A presentare il libro, giovedì 23 gennaio, Duccio Balestracci e Giovanni Mazzini
SIENA. Giovedì 23 gennaio alle 17.30 nella Sala degli Intronati in Palazzo Patrizi, Duccio Balestracci e Giovanni Mazzini presentano il libro di Stefano Pasquini, La battaglia di Montaperti nella Divina Commedia, pubblicato lo scorso dicembre dall’Accademia Senese degli Intronati.
L’autore, Stefano Pasquini, svolge la professione di avvocato, ma si è anche laureato in Scienze Umanistiche all’Università di Urbino; è socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo e da anni studia aspetti particolari del poema dantesco: nel 2029 ha tenuto, prima all’Accademia Petrarca, poi a quella dei Rozzi la conferenza Da Montaperti e Campaldino: guelfi e ghibellini nella Divina Commedia; nel 2020 ha pubblicato il saggio Arezzo e gli aretini nella Divina Commedia, argomento che ha poi sintetizzato nell’omonima conferenza, tenuta nell’anno dantesco 2021 alla Fondazione Guido D’Arezzo, presso la quale ha anche trattato La battaglia di Campaldino e Buonconte di Montefeltro e Dante, Guittone e la poesia d’amore.
Questo libro di Stefano Pasquini ha per oggetto un tema che non è mai stato affrontato in modo organico: la battaglia di Montaperti nella Divina Commedia. Sono quattro i canti dove Dante cita esplicitamente la battaglia del 1260 e sei i personaggi del poema correlati direttamente allo scontro militare. Farinata degli Uberti nel canto X dell’Inferno e Bocca degli Abati nel canto XXXII della stessa cantica esprimono il valore e il disvalore dell’etica del mondo dei Comuni, impersonando la difesa del bene comune il primo e la viltà del tradimento il secondo; oltre a questi troviamo Provenzano Salvani, comandante delle truppe senesi, Tegghiaio Aldobrandi e Guido Guerra, nonché Manfredi, re di Sicilia. Ognuna di queste figure rappresenta un profilo etico e politico ben definito; pertanto si può affermare, ed è la tesi del saggio, che, attraverso l’analisi dei versi del poema che hanno ad oggetto la battaglia di Montaperti, è possibile ricostruire l’intera visione politica dantesca, quella che poi troverà la sua più lucida espressione nell’opera Monarchia.