Tra le varie opposizioni avanzate dalla rappresentate del Consiglio Comunale del borgo delle Crete sulla divulgazione delle teorie gender, il dubbio su chi ci sia dietro la rete Ready
ASCIANO. “Trovo inaccettabile che la maggioranza ponga come priorità l’incentivo e la divulgazione della teoria gender.” Così, in una nota, la Consigliera del Comune di Asciano Elisabetta Ravaglia dopo l’approvazione- con mozione di una lista civica di opposizione- sulla decisione del Comune di Asciano di prender parte della rete international R.e.a.d.y. “Noi abbiamo votato contro,” prosegue “ prima di tutto perché non si sono mai verificate tra i nostri cittadini, gente per bene, episodi discriminatori nei confonti della comunità LGBT, in secondo luogo perché l’ordinamento giuridico dello Stato prevede già norme poste a tutela dei diritti inviolabili della persona. Trovo poi assai allarmante l’intento di assumere iniziative per la promozione delle tesi gender soprattutto ai nostri bambini e adolescenti. Questi esperimenti sociali, che come ben sappiamo hanno portato a episodi talvolta anche traumatici in molte città europee dove veniva violata la purezza dei fanciulli, mi fanno temere per la libertà di coscienza e di pensiero soprattutto dei ragazzi la cui personalità è in via di formazione.
Come si è già verificato in molti comuni italiani, questa adesione significa spesso promozione di corsi, conferenze, rappresentazioni teatrali, diffusione libri dove, in assenza di qualsiasi tipo di contraddittorio, l’ideologia gender viene presentata come la migliore possibile, la condotta omoerotica e il gender fluid esaltati e valorizzati in qualsiasi campo mentre, al contrario, l’istituto della famiglia naturale e il comportamento eterosessuale vengono stigmatizzati. Ad essere denigrati, prime tra tutte, le figure genitoriali del padre e della madre, presentate quali stereotipi e retaggio di una visione bigotta, maschilista e oppressiva. Quella stessa visione che vede come priorità sostituire mamma e papà con “genitore 1 e genitore 2”.
Infine,” conclude la consigliera, “non sappiamo chi ci sia dietro la rete RE.A.DY e chi siano i finanziatori. Non ci resta che sperare nella revoca dell’adesione chiedendoci chi davvero si celi dietro l’apparenza di questi buoni propositi.”