POGGIBONSI. “Il nostro cielo, la nostra terra”. Questo il titolo del documentario dedicato al Kurdistan iracheno che sarà proiettato domani (4 febbraio) alle 21 presso la Sala Set del Teatro Politeama di Poggibonsi, ultimo appuntamento valelsano per il “Giorno della memoria” 2010.
Ripercorrendo attraverso immagini e parole, interviste e testimonianze, gli anni più bui della vita politica del Kurdistan iracheno, il documentario intende rendere testimonianza di uno dei genocidi più recenti e meno conosciuti del 1900. L'obiettivo è quello di fornire una corretta informazione sulla questione curda e testimoniare le ingiustizie subite da questo popolo per raggiungere la propria indipendenza. La regia di “Il nostro cielo, la nostra terra (our sky, our land)” è di Pietro Gualandi, il soggetto è di Pietro Gualandi, Edoardo e Francesco Picciolo, e Antonio Spanò (produzione Wilcha Productions, 2010).
Dopo la proiezione ne parlerà con gli autori Iole Pinto, presidente dell'associazione Iniziative di Solidarietà, Onlus attiva nel Kurdistan iracheno che, tramite una stretta collaborazione con l'Azienda Ospedaliera Senese, ha portato in Italia decine di bambini curdi bisognosi di assistenza medica.
L'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Fondazione Elsa Culture Comuni e con l'associazione Iniziative di solidarietà nell'ambito dell cartellone di eventi per “Il giorno della memoria”, organizzato a livello di area tra i Comuni della Valdelsa e coordinato quest'anno dal Comune di Poggibonsi.
L'operazione 'Anfal' – La storia
Febbario 1988. Il regime di Saddam Hussein legittima come guerra santa contro gli infedeli il saccheggio e lo sterminio sistematico del popolo curdo. A partire da quell'anno deportazioni forzate, esecuzioni sommarie e fosse comuni assumono il carattere ufficiale dell'operazione “Anfal”, termine che nel Corano significa “bottino”, “preda di guerra” ("ti interrogheranno riguardo al bottino, rispondi loro il bottino appartiene a Dio e all'apostolo…", Corano Sura VIII). Nel corso di questa operazione oltre 5000 villaggi curdi sono rasi al suolo ed almeno 200.000 curdi sono uccisi dalle armi chimiche irachene. Milioni di mine antiuomo, per la maggior parte italiane, vengono poste nelle “zone di interdizione” dove la milizia irachena è autorizzata a uccidere chiunque vi venga trovato. I curdi sono percossi e torturati nei fortini iracheni, oppure trasportati verso i deserti meridionali e qui spinti in grandi fosse comuni dove vengono prima uccisi e poi seppelliti dai buldozer. L'operazione più devastante è quella compiuta nel marzo del 1988, utilizzando come pretesto la guerra Iraq-Iran gli aerei iracheni colpiscono a più riprese la cittadina di Halabja, città curda situata al confine con l'Iran, con un cocktail micidiale di armi chimiche – tra cui napalm e fosforo bianco – mai prima di allora impiegate contro civili. Alle 5000/7000 vittime che morirono all'istante devono essere aggiunte le migliaia di curdi che sopravvissuti all'attacco vengono bombardati tra le montagne durante la loro fuga alla volta dell'Iran.
Info: <www.comune.poggibonsi.si.it, 0577 986203