SIENA. Don Giuseppe Acampa è stato assolto questo pomeriggio (14 gennaio) dall'accusa di truffa aggravata nella vicenda che vedeva il giovane economo della Curia coinvolto nella vendita del Commendone "a favore" del noto imprenditore veneto Renè Fernando Caovilla.
I fatti risalgono al 2003 quandoCaovilla acquistà per un milione e 250 mila euro il grande edificio che era stato lasciato in eredità per metà alla Curia e per metà alla Misericordia.
Il giorno dopo la firma del contratto di vendita il giovane prelato divenne proprietario di una Audi 3 del valore di 27mila euro, acquistata dall'imprenditore veneto. Secondo il Pm Nicola Marini, quell'auto era la prova di un intervento di "favore" che Don Acampa avrebbe riservato al facoltoso imprenditore per garantirgli un acquisto "sotto costo".
Don Giuseppe Acampa aveva negato ogni addebito e, difeso dagli avvocati Enrico De Martino e Giuseppe Mussari, aveva confidato anche nelle testimonianze a favore giunte dall'arcivescovo Antonio Buoncristiani e dal presidente della Misericordia Mario Marzucchi.
Oggi la decisione del Tribunale che ha assolto con formula piena il prelato mentre il pubblico ministero aveva chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove.
I fatti risalgono al 2003 quandoCaovilla acquistà per un milione e 250 mila euro il grande edificio che era stato lasciato in eredità per metà alla Curia e per metà alla Misericordia.
Il giorno dopo la firma del contratto di vendita il giovane prelato divenne proprietario di una Audi 3 del valore di 27mila euro, acquistata dall'imprenditore veneto. Secondo il Pm Nicola Marini, quell'auto era la prova di un intervento di "favore" che Don Acampa avrebbe riservato al facoltoso imprenditore per garantirgli un acquisto "sotto costo".
Don Giuseppe Acampa aveva negato ogni addebito e, difeso dagli avvocati Enrico De Martino e Giuseppe Mussari, aveva confidato anche nelle testimonianze a favore giunte dall'arcivescovo Antonio Buoncristiani e dal presidente della Misericordia Mario Marzucchi.
Oggi la decisione del Tribunale che ha assolto con formula piena il prelato mentre il pubblico ministero aveva chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove.