I due ex consiglieri si rivolgono anche a Mugnaioli che "dovrebbe chiedere scusa alla città"
SIENA. Finalmente, dopo lunghi mesi di ridicole scappatoie del PD cittadino e feroci attacchi alle persone, sulla vicenda del rendiconto del Comune di Siena, per il quale l’ex sindaco Ceccuzzi è scappato, arriva la parola fine”. Così Anna Gioia e Giovanni Bazzini, ex consiglieri comunali, commentano i risultati dell’ispezione del Ministero sui conti del Comune di Siena e continuano: “A metterla, l’ispettore del Ministero dell’economia Cimbolini ed il sindaco Valentini. Soprattutto quest’ultimo, affermando sulla stampa (“il Corriere Fiorentino”) che “è stato grave ipotizzare di coprire i costi di funzionamento corrente del Comune con gli utili della Fondazione Mps senza garantirsi formalmente l’erogazione, bensì accontentandosi di impegni generici, come quelli relativi al pagamento delle rate di Boc e muti, che oggi pesano sul bilancio comunale”.
“Esattamente lo stesso rilievo dei sette consiglieri di maggioranza (eletti nel Pd e nei Riformisti) – affermano Bazzini e Gioia – che non votarono quel rendiconto perché contrario alla legge che a quel tempo vennero tacciati dalla banda Ceccuzzi di tradimento e esposti ad un lungo, ripetuto e violento attacco anche personale. Oggi giustizia è fatta. Il sigillo “del pescatore” sono le parole di Bruno Valentini. Tutti, da Siena a Roma, sanno di chi sono le responsabilità per la caduta della giunta Ceccuzzi, come conoscono le occulte motivazioni che portarono alla fuga dell’ex sindaco. E adesso quello che si sussurra lungo le vie cittadine trova riscontro, bianco su nero, nella relazione del Ministero e nel nuovo primo cittadino”.
“Adesso serve cambiare – indicano Gioia e Bazzini – Ora tocca al PD senese, complice di quella vergognosa campagna di denigrazione, pubblicamente riconoscere il merito di quei consiglieri che non vollero approvare un rendiconto artefatto ed illegale. Lo stesso Alessandro Mugnaioli, attuale segretario del PD nonché ex assessore di Ceccuzzi e suo fidato braccio destro, che sostenne in giunta quel bilancio manipolato, dovrebbe avere il buon senso di dimettersi e lasciare libero il PD da un passato che rischia soltanto di farlo precipitare ancora di più (nelle ultime amministrative il PD ha perso oltre 5.000 voti su 11.000 ricevuti alle precedenti elezioni). Ma soprattutto dovrebbe chiedere scusa alla città per aver sostenuto le ragioni illegittime di un sindaco troppo amico che è scappato, consegnando, lui sì, la città per un anno al commissariamento. Prima lo fa e prima il PD torna a essere un punto di riferimento per Siena”.
“Esattamente lo stesso rilievo dei sette consiglieri di maggioranza (eletti nel Pd e nei Riformisti) – affermano Bazzini e Gioia – che non votarono quel rendiconto perché contrario alla legge che a quel tempo vennero tacciati dalla banda Ceccuzzi di tradimento e esposti ad un lungo, ripetuto e violento attacco anche personale. Oggi giustizia è fatta. Il sigillo “del pescatore” sono le parole di Bruno Valentini. Tutti, da Siena a Roma, sanno di chi sono le responsabilità per la caduta della giunta Ceccuzzi, come conoscono le occulte motivazioni che portarono alla fuga dell’ex sindaco. E adesso quello che si sussurra lungo le vie cittadine trova riscontro, bianco su nero, nella relazione del Ministero e nel nuovo primo cittadino”.
“Adesso serve cambiare – indicano Gioia e Bazzini – Ora tocca al PD senese, complice di quella vergognosa campagna di denigrazione, pubblicamente riconoscere il merito di quei consiglieri che non vollero approvare un rendiconto artefatto ed illegale. Lo stesso Alessandro Mugnaioli, attuale segretario del PD nonché ex assessore di Ceccuzzi e suo fidato braccio destro, che sostenne in giunta quel bilancio manipolato, dovrebbe avere il buon senso di dimettersi e lasciare libero il PD da un passato che rischia soltanto di farlo precipitare ancora di più (nelle ultime amministrative il PD ha perso oltre 5.000 voti su 11.000 ricevuti alle precedenti elezioni). Ma soprattutto dovrebbe chiedere scusa alla città per aver sostenuto le ragioni illegittime di un sindaco troppo amico che è scappato, consegnando, lui sì, la città per un anno al commissariamento. Prima lo fa e prima il PD torna a essere un punto di riferimento per Siena”.