di Augusto Mattioli
SIENA. E' stata fissata per il prossimo 9 gennaio l'udienza per la causa civile intentata dalla Curia senese nei confronti di Raffaele Ascheri, autore de "La Casta di Siena", uno dei libri più letti in città negli ultimi mesi. Un vero e proprio caso editoriale.
Come si ricorderà ad Ascheri sono stati richiesti 600 mila euro complessivi a titolo di risarcimento per lesione dell'immagine: 200 mila dal vescovo Antonio Buoncristiani, 200 mila da Don Giuseppe Acampa a suo tempo rinviato da giudizio in relazione all'incendio nell'archivio della curia, e 200 mila dalla curia come ente.
“Alcune frasi del libro – ha detto questa mattina il legale di Ascheri, avvocato Luigi De Mossi – sono state definite diffamatorie“. Di qui la richiesta. “Anche se è strano- ha aggiunto De Mossi – che per una diffamazione a mezzo stampa si attivi un'azione civilistica. In ogni caso noi resisteremo all'azione intrapresa”. La difesa sarà improntata su una serie di documenti che a detta di Ascheri e di De Mossi dimostrerebbe come le affermazioni del libro non siano diffamatorie e che sono state rispettate le regole della buona informazione perche “gran parte del materiale proviene da fonti qualificate”. Come rapporti di polizia giudiziaria, ma anche infomazioni provenienti da altri soggetti.
Non sarà un processo penale, ma quello che si dirà nel corso del processo civile sarà certamente molto interessante, anche in relazione proprio al processo penale che vede coinvolto don Acampa. Nei confronti del quale Ascheri, nel corso della conferenza stampa, non è stato tenero. Ha infatti citato una informativa della polizia giudiziaria sul sacerdote nella quale viene descritto come “uomo di affari, uomo di potere con relazioni sociali, politiche ed economiche di alto livello” e ancora “punto di riferimento e centro nevralgico di tutti i soggetti di spicco della finanza senese e del mondo imprenditoriale”. Affermazioni pesanti, sempre citando le sue fonti, Ascheri le ha fatte anche sulla Curia, dove prevarrebbero gli interessi economici più che quelli della fede. Ascher ha dunque fatto vedere di non avere timori reverenziali verso la curia. Anzi, sembra pronto a far capire come il discusso don Acampa gestisca gli interessi economici della chiesa senese.
“Acampa – ha detto Ascheri – ha la delega al 100 per cento per la gestione di tutti i beni immobili e della finanza, cosa unica in Italia”. E non sono mancate considerazioni sul malumore del mondo cattolico senese che non gradisce quel che sta succedendo. Tanto che in molti avrebbero espresso ad Ascheri l'intenzione di non fare lasciti alla Curia fino a che tutto non sarà chiarito.