Oltre 700 pagine di dossier raccontate da un giornalista che da tempo si occupa del piccolo scalo senese
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Non è la prima volta che Daniele Martini, giornalista del Fatto Quotidiano, si occupa di Ampugnano.
La sua è una conoscenza profonda che deriva, oltre che dalla lettura del dossier di oltre 700 pagine contenente le indagini dei pm senesi, le intercettazioni e la documentazione inerente, anche da una analisi di sviluppo nel tempo della vicenda; dalla rete dei rapporti tra personaggi in vista nel mondo della politica e dell’economia; dalla “maturazione” degli eventi, insomma. Una ricerca su Google del suo nome riporta una sfilza di articoli a partire dall’articolo titolato “Come le logge massoniche si contendono la Toscana. Il caso dell’aeroporto di Siena”
L’articolo a tutta pagina uscito oggi sul giornale di Padellaro e Travaglio, in punta di penna, analizza chiaramente e riporta fedelmente tutta l’ipotesi accusatoria degli inquirenti.
A partire dall’assenza, dimostrata, del responsabile della procedura di privatizzazione dell’aeroporto di Ampugnano, Lorenzo Biscardi, nel momento esatto in cui si dava avvio a questa delicata fase (ovvero alla valutazione delle offerte), nel lontano settembre 2007, tra le storiche mura di Rocca Salimbeni. Dalle celle telefoniche intercettate dal cellulare di Biscardi, i magistrati hanno “scoperto” che l’uomo si trovava in viaggio, da qualche parte tra Roma e San Gimignano.
Primo “inghippo”: nei verbali dell’operazione Biscardi risultava presente al suo posto, a convalidare il tutto, anzi a consegnare documenti fondamentali per dare avvio ad una corretta procedura di privatizzazione, senza la quale, forse, tutta l’operazione potrebbe clamorosamente essere inficiata.
Le indagini, sono partite da una denuncia del Comitato contro l’ampliamento dell’Aeroporto di Ampugnano e sono proseguite dopo aver ascoltato alti funzionari della Direzione Generale per il Trasporto Aereo del Ministero dei Trasporti che avevano avviato una indagine interna per valutare l’effettivo rispetto della legge nel processo di privatizzazione della società Aeroporto di Siena.
Sono bastate poche dichiarazioni dei succitati per avviare una minuziosa operazione che ha portato l’estate scorsa alla messa sotto indagine di 15 persone. A partire da Lorenzo Biscardi a finire con Enzo Viani, ai tempi presidente dell’Aeroporto di Siena Spa e presidente della Commissione di valutazione della procedura di evidenza per la privatizzazione dell’Aeroporto di Siena, e con Giuseppe Mussari, in qualità di presidente della Banca Mps ma anche, prima ancora, di presidente della Fondazione Mps e presidente della commissione di indirizzo della Cassa depositi e prestiti, ente per il 70 per cento di partecipazione statale e per il 30 per cento in quota alle 66 fondazioni bancarie italiane. Monte dei Paschi in testa.
E questa circostanza non è certo marginale (per questo viene indicata chiaramente nel dossier della Procura di Siena). Il Fondo Galaxy – che si è poi aggiudicato la gara di privatizzazione – è un fondo di private equity partecipato dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa al 40 per cento, dalla francese Caisse des Depots et Consignations per il 40 per cento e dalla tedesca KFW per il restante 20 per cento. Un intreccio, quindi, che lega Mps alla Galaxy passando per una serie di partecipazioni strategiche.
“Nelle intenzioni dei promotori della privatizzazione – scrive il giornalista del Fato Quotidiano – proprio Galaxy sarebbe dovuto diventare il motore del nuovo corso dell’aeroporto di Ampugnano acquisendo il controllo della società di gestione con il 56,38 delle azioni. Il 4 agosto di un anno fa la Procura della Repubblica di Siena ha invece sequestrato la quota di capitale acquisita dal fondo lussemburghese (valore 12 milioni di euro) in attesa che la vicenda giudiziaria si concluda”.
“Il sospetto è che la selezione dei candidati per la privatizzazione sia stata poco più che una messa in scena – scrive Daniele Martini – e che ci fosse già un vincitore designato, Galaxy, appunto. Ci sono elementi che danno corpo a questa ipotesi. Uno dei più significativi è una dichiarazione del presidente degli artigiani senesi (Cna), Massimo Guasconi, apparsa sul periodico Camera di commercio news nel marzo 2007, cioè più di sei mesi prima che per la privatizzazione dell’aeroporto fosse ufficialmente scelto il fondo Galaxy. In quella dichiarazione, Guasconi si complimentava con la banca Monte dei Paschi, con il presidente dell’aeroporto Enzo Viani, che è anche tesoriere del Grande Oriente d’Italia, e con “tutti gli altri soci istituzionali” per “l’accordo siglato con il fondo Galaxy” e si felicitava con tutte quelle “persone che nella sinergia con Galaxy hanno creduto”.
Delle leggerezze, insomma, che hanno dato agli inquirenti degli spunti per accrescere i sospetti sull’operazione Ampugnano.
A coloro che si sono sempre chiesti quale poteva essere la ragione che spingeva tante “potenze” a puntare sul piccolo scalo aeroportuale senza possibilità di un futuro sbocco economico – visti i vicini e lanciatissimi scali di Firenze e Pisa – i magistrati hanno cercato una risposta ed hanno ipotizzato una connessione tra lo scalo e la vicina “Bagnaia” “proprietà dell’Agricola Merse, società della famiglia Monti-Riffeser, quelli della catena di giornali del centronord, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino e Qn, società in cui anche il Monte dei Paschi era entrato con una quota di capitale di circa 5 milioni di euro, pari a un quinto del totale – riferisce ancora il giornalista – In quella zona sono in costruzione decine e decine di ville a ridosso di un nuovo campo di golf, destinate a vip italiani e di mezza Europa. Gli inquirenti non escludono che il potenziamento dell’aeroporto senese sia stato pensato in funzione anche degli spostamenti di questa gente di rango così da fare inevitabilmente schizzare il prezzo degli immobili in fase di realizzazione”.
Tanto per restare in tema di “par conditio” Martini riferisce il nome del “contatto” dei sostenitori del progetto di Ampugnano al Ministero dei trasporti, quello che avrebbe dovuto intermediare per cercare di appianare ogni possibile intoppo: si tratta del senatore Franco Mugnai, in quota al PdL, amico del ministro Matteoli ed al quale “il minuscolo aeroporto di Siena gli aveva affidato un incarico del valore di 300 mila euro”.