mestiere abituale, alla luce del sole e di tutti gli adempimenti di legge. “La capacità di spesa è minore, eppure da giugno a settembre fioriscono sempre più iniziative gastronomiche di piazza. In Toscana sono più di mille, e il nostro territorio è in prima fila – afferma De Martino – eventi definiti occasionali, allestiti da soggetti la cui professione sarebbe altra, ma che godono per tempi sempre più lunghi di agevolazioni che i ristoranti neppure si sognano: fiscali, igieniche, per l’inquadramento del personale. Ne viene fuori una situazione sempre più ingiusta per chi lavora nel settore, e sempre più caotica agli occhi del cittadino o del turista”.
Salvo poche eccezioni, infatti, in provincia di Siena è rimasta inapplicata la programmazione imposta dal Codice regionale sul Commercio, che all’articolo 45 impone ad ogni comune di definire entro l’anno precedente il programma annuale delle manifestazioni dove si fa somministrazione temporanea, sentendo le parti sociali. “Il caos è sotto gli occhi di tutti, e c’è da chiedersi che idea possa farsi delle terre di Siena uno straniero che capiti in una delle varie sagre dedicate a prodotti estranei, che niente hanno a che fare con la tradizione del nostro territorio. Gli esempi sono lampanti – aggiunge De Martino – anche perché di anno in anno la pubblicità è sempre più vistosa e fuorviante; spot nei quali ci si guarda bene dall’evidenziare che in cucina o al servizio si utilizzano dilettanti, spesso minorenni. Solo di rado, infatti, queste iniziative si avvalgono della collaborazione di ristoratori abituali”.
Per il presidente provinciale Fiepet “è urgente che le istituzioni locali prendano coscienza di questa situazione, e si chiedano perché questo avvenga. Siamo consapevoli della funzione sociale di queste manifestazioni, ma occorre senso della misura. Possiamo capire – aggiunge De Martino – un evento di sostegno ad un’associazione sportiva che sia proporzionale alla sua dimensione, ma non tolleriamo i casi di tensostrutture che restano in funzione da giugno a settembre. Se anche l’Ac Siena decidesse di fare altrettanto cosa dovrebbe fare, allora? Una sagra per tutto l’anno?”