SIENA. "Ormai da un mese, dal primo di ottobre – scrive in una nota Gabriele Taddei, responsabile di CasaPound Siena – abbiamo assisito alla chiusura dello storico fast food in Piazza della Posta. Lungi da noi l'idea di esprimere l'apologia di uno dei luoghi simbolo del mondialismo globalizzante, da noi strenuamente combattuto e disprezzato, non possiamo esimerci da una considerazione. McDonald's negli ultimi anni e Burghy prima, pur nell'annientamento dell'identità culturale ed alimentare senese ed italiana, contribuivano a mantenere viva una delle pochissime piazze della città. Ogni sera manteneva aperti i suoi locali facendo in modo da alimentare quel giro virtuoso di persone che è la vera anima della sicurezza cittadina. Non pattuglie in successione o presidi polizieschi fissi, ma movimento e socialità: questa l'arma vincente per rompere la catena del degrado e della delinquenza".
"Invece di cogliere al volo l'occasione della chiusura del fast food – continua il responsabile di CasaPound Siena – si è però preferito peggiorare la situazione e dedicare adesso gli ampi locali in questione – pare – ad una famosa catena d'abbigliamento. Senza nulla togliere a quest'azienda, avremmo preferito venisse colta l'occasione e si fosse proceduto ad una valorizzazione della piazza invece che alla sua morte. Le continue aggressioni e pestaggi nel centro storico, gli stupri nella notte, la situazione di Pantaneto, Via Duprè e Vicolo delle Scotte, le vie buie ricettacolo di criminalità non hanno insegnato proprio niente. E' necessario comprendere che la sicurezza si realizza con spazi sociali, luoghi d'aggregazione tradizionale, vinai vecchia maniera come pochi son rimasti, con un centro storico abitato e vissuto da cittadini e non da studenti, sradicati e vagabondi, con un'illuminazione pubblica diffusa ed efficente. E' necessario comprenderlo per risolvere i problemi di questa città. Ma, senza volontà…".
"Invece di cogliere al volo l'occasione della chiusura del fast food – continua il responsabile di CasaPound Siena – si è però preferito peggiorare la situazione e dedicare adesso gli ampi locali in questione – pare – ad una famosa catena d'abbigliamento. Senza nulla togliere a quest'azienda, avremmo preferito venisse colta l'occasione e si fosse proceduto ad una valorizzazione della piazza invece che alla sua morte. Le continue aggressioni e pestaggi nel centro storico, gli stupri nella notte, la situazione di Pantaneto, Via Duprè e Vicolo delle Scotte, le vie buie ricettacolo di criminalità non hanno insegnato proprio niente. E' necessario comprendere che la sicurezza si realizza con spazi sociali, luoghi d'aggregazione tradizionale, vinai vecchia maniera come pochi son rimasti, con un centro storico abitato e vissuto da cittadini e non da studenti, sradicati e vagabondi, con un'illuminazione pubblica diffusa ed efficente. E' necessario comprenderlo per risolvere i problemi di questa città. Ma, senza volontà…".