i prossimi appuntamenti della settimana vedranno l'esponente del Pd impegnato ad Asciano con il Presidente della Regione Eugenio Giani, ad Arbia Scalo e a Torrita di Siena
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CHIUSI. In veste di membro della direzione provinciale del Partito Democratico continuano gli appuntamenti per il “SI” di Juri Bettollini sia a Chiusi sia nel territorio della Provincia di Siena. Dopo aver sostenuto un confronto a Cetona, dopo aver incontrato i cittadini di Chiusi prima nella frazione di Montevenere e poi a Chiusi Scalo e dopo aver condotto una diretta streaming su Facebook visualizzata da circa 1500 persone i prossimi appuntamenti della settimana vedranno Bettollini impegnato ad Asciano (giovedì 17 novembre ore 19.00 con il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani) ad Arbia Scalo (venerdì 18 novembre ore 21.00) e a Torrita di Siena (sabato 19 novembre ore 18.00). La nuova settimana ripartirà invece da Chiusi con un appuntamento a Montallese (lunedì 21 ore 21.00) per poi proseguire a Sarteano (martedì 22 ore 21.00), a San Quirico d’Orcia (mercoledì 23 ore 21.00), a Montaperti (venerdì 25 ore 20.00) e a Rigomagno (martedì 29 ore 21.00)
“Il referendum si sta avvicinando velocemente – dichiara Juri Bettollini – e adesso, come non mai, è importante continuare ad incontrare più persone possibili per confrontarsi sul merito della riforma che andremo a votare perché il 4 dicembre abbiamo l’occasione di cogliere un’opportunità storica per tutto il nostro Paese. I padri costituenti hanno scritto la più bella Costituzione del mondo e sono stati così lungimiranti che hanno previsto anche la possibilità di modificarla e così adeguarla negli anni. E’ questo il principio che guida la mano di questa riforma che propone di scrivere un testo che farà dell’Italia finalmente un Paese moderno e competitivo senza più quei meccanismi che hanno ingessato il sistema fino ad oggi. Invito tutte quelle persone che sono ancora indecise ad andare ad informarsi e a leggere che cosa e come cambia perché, sono certo, che la consapevolezza del voto non potrà che aprire le porte ad un futuro migliore per il nostro Paese e per i nostri figli. Capisco che questo non è facile perché chi non vuole questa riforma sta alzando un fumo difficile da diradare, ma alla prepotenza dobbiamo essere in grado di rispondere con la gentilezza e soprattutto con la concretezza che la riforma costituzionale offre. In primo luogo è importante ricordare che questo non è un referendum su Renzi e sull’operato di governo, ma una revisione costituzionale chiesta dal Presidente Giorgio Napolitano il 22 aprile 2013 che ha prodotto un testo discusso per ben 731 giorni e che ha incassato sei volte il parere favorevole di Camera e Senato e, quindi, anche di quelle forze che oggi, per mero tatticismo politico, si schierano su fronte del no. Uno dei grandi meriti della riforma è quello di voler cancellare uno dei bicameralismi più assurdi dell’Occidente con una Camera dei Deputati e un Senato che fanno esattamente la stessa cosa a causa di un compromesso tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista. Nel nostro Paese ci sono organi inutili ed estremamente costosi come il CNEL che in 70 anni ci è costato 1 miliardo di euro e che, guarda caso, impiega amici, conoscenti o familiari di alcuni dei più accaniti detrattori della riforma. Abbiamo un sistema così contorto che permette al cittadino di proporre delle leggi di iniziativa popolare, ma che non obbliga i parlamentari a discuterle. Se vince il SI finalmente tutto questo cesserà di esistere e avremo un Senato che rappresenta veramente i territori con rappresentanti eletti dai cittadini; leggi approvate in tempi giusti; avremo un ritorno alla politica fatta in primo luogo per passione perché saranno ridotti gli stipendi dei consiglieri regionali anche di quelli che oggi, ovviamente, dicono no. Se vince il SI i parlamentari saranno obbligati ad ascoltare e a discutere le proposte di legge che arrivano dal popolo; avremo un sistema Stato/Regione dinamico e non più sprecone com’è stato finora. Insomma con un SI possiamo scrivere la storia e il futuro del nostro Paese, se vince il no non ci saranno cataclismi, ma solo il grande rammarico di aver perso un’occasione probabilmente irripetibile.”