SIENA. “E’ questo il destino di uno scrittore come me: parlare come un profeta ed essere ascoltato dalle pietre delle piazze del mondo senza lasciare neanche l’eco delle parole”.
A parlare, o meglio, a scrivere è Mohammed Lamsuni, autore di Porta Palazzo mon amour (Traccediverse editore), che verrà presentato alla rassegna di Lunedilibri-parole dal Mediterraneo il prossimo 9 novembre alle 18, nel Salone storico della Biblioteca comunale degli Intronati (ingresso libero).
Il libro è una raccolta di brevi racconti e poesie che danno voce a un popolo di lavavetri, vu’comprà, prostitute, minori sfruttati, ombre senza nomi che per vivere dignitosamente hanno bisogno di quel pezzo di carta che si chiama ‘permesso di soggiorno’.
Personaggi che, come lui, frequentano Porta Palazzo, il più grande mercato all’aperto di Torino e d’Europa; autentico crocevia di culture, babele di merci, lingue, profumi, dove viene venduto di tutto, “anche la dignità, la religione, la patria”.
L’autore si ribella con loro, per loro grida contro le contraddizioni del sistema,
l’ipocrisia religiosa, lo sfruttamento, le logiche dell’arroganza.
Condanna la stampa “espressione dell’ideologia dominante” che “non cerca verità, le vende”, le guerre “vigliacche” che colpiscono solo di notte “quando i bambini dormono”.
Ce n’è per tutti, anche per coloro che, come il suo amico Si Mohammed, hanno ascoltato solo la TV nazionale dormendo nell’ignoranza.
Lamsuni, originario di Casablanca, inizia a scrivere poesie e racconti all’età di 16 anni. Negli anni Settanta emigra in Francia dove collabora con numerose riviste letterarie, ma i suoi lavori, troppo critici e per niente allineati, lo costringono nuovamente all’esilio, questa volta in Italia, dove vive dal 1990.
Un “cittadino senza patria” – come si definisce – “un treno senza stazione e senza ritorno” che non sa tacere le proprie idee e, per questo, sceglie il modo più rumoroso e indelebile: la scrittura.
A parlare, o meglio, a scrivere è Mohammed Lamsuni, autore di Porta Palazzo mon amour (Traccediverse editore), che verrà presentato alla rassegna di Lunedilibri-parole dal Mediterraneo il prossimo 9 novembre alle 18, nel Salone storico della Biblioteca comunale degli Intronati (ingresso libero).
Il libro è una raccolta di brevi racconti e poesie che danno voce a un popolo di lavavetri, vu’comprà, prostitute, minori sfruttati, ombre senza nomi che per vivere dignitosamente hanno bisogno di quel pezzo di carta che si chiama ‘permesso di soggiorno’.
Personaggi che, come lui, frequentano Porta Palazzo, il più grande mercato all’aperto di Torino e d’Europa; autentico crocevia di culture, babele di merci, lingue, profumi, dove viene venduto di tutto, “anche la dignità, la religione, la patria”.
L’autore si ribella con loro, per loro grida contro le contraddizioni del sistema,
l’ipocrisia religiosa, lo sfruttamento, le logiche dell’arroganza.
Condanna la stampa “espressione dell’ideologia dominante” che “non cerca verità, le vende”, le guerre “vigliacche” che colpiscono solo di notte “quando i bambini dormono”.
Ce n’è per tutti, anche per coloro che, come il suo amico Si Mohammed, hanno ascoltato solo la TV nazionale dormendo nell’ignoranza.
Lamsuni, originario di Casablanca, inizia a scrivere poesie e racconti all’età di 16 anni. Negli anni Settanta emigra in Francia dove collabora con numerose riviste letterarie, ma i suoi lavori, troppo critici e per niente allineati, lo costringono nuovamente all’esilio, questa volta in Italia, dove vive dal 1990.
Un “cittadino senza patria” – come si definisce – “un treno senza stazione e senza ritorno” che non sa tacere le proprie idee e, per questo, sceglie il modo più rumoroso e indelebile: la scrittura.