Adusbef "visto il clima" non si costituisce parte civile
ROMA. L’inchiesta sul derivato “Brontos”, rimbalzata per anni tra Milano e Bologna, finita davanti alla Procura di Roma che ha chiesto il processo per l’ex amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo (oggi presidente MPS) e per altri 16 dirigenti della banca più i tre manager di Barclays, in relazione alla presunta frode fiscale da 245 milioni di euro, dopo l’udienza del 5 marzo 2015, dedicata all’illustrazione delle tesi dei difensori, riprenderà domani 26 marzo. .
Secondo i magistrati milanesi, (allora guidati dall’aggiunto Pm Alfredo Robledo), che diedero il via all’indagine, l’intera operazione fu un artificio per evadere circa 245 milioni di euro di tasse, che furono sottoposti a sequestro nel 2011 (e poi dissequestrati dal tribunale del Riesame). «Brontos», nome del derivato sottoscritto tra le due banche, sarebbe stata un’operazione finanziaria in grado di produrre utili sotto forma di risparmi di imposta su costi non deducibili, in una vorticosa girandola tra Italia, Lussemburgo e Regno Unito, che coinvolse le due banche Unicredit e Barclays. Le indagini molto travagliate sotto il profilo della competenza territoriale, con il reato di «dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici», che si consuma dove il contribuente ha domicilio fiscale, con contribuenti tre soggetti (Unicredit Banking, Unicredit Banca e Unicredit Banca di Roma) i quali, accorpatisi il 3 agosto 2010, avevano nel 2007-2008 il domicilio fiscale a Verona, Bologna e Roma, hanno fatto approdare il processo, che vede accusato Alessandro Profumo del reato di frode fiscale, nella capitale.
Adusbef, che pur aveva mantenuto alta l’attenzione su una vicenda penalmente rilevante, come la frode fiscale e l’artificiosa architettura finanziaria per evadere le tasse, che penalizza i contribuenti onesti costretti a pagare imposte alla fonte più elevate, proprio per i grandi ed intoccabili evasori, che sembrano abbiano goduto della distrazione dell’Agenzia delle Entrate, a differenza dei poveri cristi perseguitati da Equitalia per poche centinaia di euro, non si costituirà parte civile domani al processo, dato un clima non troppo favorevole per quelle associazioni, che cercano di tutelare diritti e legalità calpestata contro le ‘piovre bancarie’.