di R. Zelia Ruscitto
SIENA. Tutti a Governincontra. Le massime autorità di Siena, i politici locali, i sindaci della Provincia, i simpatizzanti del Governo, i giornalisti.
Ieri a Siena erano pochi quelli che – a vario titolo impegnati nella vita pubblica della città – non fossero presenti ad un importante appuntamento con la politica nazionale.
Fuori c'era chi protestava: giovani, precari, sindacati dei lavoratori. E c'erano anche esponenti del Pd pronti ad evidenziare il dissenso alla politica attuata dal Governo attraverso volantini e – addirittura – magliette su cui campeggiava la bella testolina di un Pinocchio e la scritta "Il Governo ha il naso lungo e le braccine corte".
Nel teatro dei Rinnovati, accanto (ma sarebbe meglio dire dietro) le autorità cittadine gli schieramenti di maggioranza ed opposizione erano ben rappresentati.
Gli interventi, sebbene di diverso tenore ed orientamento – e non poteva essere diversamente – sono stati incentrati sulla correttezza. Critiche si, qualcuna, ma fatta nel rispetto delle parti, senza forzare la mano, senza quella enfasi a cui ci ha abituato il dibattito politico televisivo. Solo per fare un esempio.
Ognuno, insomma, ha detto la sua.
Salvo una interruzione al discorso del sottosegretario Nitto Palma – peraltro da parte di una spettatrice in platea che è stata redarguita dagli stessi "colleghi" – il susseguirsi dei relatori non ha avuto alcun "disguido". Salvo la stessa lungaggine degli interventi che può aver portato a qualche defezione nel corso la serata.
Oggi le polemiche seguite all'appuntamento politico sembrano francamente caratterizzate dalla mancanza del senso del ridicolo. A destra come a sinistra. Qualche segnale serpeggiante di questo atteggiamento, in effetti, c'era stato già ieri.
Mentre il ministro Rotondi e lo stesso sottosegretario Palma affrontavano con eleganza e compostezza – degne del loro ruolo – le rimostranze dei dissenzienti; mentre Pizza si salutava cordialmente dal palco con il deputato Ceccuzzi e con il rettore Focardi, evidentemente la "base" dei due schieramenti "rimuginava". Chi per una ragione chi per un'altra.
I volantini per dire che "Il Pd non ci sta. Il Governo viene a Siena e noi glielo diciamo" francamente, hanno lasciato il tempo che hanno trovato.
Se davvero maggioranza ed opposizione si possono parlare solo attraverso dei volantini… siamo proprio alla frutta! Tenuto anche in buon conto che Siena ha ben due deputati seduti sugli scranni del Parlamento!
Che oggi si recrimini sulle "non risposte" del Governo ha il sapore della propaganda politica e basta. Che Governincontra non fosse un'occasione per "avere delle risposte" era, oltre che lapalissiano, politicamente scontato. Se qualcuno mai ci aveva sperato, forse non mastica granché di politica.
Per contro, se qualcuno pensava che l'occasione non sarebbe stata colta per fare delle rimostranze… vale l'osservazione di cui sopra. Sta, francamente, nel gioco delle parti. Gli attenti osservatori si sarebbero stupiti del contrario.
Quello che maggiormente ci ha stupito, però, è la lettera che il segretario provinciale e vice segretario nazionale della Lega Nord, Francesco Giusti ha spedito al ministro Maroni ed ai suoi sottosegretari.
Una lettera in cui si addita il comportamento di alcuni esponenti del Pd e di alcuni sindaci che, durante l'intervento del sottosegretario Palma hanno lasciato la platea togliendosi le fasce tricolori. Un comportamento che viene definito "contrario a disposizioni di legge oltreché a norme di deontologia, essendo i Sindaci ufficiali di Governo".
La cosa ci lascia alquanto perplessi. E, a dire il vero, anche preoccupati.
Dall'atmosfera pacata e di reciproco confronto respirata nella "bomboniera" dei Rinnovati, ci troviamo scaraventati nell'atmosfera minacciosa e ricattatoria, intollerante e autoreferenziale che si respira sempre più di frequente in politica. Che sia destra o sinistra, non c'è sostanziale differenza.
Non ci troviamo più di fronte a politici (razza ormai paurosamente in estinzione come la tigre della Malesia o il panda), uomini capaci di confrontarsi con la dialettica, piuttosto ad ultras senza più capacità di discernimento, unicamente rivolti a battere le mani a chi riconoscono come "propri" e a fischiare chi non porta stampato addosso i colori della squadra. Volantinari e pubblicitari più che comunicatori, a limite, o peggio, delatori che non sono più disposti a riconoscere all'altro il legittimo diritto di dissentire – cosa sacrosanta in democrazia – e che segnalano al "potere" (o alla maestra) quelli che si sono comportati male (o i cattivi).
A questi comportamenti si vuole addirittura dare un'aura di serietà, una qualche parvenza di impegno politico. Aspetti che nella loro palese inefficacia mostrano solo il declino di una politica sempre più attenta alla "fede sportiva" che al "benessere del Paese". Lì dove non ci sia anche l'ambizione personale, l'autopromozione ai fini della carriera. Che è peggio.
Eppure, il sindaco Cenni, nel suo intervento di benvenuto, aveva auspicato un confronto più diretto con il Governo, al di là dell'appartenenza politica, per il bene della Città di Siena.
Un concetto che sarebbe auspicabile estendere anche al resto del Paese, visti i tempi che corrono e le scarse risorse (sociali, morali ed economiche) della collettività.
Qualcuno obietterà che a parole siamo tutti bravi! Non tutti, a quanto pare…
SIENA. Tutti a Governincontra. Le massime autorità di Siena, i politici locali, i sindaci della Provincia, i simpatizzanti del Governo, i giornalisti.
Ieri a Siena erano pochi quelli che – a vario titolo impegnati nella vita pubblica della città – non fossero presenti ad un importante appuntamento con la politica nazionale.
Fuori c'era chi protestava: giovani, precari, sindacati dei lavoratori. E c'erano anche esponenti del Pd pronti ad evidenziare il dissenso alla politica attuata dal Governo attraverso volantini e – addirittura – magliette su cui campeggiava la bella testolina di un Pinocchio e la scritta "Il Governo ha il naso lungo e le braccine corte".
Nel teatro dei Rinnovati, accanto (ma sarebbe meglio dire dietro) le autorità cittadine gli schieramenti di maggioranza ed opposizione erano ben rappresentati.
Gli interventi, sebbene di diverso tenore ed orientamento – e non poteva essere diversamente – sono stati incentrati sulla correttezza. Critiche si, qualcuna, ma fatta nel rispetto delle parti, senza forzare la mano, senza quella enfasi a cui ci ha abituato il dibattito politico televisivo. Solo per fare un esempio.
Ognuno, insomma, ha detto la sua.
Salvo una interruzione al discorso del sottosegretario Nitto Palma – peraltro da parte di una spettatrice in platea che è stata redarguita dagli stessi "colleghi" – il susseguirsi dei relatori non ha avuto alcun "disguido". Salvo la stessa lungaggine degli interventi che può aver portato a qualche defezione nel corso la serata.
Oggi le polemiche seguite all'appuntamento politico sembrano francamente caratterizzate dalla mancanza del senso del ridicolo. A destra come a sinistra. Qualche segnale serpeggiante di questo atteggiamento, in effetti, c'era stato già ieri.
Mentre il ministro Rotondi e lo stesso sottosegretario Palma affrontavano con eleganza e compostezza – degne del loro ruolo – le rimostranze dei dissenzienti; mentre Pizza si salutava cordialmente dal palco con il deputato Ceccuzzi e con il rettore Focardi, evidentemente la "base" dei due schieramenti "rimuginava". Chi per una ragione chi per un'altra.
I volantini per dire che "Il Pd non ci sta. Il Governo viene a Siena e noi glielo diciamo" francamente, hanno lasciato il tempo che hanno trovato.
Se davvero maggioranza ed opposizione si possono parlare solo attraverso dei volantini… siamo proprio alla frutta! Tenuto anche in buon conto che Siena ha ben due deputati seduti sugli scranni del Parlamento!
Che oggi si recrimini sulle "non risposte" del Governo ha il sapore della propaganda politica e basta. Che Governincontra non fosse un'occasione per "avere delle risposte" era, oltre che lapalissiano, politicamente scontato. Se qualcuno mai ci aveva sperato, forse non mastica granché di politica.
Per contro, se qualcuno pensava che l'occasione non sarebbe stata colta per fare delle rimostranze… vale l'osservazione di cui sopra. Sta, francamente, nel gioco delle parti. Gli attenti osservatori si sarebbero stupiti del contrario.
Quello che maggiormente ci ha stupito, però, è la lettera che il segretario provinciale e vice segretario nazionale della Lega Nord, Francesco Giusti ha spedito al ministro Maroni ed ai suoi sottosegretari.
Una lettera in cui si addita il comportamento di alcuni esponenti del Pd e di alcuni sindaci che, durante l'intervento del sottosegretario Palma hanno lasciato la platea togliendosi le fasce tricolori. Un comportamento che viene definito "contrario a disposizioni di legge oltreché a norme di deontologia, essendo i Sindaci ufficiali di Governo".
La cosa ci lascia alquanto perplessi. E, a dire il vero, anche preoccupati.
Dall'atmosfera pacata e di reciproco confronto respirata nella "bomboniera" dei Rinnovati, ci troviamo scaraventati nell'atmosfera minacciosa e ricattatoria, intollerante e autoreferenziale che si respira sempre più di frequente in politica. Che sia destra o sinistra, non c'è sostanziale differenza.
Non ci troviamo più di fronte a politici (razza ormai paurosamente in estinzione come la tigre della Malesia o il panda), uomini capaci di confrontarsi con la dialettica, piuttosto ad ultras senza più capacità di discernimento, unicamente rivolti a battere le mani a chi riconoscono come "propri" e a fischiare chi non porta stampato addosso i colori della squadra. Volantinari e pubblicitari più che comunicatori, a limite, o peggio, delatori che non sono più disposti a riconoscere all'altro il legittimo diritto di dissentire – cosa sacrosanta in democrazia – e che segnalano al "potere" (o alla maestra) quelli che si sono comportati male (o i cattivi).
A questi comportamenti si vuole addirittura dare un'aura di serietà, una qualche parvenza di impegno politico. Aspetti che nella loro palese inefficacia mostrano solo il declino di una politica sempre più attenta alla "fede sportiva" che al "benessere del Paese". Lì dove non ci sia anche l'ambizione personale, l'autopromozione ai fini della carriera. Che è peggio.
Eppure, il sindaco Cenni, nel suo intervento di benvenuto, aveva auspicato un confronto più diretto con il Governo, al di là dell'appartenenza politica, per il bene della Città di Siena.
Un concetto che sarebbe auspicabile estendere anche al resto del Paese, visti i tempi che corrono e le scarse risorse (sociali, morali ed economiche) della collettività.
Qualcuno obietterà che a parole siamo tutti bravi! Non tutti, a quanto pare…