![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/import/1288121392718.jpg)
SIENA. Il Ministero del'Istruzione ha risposto all'interrogazione sull'Università di Siena, presentata dal deputato Pd Franco Ceccuzzi lo scorso 19 gennaio.
“Dalla risposta del governo emerge, finalmente, una rappresentazione reale della gravità della situazione, ma non arriva nessuna apertura per il sostegno richiesto al piano di risanamento della nostra Università”, commenta il parlamentare.
“Ho chiesto con forza – aggiunge Ceccuzzi – che l’incontro tra enti locali, Regione, Università e governo, che Siena continua a chiedere dallo scorso novembre, venga convocato al più presto per prendere provvedimenti prima che l’Ateneo si trovi di nuovo di fronte a difficoltà serie, come ha, responsabilmente, prospettato il Rettore, Silvano Focardi, nell’incontro con il personale. Ciò anche in considerazione del fatto che la Regione e gli enti locali hanno già prodotto il massimo sforzo possibile. Lo stesso governo – continua Ceccuzzi – con una puntualità che ho apprezzato, ammette che, a quadro normativo invariato, non è possibile fare alcun intervento a favore dell’Università di Siena. Secondo il governo, quindi, sarebbe preclusa la possibilità di contrarre mutui, di favorire prepensionamenti o di incentivare procedure di mobilità, vista anche la stretta sul Patto di Stabilità imposto agli enti locali”.
“Per questo motivo – continua il parlamentare Pd – serve un intervento normativo, ancor prima che finanziario, per una gestione della crisi che garantisca l’occupazione, la regolarità nella corresponsione degli stipendi e una prospettiva di ricollocazione ai dipendenti, pur sempre della pubblica amministrazione, che si rendessero disponibili alla mobilità o al pensionamento anticipato. Sono strumenti che si utilizzano in tutte le crisi aziendali e in questo caso si tratta di un soggetto che produce un bene pubblico di valore inestimabile, come il sapere. Per questo la riorganizzazione sostenibile dell’Ateneo deve contrarre le spese mantenendo alta la qualità della didattica, un'esigenza che potrebbe porsi in contrasto con esodi quantitativi e non selettivi. La crisi è già stata pagata duramente da chi, incolpevole, non si è visto riconfermare il contratto e rappresentava una risorsa per l’Università.”
“Si tratta – conclude Ceccuzzi – di un’azienda di tutta la comunità, che ha come azionista lo Stato. Un patto per l’Università di Siena è possibile se tutti i soggetti competenti faranno la loro parte, a cominciare dalla convocazione di un tavolo di crisi presso il Ministero dell’Università o la Presidenza del Consiglio. Occorre, infatti, mettere da parte ogni contrapposizione e lavorare insieme per il bene dell’Ateneo, della città e della provincia di Siena”.
Clicca qui per leggere il testo della risposta
“Dalla risposta del governo emerge, finalmente, una rappresentazione reale della gravità della situazione, ma non arriva nessuna apertura per il sostegno richiesto al piano di risanamento della nostra Università”, commenta il parlamentare.
“Ho chiesto con forza – aggiunge Ceccuzzi – che l’incontro tra enti locali, Regione, Università e governo, che Siena continua a chiedere dallo scorso novembre, venga convocato al più presto per prendere provvedimenti prima che l’Ateneo si trovi di nuovo di fronte a difficoltà serie, come ha, responsabilmente, prospettato il Rettore, Silvano Focardi, nell’incontro con il personale. Ciò anche in considerazione del fatto che la Regione e gli enti locali hanno già prodotto il massimo sforzo possibile. Lo stesso governo – continua Ceccuzzi – con una puntualità che ho apprezzato, ammette che, a quadro normativo invariato, non è possibile fare alcun intervento a favore dell’Università di Siena. Secondo il governo, quindi, sarebbe preclusa la possibilità di contrarre mutui, di favorire prepensionamenti o di incentivare procedure di mobilità, vista anche la stretta sul Patto di Stabilità imposto agli enti locali”.
“Per questo motivo – continua il parlamentare Pd – serve un intervento normativo, ancor prima che finanziario, per una gestione della crisi che garantisca l’occupazione, la regolarità nella corresponsione degli stipendi e una prospettiva di ricollocazione ai dipendenti, pur sempre della pubblica amministrazione, che si rendessero disponibili alla mobilità o al pensionamento anticipato. Sono strumenti che si utilizzano in tutte le crisi aziendali e in questo caso si tratta di un soggetto che produce un bene pubblico di valore inestimabile, come il sapere. Per questo la riorganizzazione sostenibile dell’Ateneo deve contrarre le spese mantenendo alta la qualità della didattica, un'esigenza che potrebbe porsi in contrasto con esodi quantitativi e non selettivi. La crisi è già stata pagata duramente da chi, incolpevole, non si è visto riconfermare il contratto e rappresentava una risorsa per l’Università.”
“Si tratta – conclude Ceccuzzi – di un’azienda di tutta la comunità, che ha come azionista lo Stato. Un patto per l’Università di Siena è possibile se tutti i soggetti competenti faranno la loro parte, a cominciare dalla convocazione di un tavolo di crisi presso il Ministero dell’Università o la Presidenza del Consiglio. Occorre, infatti, mettere da parte ogni contrapposizione e lavorare insieme per il bene dell’Ateneo, della città e della provincia di Siena”.
Clicca qui per leggere il testo della risposta