Finora con i rischi calcolati la città di Siena ha collezionato solo danni epocali
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di Red
SIENA. “Il progetto è stato presentato. Non pensiamo sarebbe coerente impegnarci in quest’avventura che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti. Abbiamo ritenuto di essere molto responsabili in questo momento, non possiamo prendere un impegno che potrebbe gravare per molti anni”. No, non sono le dichiarazioni del sindaco di Siena che, di fronte alla tragedia acclarata del Monte dei Paschi e della sua Fondazione, rinuncia al progetto di Siena capitale della cultura europea 2019 ma del Presidente del Consiglio riguardo alla candidatura italiana alle Olimpiadi del 2020. Assunzione di responsabilità, ha detto Mario Monti, nei confronti di chi oggi deve pagare un prezzo enorme per la distruzione del valore del sistema Italia (idem, sistema Siena). E lo dice il capo del governo che ha sostituito (previe dimissioni) l’ultimo epigono della cattiva politica del Belpaese degli ultimi venti anni.
A Siena invece l’ultimo epigono rimane come “un muro di gomma” silenzioso a tessere architetture di potere anche dopo l’ultima sconfitta della Fondazione, che cederà la maggioranza assoluta della proprietà della banca dopo averci rimesso tutto, e per tutto si intende circa 14 miliardi di euro.
Ma la capitale della cultura europea ha bisogno di quattrini per prima cosa. Dove sono? Oberati dai mutui e dalle erogazioni assenti per i prossimi anni, come finanziare subito lo start up dell’impresa non ci sembra un problema da sottovalutare. Per seconda cosa, in un apprezzato intervento su questo giornale Giacomo Zanibelli ha scritto: “far coesistere al proprio interno il sogno Gotico con il post moderno”.
Una impresa, economica come intellettuale, non da poco!
La Commissione per la candidatura si è costituita e ci sono nomi che potrebbero anche far ben sperare – e qualcuno anche no, si intende – ma quanto Siena può ancora permettersi di rischiare, anche architettonicamente parlando?
In città ancora si critica – e qualcuno piange – delle scelte urbanistiche “memorabili” che hanno cambiato il volto della “Sena vetus”.
Esempi? Ce ne sono. Da quello che molti definivano “l’unico monumento moderno che avevamo in città”: cioè la Stazione ferroviaria e la sua piazza (capire di arte contemporanea non è cosa facile, probabilmente), per una speculazione probabilmente di carattere meramente commerciale. Altro esempio: provate a cercare di giorno un parcheggio nella nuova zona commerciale chiamata Via Europa: ci sarebbe da domandarsi – ma sarebbe da cattivoni! – chi è il fine urbanista che si è dimenticato che occorrono posti macchina per chi ci usufruisce delle strutture! E meno male che buona parte degli edifici non sono ancora occupati. Si vedono scene da parcheggio selvaggio degne delle migliori (o peggiori) metropoli mondiali.
La cultura, a Siena, sta ancora soffrendo per una serie mastodontica di scelte “disordinate”. Vogliamo ricordare il Palazzo delle Papesse? Un vero gioiellino, una nicchia per l’arte contemporanea adesso ridotto a “ricordo”.
Siamo tutti bravi, davanti a un quadro astratto, a trovare significati reconditi pontificando con aria annoiata e postura di sufficienza. Ma per fare la capitale della cultura occorre ben altro, probabilmente.
E’ una scelta forse impopolare – soprattutto quando una città conta su un progetto di prestigio per rifarsi il look – ma occorrerebbe un bagno di realtà prima di dare vita a concrete basi di lavoro. Ed è quello che si tenta di fare analizzando tutti gli aspetti di una idea.
Che abbia ragione ancora una volta Monti e che quello che vale per l’Italia, dove raccontando di quattrini buttati al vento ci si potrebbe scrivere un paio di Treccani, si possa agevolmente riproporre anche a Siena?
La parola, a nostro dire, dovrebbe andare ai veri protagonisti di un progetto “culturale”: gli intellettuali.