SIENA. “Quanto pubblicato oggi sui giornali nazionali non mi stupisce. Il Partito democratico lo aveva previsto e detto in più occasioni: la proposta di legge Orsi sulla caccia, avanzata dal centrodestra, mette a repentaglio l’equilibrio raggiunto con la legge 157 e alimenta la crescita nel Paese di un forte sentimento contrario alla caccia e trasversale agli schieramenti politici. Adesso chi è sempre andato a caccia con atteggiamento responsabile saprà chi ringraziare”.
Con queste parole la deputata del Partito democratico, Susanna Cenni commenta i risultati del sondaggio sulla proposta di legge presentata dal deputato del Pdl, Franco Orsi, relatore di maggioranza nella Commissione Ambiente del Senato e approdata ieri, martedì 10 marzo all’esame di Palazzo Madama. Il sondaggio è stato commissionato all’Ipsos da Legambiente, Lipu e Wwf e pubblicato oggi (11 marzo) su diversi quotidiani nazionali.
“Nel sondaggio Ipsos – continua la deputata democratica – il 69 per cento degli intervistati si dice contrario alle doppiette, mentre l’86 per cento non è d’accordo con la proposta di prolungare il periodo di caccia e di aumentare i luoghi in cui praticare l’attività venatoria. La quota dei contrari sale ancora, arrivando al 94 per cento, sul tema del rilascio delle licenze ai sedicenni. Questi dati non sorprendono e sono, purtroppo, il sintomo di un sentimento avverso alla caccia che sta crescendo e che leggi forzate e antieuropee non fanno che rafforzare. Queste, infatti, parlano al fondamentalismo venatorio, ma non tengono in alcun modo conto delle esigenze della caccia responsabile praticata da milioni di cacciatori in tutta Italia. In un recente seminario dedicato alla caccia, il Pd aveva affermato che una liberalizzazione selvaggia della caccia non sarebbe stato in sintonia con il pensiero del Paese in materia. Il sondaggio conferma puntualmente tutto ciò”.
“In una fase in cui la crisi economica morde sempre più pesantemente – conclude Cenni – è impressionante che il centrodestra consideri una priorità le modifiche alla legge 157 e la riproposizione di un modello medievale di caccia esclusiva, che ignora le regole e i principi di tutela. Se vogliamo migliorare le normative in materia di attività venatoria, potremmo cominciare garantendo la piena applicazione della legge 157 e affrontando la sofferenza del mondo agricolo per i danni causati dagli ungulati, la necessità di un rapporto più trasparente tra Stato e Regioni e una relazione più stretta tra scienza e programmazione venatoria. Ci impegneremo su questi fronti, cercando di garantire, innanzitutto, l’applicazione della legge 157, che può dare vita a una caccia responsabile, sostenibile e legata al territorio”.