Un socio toscano sarebbe pronto a subentrare
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di Augusto Mattioli
SIENA. Nel piazzale dell’aeroporto di Ampugnano antistante le piste deserte, gli undici dipendenti dello scalo senese (più gli otto a chiamata), hanno incontrato i giornalisti per spiegare che l’aeroporto è chiuso, la società di gestione è in liquidazione, loro sono in cassa integrazione e non sanno quale sarà il loro futuro e quello del piccolo scalo senese. “Non ci sono risposte dai soci , i comuni di Siena e Sovicille, la Provincia, Monte dei Paschi, la camera di commercio e dallo stesso prefetto di Siena”. Si tratta di un impianto che ha tutte le certificazioni, sul quale negli ultimi anni, ricorda il direttore Marco Carletti “sono stati spesi tra i tre e i quattro milioni di euro. Oggi però i soldi non ci sono più“.
L’aeroporto è stato chiuso e non può neanche essere utilizzato da aerei per il servizio di trapianti d’organo. “Una situazione surreale, non si può chiudere da un giorno all’altro un aeroporto come fosse un negozio di fruttivendolo. Ci hanno abbandonato e c’è un gioco di scaricabarile riguardo alle responsabilità”, è il commento più ricorrente dei lavoratori. Eppure c’è la possibilità di far funzionare l’impianto, con programmi molto meno ambiziosi di quelli di qualche anno fa. Infatti come è stato detto nel corso dell’incontro – in cui si fa notare che tutto è pronto per riprendere a volare – sarebbe interessato a subentrare un socio privato toscano, che opera nel settore a livello europeo, ma che per il momento non avrebbe avuto alcun riscontro alle sue proposte. Per il direttore Carletti Ampugnano è “una risorsa da valorizzare in grado di attrarre turisti che hanno consistenti capacità di spesa”.
L’impianto risale agli anni ’30 ed è oggi oggetto di un’inchiesta della magistratura senese, che ha nel mirino il procedimento di privatizzazione con il quale nel 2007 entrò nella società dell’aeroporto il fondo Galaxi con programmi di espansione tali, che crearono allora proteste per gli squilibri che avrebbero potuto provocare nel territorio circostante . L’ipotesi della magistratura è che quel procedimento sia stato pilotato è per questo ha rinviato a giudizio tutti gli “attori”
SIENA. Nel piazzale dell’aeroporto di Ampugnano antistante le piste deserte, gli undici dipendenti dello scalo senese (più gli otto a chiamata), hanno incontrato i giornalisti per spiegare che l’aeroporto è chiuso, la società di gestione è in liquidazione, loro sono in cassa integrazione e non sanno quale sarà il loro futuro e quello del piccolo scalo senese. “Non ci sono risposte dai soci , i comuni di Siena e Sovicille, la Provincia, Monte dei Paschi, la camera di commercio e dallo stesso prefetto di Siena”. Si tratta di un impianto che ha tutte le certificazioni, sul quale negli ultimi anni, ricorda il direttore Marco Carletti “sono stati spesi tra i tre e i quattro milioni di euro. Oggi però i soldi non ci sono più“.
L’aeroporto è stato chiuso e non può neanche essere utilizzato da aerei per il servizio di trapianti d’organo. “Una situazione surreale, non si può chiudere da un giorno all’altro un aeroporto come fosse un negozio di fruttivendolo. Ci hanno abbandonato e c’è un gioco di scaricabarile riguardo alle responsabilità”, è il commento più ricorrente dei lavoratori. Eppure c’è la possibilità di far funzionare l’impianto, con programmi molto meno ambiziosi di quelli di qualche anno fa. Infatti come è stato detto nel corso dell’incontro – in cui si fa notare che tutto è pronto per riprendere a volare – sarebbe interessato a subentrare un socio privato toscano, che opera nel settore a livello europeo, ma che per il momento non avrebbe avuto alcun riscontro alle sue proposte. Per il direttore Carletti Ampugnano è “una risorsa da valorizzare in grado di attrarre turisti che hanno consistenti capacità di spesa”.
L’impianto risale agli anni ’30 ed è oggi oggetto di un’inchiesta della magistratura senese, che ha nel mirino il procedimento di privatizzazione con il quale nel 2007 entrò nella società dell’aeroporto il fondo Galaxi con programmi di espansione tali, che crearono allora proteste per gli squilibri che avrebbero potuto provocare nel territorio circostante . L’ipotesi della magistratura è che quel procedimento sia stato pilotato è per questo ha rinviato a giudizio tutti gli “attori”