di Annalisa Coppolaro
SIENA. Immaginatevi il sole che comincia a calare sul tufo di sera, prima della corsa o di una prova del palio. E a un tratto un aereo, e poi un altro sulla testa, un rombo che spezza il rumore dei bambini e dei turisti che si godono la spendida sera d’estate. E un altro ancora.
Credo che tutti quelli che stasera, 21 novembre, hanno invaso il perimetro della piazza del Campo con i loro striscioni e con le bandiere con tanti NO rossi, formando un serpente di dimostranti dal Chiasso Largo al Casato e fino a incontrarsi di nuovo nello stesso punto, per un attimo se lo siano immaginato. Con orrore.
Chi vuole Ampugnano forse non pensa a quanto i grandi, e piccoli, piaceri di noi senesi – passeggiare per piazza, guardare il cielo estivo, parlare, mangiare un gelato – siano a rischio in questo momento.
E tanti, tantissimi senesi hanno detto no: l’incubo ampliamento di Ampugnano all’orizzonte è un rischio che molti di noi non vogliono correre.
Dalla Lizza a Piazza della Posta, da qui per il Corso e poi giù fino alla conchiglia del Campo, al ritmo della musica dei Bandao, con poster , bandiere, striscioni, migliaia di persone di ogni età e interesse – dai neonati nelle loro tutine imbottite fino agli anziani, dagli studenti ai lavoratori, dalle ragazzine ai quarantenni – è scesa in piazza. Certa di quello che vuole, la gente ha detto no. E mentre il sole calava dietro i palazzi, davvero c’era la sensazione di aver fatto qualcosa di grande. Aver espresso una forte opinione,un grande, rosso NO contro chi vuole spendere i nostri soldi per creare uno scempio in mezzo allo splendore delle nostre colline.
Per favore, non fatelo. Non distruggete Siena e la sua campagna.
Questo c’era scritto sul mare dei cartelli e sui volti di quelle tante e tante persone che hanno sfilato, ordinate e risolute, fino a Piazza Indipendenza mentre il sole svaniva, inesorabile, dietro le mura di Siena.
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SIENA. Immaginatevi il sole che comincia a calare sul tufo di sera, prima della corsa o di una prova del palio. E a un tratto un aereo, e poi un altro sulla testa, un rombo che spezza il rumore dei bambini e dei turisti che si godono la spendida sera d’estate. E un altro ancora.
Credo che tutti quelli che stasera, 21 novembre, hanno invaso il perimetro della piazza del Campo con i loro striscioni e con le bandiere con tanti NO rossi, formando un serpente di dimostranti dal Chiasso Largo al Casato e fino a incontrarsi di nuovo nello stesso punto, per un attimo se lo siano immaginato. Con orrore.
Chi vuole Ampugnano forse non pensa a quanto i grandi, e piccoli, piaceri di noi senesi – passeggiare per piazza, guardare il cielo estivo, parlare, mangiare un gelato – siano a rischio in questo momento.
E tanti, tantissimi senesi hanno detto no: l’incubo ampliamento di Ampugnano all’orizzonte è un rischio che molti di noi non vogliono correre.
Dalla Lizza a Piazza della Posta, da qui per il Corso e poi giù fino alla conchiglia del Campo, al ritmo della musica dei Bandao, con poster , bandiere, striscioni, migliaia di persone di ogni età e interesse – dai neonati nelle loro tutine imbottite fino agli anziani, dagli studenti ai lavoratori, dalle ragazzine ai quarantenni – è scesa in piazza. Certa di quello che vuole, la gente ha detto no. E mentre il sole calava dietro i palazzi, davvero c’era la sensazione di aver fatto qualcosa di grande. Aver espresso una forte opinione,un grande, rosso NO contro chi vuole spendere i nostri soldi per creare uno scempio in mezzo allo splendore delle nostre colline.
Per favore, non fatelo. Non distruggete Siena e la sua campagna.
Questo c’era scritto sul mare dei cartelli e sui volti di quelle tante e tante persone che hanno sfilato, ordinate e risolute, fino a Piazza Indipendenza mentre il sole svaniva, inesorabile, dietro le mura di Siena.
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