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di Augusto Mattioli
SIENA. Non si è ancora esaurita l'operazione Ali Babà, messa in atto dalla compagnia dei carabinieri di Montalcino che ha già portato all'arresto di 5 persone fra i 30 e i 46 anni mentre 2 sono agli arresti domiciliari. Infine, per altre due persone è stato deciso l’obbligo di dimora.
L'operazione ha permesso lo smantellamento di una rete di malviventi che si erano specializzati nei furti in abitazioni e che non disdegnavano neppure truffe nei confronti di anziani. La banda operava principalmente in provincia di Siena anche in quelle di Grosseto, Pistoia, Lucca e Roma.
Tutti i componenti del "clan" erano legati da vincoli di parentela che facevano riferimento a tre distinte famiglie di orgine nomade dell’etnia cinti, ma ormai stanziali abitando in alcuni casolari del Grossetano.
“Dove passavano facevano come le cavallette” ha detto il sostituto procuratore della Repubblica di Siena, Nicola Marini, che ha coordinato le indagini, spiegandone le metodologie. “Abbiamo ricostruito il loro modo di operare, come si muovevano. Un impegno notevole per noi”.
Il gruppo utilizzava per gli spostamenti macchine noleggiate e per evitare di essere intercettato si era dotato di ricetrasmittenti. Il denaro rubato veniva versato in un conto corrente che, sistematicamente, veniva aperto nella località in cui si concentravano le attività criminose. Oro e oggetti preziosi venivano venduti a ricettatori che, ha spiegato il magistrato “abbiamo cercato di individuare. Ad esempio siamo risaliti ad un gioielliere di Pistoia”.